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Sale ad almeno 25 miliardi la “violenta manovra recessiva” del governo di mario monti, dell'ue e delle banche

L’assemblea dei sindacati conflittuali all’Ambra Jovinelli di Roma: “Il conflitto sociale è l'unico ostacolo reale al progetto di Monti e del potere finanziario internazionale”

(4 Dicembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

.Mila Pernice 4/12/2011 - C’era da aspettarselo che l’importo della nuova manovra lacrime e sangue, su cui domani Monti informerà finalmente la cosiddetta “opinione pubblica” dopo il Consiglio dei Ministri, lievitasse ad almeno 25 miliardi di euro. E mentre ci si chiede come quell’opinione pubblica, ancora alquanto esaltata dalla “sobrietà” del nuovo governo, reagirà alla preannunciata batosta sulle pensioni e sugli interessi dei lavoratori, all’innalzamento dell’Iva e alle privatizzazioni in cantiere, i sindacati conflittuali hanno individuato chiaramente quali sono le cause e gli effetti delle politiche del nuovo governo.

In un passaggio del documento conclusivo dell’assemblea nazionale che si è tenuta sabato 3 dicembre al teatro Ambra Jovinelli di Roma, USB, Cib Unicobas, SlaiCobas, Snater e USI mostrano di aver ben capito cosa ci aspetta: “la manovra preannunciata, al di là dell'ormai ridicolo ritornello “rigore, equità e crescita”, si concretizza attraverso una violenta manovra recessiva che agisce profondamente nel tessuto sociale ed economico. I tagli annunciati determineranno la cancellazione dei servizi essenziali: trasporti, sanità, scuola, tanto per citarne alcuni. Nessuna patrimoniale vera, mentre si continuano a saccheggiare i redditi dei soliti noti e le rendite continuano ad essere tassate in maniera ridicola. Le pensioni sono l'elemento centrale della lotta ai cosiddetti privilegi, individuati come la causa della mancata crescita; in realtà si tratta del tentativo di mettere le mani sulle risorse del sistema previdenziale pubblico per recuperare profitti attraverso l'allungamento senza fine dell'età pensionabile e l'introduzione dei fondi privati come unica prospettiva per le nuove generazioni. La precarizzazione del mondo del lavoro si estende e diventa precarietà sociale diffusa; il reddito sociale minimo prospettato dalla Fornero, diventa la riedizione delle tessere di povertà”.

Questo il quadro cui il mondo del lavoro e del non-lavoro si troverà di fronte, mentre aleggia ancora una volta il termine “concertazione” che Monti ha evocato come necessario nell’approccio alle politiche sul mercato del lavoro. Eppure, spiegavano sabato i delegati del sindacalismo conflittuale, “il conflitto sociale è l'unico ostacolo reale all'intero progetto. Non basta la totale subordinazione dei sindacati concertativi a garantire la pace sociale e i processi di destrutturazione. In questo senso va inquadrato l'accordo del 28 giugno, che ha visto la Cgil rientrare nel gioco della “codeterminazione”, come dichiarato dalla Camusso, e definito “lubrificante” dell'art. 8 dalla Marcegaglia, ultimo omaggio del passato governo a Marchionne. Questo accordo non prevede solo la cancellazione del CCNNL ma l’ulteriore tentativo di spazzar via qualunque forma, anche minima, di partecipazione democratica dei lavoratori. Così come con l'inasprimento della legge 146, attraverso la regolamentazione restrittiva e ossessiva del diritto di sciopero, si tenta di cancellare di fatto la possibilità del conflitto”.

L’assemblea sindacale promossa sabato da USB, Cib Unicobas, SlaiCobas, Snater e USI, ha ritenuto dunque fondamentale costruire un percorso comune per affrontare questa fase, sia lavorando alla preparazione dello sciopero generale, sia mobilitandosi nei territori per aprire un ciclo di lotte nel Paese che ridefinisca il ruolo centrale del lavoro e dei lavoratori e si faccia punto di aggregazione dell'opposizione sociale, nella consapevolezza di dover costruire le più ampie alleanze con tutti quei soggetti sociali che nel nostro paese si battono per la difesa dei beni comuni, dell’ambiente, della scuola pubblica, contro tutte le privatizzazioni e per i diritti dei migranti.

Perché siamo ormai di fronte a una vera e propria “gestione autoritaria della cosa pubblica” nell’ambito di una “guerra finanziaria, che attraverso la gestione dei debiti sovrani devasta le economie reali, ridefinisce relazioni e rapporti tra i paesi europei, opprime i popoli privandoli dell'accesso alla ricchezza sociale prodotta”. Il nuovo governo, dunque, rappresenta “l'aggregazione dei poteri forti nazionali - banche, università manageriali, chiesa e confindustria - asserviti al potere finanziario internazionale rappresentato dallo stesso Monti. Il ruolo dei sindacati indipendenti diventa l'unica possibilità – conclude il documento finale dell’assemblea - di dare corpo e voce all'opposizione sociale attraverso una forte soggettività”. Una soggettività che sabato si è espressa chiaramente, e che dai territori ai posti di lavoro dovrà ora organizzare quell’unico possibile “ostacolo reale”, che è il conflitto sociale.

Radio Città Aperta - Roma

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