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(22 Febbraio 2011) Enzo Apicella
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    Egitto, rimane in carcere alaa abdel fattah

    Confermata la detenzione per il blogger Alaa Abdel Fattah. Insieme a Manal, sua moglie, già nella prima metà della decade scorsa, Alaa aveva creato il primo aggregatore di diari virtuali lungo il Nilo.

    (5 Novembre 2011)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

    Egitto, rimane in carcere alaa abdel fattah

    foto: nena-news.globalist.it

    AZZURRA MERINGOLO

    Il Cairo, 03 novembre 2011, Nena News - “#Free@alaa”, questo uno dei tag che incontrano più frequentemente in questi giorni quanti navigano nella sfera virtuale egiziana. “Liberatelo per dimostrare che non siete come il vecchio regime” chiede Mohammed ai militari. “Liberatelo perché con il suo arresto si arresta al rivoluzione” aggiunge Fatima, preoccupata della deriva autoritaria verso la quale sta scivolando il paese guidato dal Consiglio Supremo delle Forze Armate. “Era evidente da mesi che i militari stavano cambiando faccia, ma dopo Maspero (il luogo dove il 9 ottobre scorso vi é stata una strage che ha portato alla morte di 25 egiziani, soprattutto copti, ma non solo) è stato chiaro che i militari sono tornati a fare un uso smoderato della violenza.” Come quando era in carica il deposto rais, i militari danno la caccia ai blogger , considerandoli pericolosi personaggi sovversivi la cui attività mina la stabilità del paese e mette i bastoni tra le ruote a quanti cercano di realizzare a pieno le richieste avanzate durante i diciotto giorni di mobilitazione di piazza.

    La caccia ai blogger era iniziata già lo scorso 10 aprile quando i militari avevano condannato a tre anni di reclusione Maikel Nabil Sanad colpevole di aver postato su Facebook e sul suo blog bugie infondate sulle forze armate. In realtà Nabil, che da agosto ha iniziato lo sciopero della fame, aveva criticato i militari per aver usato la forza nei confronti dei manifestanti ed era stato uno dei primi a dire che l’esercito e il popolo egiziano non erano una mano sola. E mentre le condizioni di salute di Nabil si aggravano, e il suo processo viene rimandato al 13 Novembre, i militari hanno preso di mira altri due e-dissidenti: Bahaa Saber, blogger e attivista gay, già arrestato nel 2006, rilasciato ora su cauzione, e Alaa Abdel Fattah, meglio conosciuto nella sfera virtuale come il creatore di manala.net. Insieme a Manal, sua moglie, già nella prima metà della decade scorsa, Alaa aveva creato il primo aggregatore di diari virtuali lungo il Nilo. Molti blogger erano quindi passati da quel portale e grazie alla rete messa in piedi da Alaa avevano iniziato a conoscersi tra di loro e a dibattere di questioni socio politiche che non potevano essere affrontate all’aria aperta.

    Alaa non era solo un blogger, ma un attivista proveniente da una famiglia che ha a lungo combattuto contro il vecchio regime. Suo padre, Ahmed Seif al Islam, è uno dei più noti avvocati egiziani di diritti civili, un uomo che aveva a sua volta scontato cinque anni di galera per le sue posizioni comuniste e la sua attività sovversiva durante il regime del deposto raìs. La sorella, Mona, è una delle fondatrice della commissione contro i processi civili nei tribunali militari, e la madre, Leyla Soueif, professoressa alla Cairo University, è la sorella di Ahdaf Soueif, una delle più note scrittrici egiziane della diaspora.

    Alaa era stato convocato in aula la fine della settimana scorsa, mentre si trovava nella Silicon Valley dove era stato invitato a parlare a una conferenza sui diritti umani. Rientrato in patria, Alaa si è presentato in aula, ma si è rifiutato di essere interrogato da un tribunale militare, e non civile, che lo accusava di aver istigato la violenza di Maspero. L’esercito è accusato da molti di essere il vero responsabile delle violenze, ma i militari cercano di scaricare la colpa sugli irriducibili che, come Alaa, non sono pronti a smascherare la farsa dietro la quale si nascondono i militari che vogliono mostrarsi come gli unici in grado di garantire l’ordine e tendono a esacerbare la tensione settaria tra musulmani e copti, il 10% della popolazione egiziana di fede cristiana. La sera del 9 ottobre Alaa si trovava all’ospedale copto del Cairo alla ricerca di Mena Daniel, un attivista venticinquenne cristiano, ucciso nella strage di Maspero. Insieme ad altri attivisti che avevano visto la violenza con la quale i militari avevo attaccato i manifestanti, Alaa aveva girato il Cairo alla ricerca di ghiaccio che conservasse i cadaveri di quella strage. Alaa voleva infatti convincere i familiari delle vittime a non seppellire in fretta i loro cari, incitandoli a fare l’autopsia per comprendere le reali cause della morte. Per farlo aveva scritto anche un editoriale pubblicato sul quotidiano di opposizione Al-Shourouk dalle cui colonne aveva spiegato quale era l’importanza di fare quell’esame. Quelle parole che cercavano di convincere le famiglie delle vittime a fare chiarezza sulla morte dei loro cari avevano dato troppo fastidio ai militari che avevano deciso di convocare Alaa in tribunale per limitare la sua attività e condurlo in carcere. Proprio come era accaduto nel 2006, quando l’attività dissidente di Alaa aveva dato fastidio al regime, questo blogger si trova ora in una cella dove rivede scene di un passato che non sembra essere davvero terminato.

    “Non mi sarei mai aspettato di rivivere l’esperienza di cinque anni fa: dopo una rivoluzione che ha fatto cadere il tiranno, tornare un’altra volta in prigione?” Scrive Alaa dal carcere di Bab el-Khalq, in una lettera pubblicata sul quotidiano Al-Shourouk. Dal racconto di Alaa sembra che la primavera egiziana non sia passata all’interno delle carceri, dove la violenza continua ad essere sovrana anche dopo la caduta del presidente Mubarak. La lettera di Alaa, divenuto un’icona di questa fase di transizione, sta girando per il mondo, facendo aumentare le critiche nei confronti dell’esercito. I primi effetti si sono visti già oggi quando la giunta militare ha annunciato di concedere il perdono a centinai di detenuti giudicati da tribunali militari. Nena News

    Nena News

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