">
Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni (Visualizza la Mappa del sito )
(6 Dicembre 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it
foto: www.radiocittaperta.it
5/12/2011 - Era stato arrestato questa estate ed era in attesa di giudizio il detenuto di origini marocchine, 34 anni, che è stato trovato privo di vita all’interno della sua cella nel carcere bolognese della Dozza. La causa della morte, ancora in fase di accertamento, sarebbe riconducibile all’inalazione volontaria di gas dalla bomboletta fornita in dotazione per il fornello da campo. Un suicidio, dunque, l’ennesimo nelle carceri italiane (sono sessanta dall’inizio di quest’anno), il terzo in poche settimane nella sola Emilia Romagna.
“Un'ennesima tragedia che non solo allunga la lista delle morti in carcere, quanto ripropone una prepotente urgenza di soluzioni” ha commentato il segretario generale del sindacato Uil Penitenziari, Eugenio Sarno, che ha anche evidenziato la drammatica situazione del carcere della Dozza: circa 1100 detenuti presenti ad oggi, a fronte dei 480 che potrebbe ospitare come capienza massima.
Una situazione comune alla maggior parte delle carceri italiane, a cui le istituzioni non sembrano interessate a porre rimedio. Eppure gli strumenti per limitare quantomeno la sofferenza dei detenuti ci sarebbero: le misure alternative alla detenzione, il ricorso meno frequente alla custodia cautelare, una manutenzione effettiva delle strutture carcerarie. Per non parlare poi degli interventi, necessari, nei confronti del sistema penale che portino ad una revisione delle modalità di accesso al carcere, che sta diventando sempre più una discarica sociale in cui la dignità, la salute e la vita stessa dei detenuti non vengono, di fatto, considerate.
Alessio Ramaccioni
Radio Città Aperta - Roma
4898