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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Che fine ha fatto la sinistra veneziana?

(28 Novembre 2011)

Mentre a Roma la vecchia “opposizione” si prepara a spianare la strada al nuovo governo dei banchieri guidato da Mario Monti, a Venezia, luogo preso come “laboratorio” nazionale al tempo delle elezioni comunali di un anno e mezzo fa, la giunta di centrosinistra continua imperterrita ad amministrare un territorio ed una città rispettando puntigliosamente quelli che sono certi vincoli e certe compatibilità che il sistema economico esprime per nome e per conto dei soliti gruppi di potere che continuano a fare affari in tempi di crisi.

Il centrosinistra, allargato a Venezia per l’occasione anche all’UDC, non ha mai messo realmente in discussione qualsiasi vincolo di obbedienza sia al governo centrale che a quello regionale. Intendiamoci: non avrebbe potuto farlo dal momento che non ne possiede alcuna vera volontà politica.

Si chiudono e si vendono ospedali riducendo i servizi dei diversi presidi sanitari e si concedono continue deroghe all’interno del regolamento comunale circa la sicurezza dei lavoratori in centro storico, si svendono palazzi all’insegna del loro “rilancio” in chiave di un ipotetico interesse pubblico, si taglia l’assistenza domiciliare introducendo pesanti ticket per le fasce sociali più deboli, si modificano le destinazioni d’uso delle aree regalando letteralmente pezzi interi di territorio agli speculatori immobiliari favorendo in questo modo una dismissione industriale funzionale alla creazione di un sempre più esteso polo logistico intermodale che non potrà mai rappresentare la valvola di sfogo sociale per migliaia di licenziamenti, si privatizzano letteralmente le isole della laguna, si tagliano i fondi per la cultura, si chiudono biblioteche, e si regalano concessioni edilizie che, nel caso del lido, sventreranno completamente quel territorio modificandone radicalmente il tessuto urbano, economico e sociale.

Tutto questo comprende solo una piccola parte di esempi da parte di una giunta che, negli ultimi anni, ha furbescamente amministrato la crisi economica accompagnando alacremente ogni tipo di chiusura produttiva e non portando a casa alcunché in termini di garanzie di continuità produttive e difesa dei posti di lavoro.

Tutto ricade in termini di responsabilità oggettiva solo sull’amministrazione locale? Assolutamente no ma allora dove si colloca la presunta alternativa rispetto al “mostro” Brunetta contro il quale, al tempo “magico” delle elezioni, si sono schierati il fior fiore degli intellettuali nostrani per poi tacere di fronte allo scempio che stiamo vivendo in queste ultime settimane (beninteso, con Brunetta non sarebbe cambiato sostanzialmente nulla).

La raffineria Eni, la Nuova Pansac, Vynils, Arkema, ACTV e servizio ristorazione ACTV, i lavoratori dell’ex-Elleuno, il Casinò sono solo gli ultimi episodi di un tragico film che si vede in laguna e sottolinea quanto non abbia fatto realmente la giunta veneziana per difendere un briciolo di lavoro un tempo considerato sicuro durante questo anno e mezzo di durata amministrativa. E la cosiddetta “sinistra radicale”? Che ruolo occupa realmente in questo teatrino fintamente spaesato di furbi agenti della politica locale? Verrebbe da sorridere e non ce ne vogliano i diretti interessati ma leggere alcune settimane della proposta ecumenica dei Comunisti Italiani di istituire, come massimo, una mensa per la popolazione più indigente a Marghera e vedere che chi ha la delega al lavoro in giunta (Rifondazione) è ormai derubricato al ruolo di vero e proprio “terminale dei disperati”, fa capire il senso del fallimento totale di una linea politica che dovrebbe assumere ben altri obiettivi.

Chi si professa a difesa dei lavoratori, delle fasce sociali più deboli, dei disoccupati, dei pensionati, degli studenti, non dovrebbe esitare un solo istante a ritirare l’appoggio diretto a questa giunta e costruire le basi materiali per una seria , dura e coerente opposizione a codesti padroncini della laguna. Su queste forze “radicali” ricadono gravose responsabilità per errori enormi.

Non è stato tentato di costruire alcunché in tutti questi anni. Nemmeno un comitato da parte di chi disponeva potenzialmente di tempo e di mezzi per poterne attuare. Né tantomeno un barlume di proposta per l’unificazione delle varie vertenze in atto allo scopo di dare un respiro più ampio a certe forme di contestazione e di lotta. Nulla. Il vuoto assoluto. Venezia sprofonda ma non solo fisicamente. Il colpo di grazia lo riceve da una “sinistra” inesistente e collusa che, per far quadrare bilanci ed equilibri politici spartitori, non ha nemmeno esitato nell’introdurre la tassa di soggiorno e la compartecipazione (ticket) per l’assistenza domiciliare ritenuta un tempo il fiore all’occhiello dell’amministrazione.

Dal versante sindacale c’è ben poco da aggiungere. CGIL, CISL e UIL locali, con dei rari distinguo soprattutto per la FIOM CGIL, hanno agito sempre da cinghia di trasmissione sociale per assecondare i suddetti programmi e le finalità che sottendono certe trasformazioni sul terreno economico-produttivo.

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la più assoluta condanna rispetto a quanto evidenziato e riportato sopra continuando a lavorare per un’opposizione ferma, decisa e risoluta rispetto alla vera lotta di classe che la giunta veneziana sta conducendo contro i lavoratori del proprio comune.

Una lotta condotta nei luoghi dove questa si deve esprimere, nelle piazze, nei movimenti, nelle diverse iniziative pubbliche, e non di sicuro dalle comode poltrone di assessorati o di qualche “buon” consiglio di amministrazione pubblico.

Questa coerenza non ci verrà mai meno.

Partito Comunista dei Lavoratori
Venezia

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