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Obama e la Tunisia

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(16 Gennaio 2011) Enzo Apicella

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Egitto, shukrallah: guardiamo avanti con ottimismo

L'analista invita a tenere conto dell'importanza di elezioni libere in Egitto che hanno legittimato tante forze laiche, progressiste e islamiste schiacciate meno di un anno fa dalla dittatura di Hosni Mubarak.

(3 Dicembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Egitto, shukrallah: guardiamo avanti con ottimismo

foto: nena-news.globalist.it

Roma, 03 dicembre 2011, Nena News - Non ci sono ancora i risultati completi della prima delle tre fasi delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea del Popolo, la Camera bassa egiziana. Erano attesi per ieri sera ma la Commissione elettorale si è limitata a fornire l’affluenza alle urne, il 62%, straordinaria per l’Egitto, e l’elenco dei candidati della quota uninominale che sono passati al primo turno. Tuttavia i dati non ufficiali delle liste proporzionali danno vincente il partito dei Fratelli musulmani Giustizia e Libertà con il 40% dei voti. Il dato più clamoroso però è il risultato delle liste del movimento salafita che avrebbero conquistato il 20% dei voti, davanti al Blocco egiziano che raggruppa le principali forze laiche. L’Egitto si allinea perciò a Tunisia e Marocco dove i partiti islamisti nelle scorse settimane hanno vinto le elezioni legislative. Da parte loro i Fratelli musulmani hanno inviato subito segnali rassicuranti, dicendosi pronti a formare un governo aperto anche a forze laiche e a garantire diritti pieni alla minoranza cristiana. Intanto un nuovo esecutivo, nominato dai militari al potere, verrà annunciato oggi ma la sua composizione è ben lontana dal rinnovamento profondo che i giovani di piazza Tahrir hanno chiesto nei giorni scorsi con manifestazioni costate la vita ad oltre 40 dimostranti.

Nena News pubblica l'intervista fatta da Michele Giorgio ad Hani Shukrallah, analista e direttore dell'edizione online del quotidiano Al Ahram

D. Ci si aspettava una vittoria islamista ma non di queste proporzioni. Oltre ai Fratelli musulmani anche i salafiti hanno ottenuto un risultato eccezionale. Come lo spiega.

R. Senza dubbio il successo degli islamisti è andato oltre ogni previsione fatta prima del voto. Nessuno si aspettava questa valanga di voti a favore dei Fratelli musulmani e, soprattutto, dei salafiti. E’ un risultato che ha più di una spiegazione. I Fratelli musulmani sono la forza politica più organizzata e non da qualche mese ma da diversi anni. A mio avviso essere rimasti in semi-clandestinità durante i trent’anni di potere di Hosni Mubarak ha accresciuto il prestigio degli islamisti. A ciò si deve aggiungere che la campagna elettorale insistita sui principi religiosi e sull’aiuto ai più poveri ha dato una grossa mano ai Fratelli musulmani. Gli islamisti inoltre sono considerati una forza di stabilità e d’ordine dai tanti egiziani che guardano con preoccupazione al clima di conflitto interno permanente che si respira nel paese. Infine, ma non certo per importanza, le forze politiche islamiche hanno ricevuto fondi consistenti provenienti da Arabia saudita e Qatar, che poi hanno sapientemente investito nell’assistenza sociale, la loro macchina di costruzione del consenso.

D. Liberali, laici, giovani rivoluzionari e sinistra dal voto invece escono ridimensionati.

R. Fino ad un certo punto, perché comunque hanno raccolto consensi importanti e rimangono punti di riferimento per chi ha partecipato da protagonista alla rivoluzione contro Mubarak. Le forze politiche progressiste pagano soprattutto le loro profonde divisioni. Sono andate al voto con decine di partiti e sigle che hanno sconcertato gli elettori. Gli islamisti, al contrario, alle elezioni sono arrivati compatti e sulla base di accordi raggiunti con largo anticipo sull’apertura delle urne.

D. Si prevede che le prossime due tornate elettorali non daranno risultati diversi da quelli comunicati ieri. Cosa accadrà da gennaio in poi, i Fratelli musulmani insisteranno per formare un governo a guida islamista.

R. L’Egitto è una repubblica presidenziale e le Forze Armate che, detengono provvisoriamente i poteri del presidente, non rinunceranno alla facoltà di nominare il governo e il primo ministro. Tuttavia nei prossimi mesi non prevedo problemi veri tra militari e islamisti. In realtà queste due forze si sono date una mano a vicenda da quando è caduto Mubarak e non andranno allo scontro frontale. I Fratelli musulmani, che si sono tenuti a distanza da Piazza Tahrir e non hanno mai esercitato vere pressioni sui militari, non spingeranno più di tanto. Piuttosto sceglieranno di attendere il momento più opportuno per formare il loro governo.

D. L’Egitto è il terzo paese del Nordafrica dove le elezioni danno la vittoria agli islamisti. La Libia è avviata sulla quella strada e in Siria i Fratelli musulmani sono impegnati sostenere la maggioranza sunnita che si oppone al presidente Bashar Assad. La cosiddetta “primavera araba” si colora sempre più di verde islamico.

R. Dobbiamo tenere presente, prima di tutto, che elezioni libere e democratiche sono una novità assoluta per l’Egitto e altri paesi della regione e questo è un passo in avanti di eccezionale importanza se paragonato ai sistemi autoritari che dominavano questi tre paesi meno di un anno fa. C’è ancora tanta strada da fare e l’Islam politico dovrà mostrarsi maturo e compatibile con un sistema democratico. In ogni caso non è detto l’arrivo al potere degli islamisti sia definitivo e duraturo, forse è una fase che la regione deve attraversare prima di approdare ad un quadro politico più articolato e meno sfavorevole a formazioni laiche e progressiste. Nena News

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