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Il capitalismo e' sfruttamento e fame nel mondo

Goldman Sachs ingrassa provocando carestie

(30 Novembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Il capitalismo e' sfruttamento e fame nel mondo

foto: ciptagarelli.jimdo.com

Siamo così ossessionati dal debito sovrano, dalla crisi dell’euro e dalla recessione del mattone che ci siamo dimenticati dei tanti che stanno molto peggio di noi: i mille milioni di persone che ogni giorno vanno a dormire affamati.

Le carestie che colpiscono il pianeta hanno molte cause, dalle siccità e dalle inondazioni causate dal cambio climatico all’industria dei biocombustibili, che sottrae terre e coltivazioni alla produzione di alimenti per riempire i deposito dei grandi fuoristrada del mondo ricco.

Ma pochi sanno che uno dei principali motivi di questa sofferenza mondiale – e del fatto che cinque milioni di bambini muoiano ogni anno per denutrizione nel Terzo Mondo – è l’ingegneria finanziaria con cui gli squali di Wall Street hanno trasformato i mercati dei futures delle materie prime in una roulette di borsa, con cui continuare ad arricchirsi, dopo la ferita della bolla delle (società) puntocom nel 2000-2001.

In realtà i primi a cui venne questa splendida idea furono i banchieri newyorkesi di Goldman Sachs, che già nel 1991 avevano creato un nuovo strumento speculativo, un indice di 18 prodotti basici – dal grano al cacao, al maiale, al riso, al caffè, al rame e al petrolio – perché i brokers potessero giocare anche in quello che fino ad allora era un mercato specializzato.

A questo Goldman Sachs Commodity Index si sono aggiunte poi molte altre società finanziarie, desiderose di approfittare della cosiddetta “scommessa della Cina”: la logica credenza che, nella misura in cui fossero cresciute le entrate di cinesi, indiani e altri integranti delle nuove classi medie delle potenze emergenti, questi avrebbero consumato alimenti in maggiore quantità e qualità. Una scommessa sicura.

E’ quello che la Conferenza sul Commercio e lo Sviluppo delle Nazioni Unite (Unctad) chiama “finanziarizzazione” dei mercati dei prodotti di prima necessità.

Un fenomeno cresciuto immensamente da quando le lobbies finanziarie nordamericane riuscirono a ottenere che il Congresso USA approvasse in via urgente – per compensare i mercati del collasso della bolla digitale – la legislazione che ha permesso ai grandi fondi pensionistici e agli hedge funds di cominciare a speculare con derivati basati su quegli indici delle materie prime. Era appena iniziato il secolo XXI e sia i repubblicani che i democratici abbracciavano il credo della de-regulation finanziaria.

Il risultato fu tanto spettacolare quanto ignorato da politici e cittadini: in soli cinque anni le posizioni dei fondi sul mercato delle materie prime passò da 13.000 a 317.000 milioni di dollari. Questa spaventosa moltiplicazione speculativa aveva l’obiettivo, naturalmente, di far sì che i prezzi dei prodotti di base crescessero a dismisura, per ottenere pingui profitti dai margini astronomici tra quello che si paga agli agricoltori (fissato prima e invariabile) e quello che si finisce per guadagnare sui consumatori.

E così è stato. Secondo i calcoli dell’Unctad,nel primo decennio del secolo i prezzi medi del grano,del mais e del riso si sono praticamente triplicati …. producendo decine di migliaia di milioni di profitti per gli speculatori della borsa, con i quali essi hanno compensato le loro perdite nelle temerarie operazioni sulle ipoteche subprime, gli attivi spazzatura e i CDS.

Intanto, nel 2008 scoppiavano le rivolte della fame in una trentina di paesi del Terzo Mondo, dove la maggioranza della popolazione è costretta a spendere in alimenti il 70% delle sue entrate e non può sopportare neppure il minimo aumento dei prezzi; deve semplicemente soffrire la fame.

Neppure l’attuale crisi economica globale ha fermato questo rincaro dei prodotti di prima necessità, visto che l’anno scorso i prezzi dei cereali sono aumentati di più del 60%.

Il mercato degli alimenti è diventato un casinò” ha dichiarato Joerg Mayer dell’Unctad a The Guardian. “E per una sola ragione: far sì che Wall Street guadagni ancor più denaro”.

(*) Carlos Enrique Bayo è redattore capo della sezione Mondo del giornale spagnolo Pùblico; è stato corrispondente da Mosca e da Washington e responsabile della sezione Internazionale di 5 altri giornali. Ha lavorato come inviato speciale in Afganistan, Cambogia, Medio Oriente e Armenia.

da: kaosenlared.com; 24.11.2011
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

Carlos Enrique Bayo (*);

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