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Libia: riconciliazione lontana, minoranze in pericolo

Nella Libia post-Gheddafi regna il caos tra le milizie dei ribelli. La situazione nel Paese rimane critica, si teme ora una nuova ondata di scontri e violenze.

(19 Dicembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Libia: riconciliazione lontana, minoranze in pericolo

foto: nena-news.globalist.it

MARTA FORTUNATO

Beit Sahour (Cisgiordania), 19 dicembre 2011, Nena News - “L'unica via per rendere di nuovo stabile il paese e per costruire uno stato basato sulla legge e sulla giustizia è quella della riconciliazione nazionale e del compromesso tra i vari partiti politici libici”. Così ha parlato Mustafa Abdel Jalil, capo del consiglio nazionale di transizione (NTC) durante la conferenza di riconciliazione nazionale svoltasi il 10 dicembre scorso a Tripoli - “Siamo in grado di perdonare i nostri fratelli che hanno combattuto contro i ribelli”.

Tuttavia, nella realtà, la Libia è ben lontana dall'unità e dal perdono. Dopo nove mesi di guerra civile, la maggiore sfida che questo paese si trova ad affrontare è proprio quella di integrare nella società coloro che hanno appoggiato il regime di Gheddafi. E negli ultimi mesi la situazione si è aggravata. In particolare è stata presa di mira la minoranza nera dei Tawargha, accusata di aver stuprato ed ucciso, per conto di Gheddafi, gli abitanti di Misurata.

“Questo è Abu Ghraib, non è la Libia. Non abbiamo fatto niente di male. Se continuano ad attaccarci e a picchiarci senza motivo, la situazione precipiterà” ha raccontato una giovane donna Tawergha all'ufficio di informazione delle Nazioni Unite (IRIN).

Fino a due mesi fa questa minoranza viveva nella città di Tawargha, 250 km ad est di Tripoli, 35.000 abitanti. Città che ora è deserta e distrutta: case vuote, porte spalancate, edifici bruciati. Nessuno può farci ritorno. Il prezzo è la vita.

Dagli inizi di novembre i Tawargha sono stati costretti a fuggire e da allora vivono nel costante timore di attacchi ed intimidazioni. I ribelli hanno assaltato città, perquisito case, sparato ed arrestato uomini. I Tawargha, così come altri lealisti di Gheddafi, sono oggetto di aggressioni, arresti ed attacchi mortali. “I responsabili devono essere giudicati con un processo giusto. Non trascinati via dai letti degli ospedali con l'idea che siano tutti assassini e mercenari” ha denunciato Amnesty International. Ed ogni giorno la violenza nel paese aumenta.

Nella periferia di Tripoli, sulla strada per l'aeroporto, circa 1500 Tawargha vivono in un magazzino abbandonato in condizioni precarie: molti dei loro familiari sono detenuti, altri morti o feriti.

Ma molti libici ritengono che la città di Tawargha abbia “ avuto quello che si è meritata” e che “le donne e gli uomini siano stati costretti a lasciare la città poiché i loro mariti e i loro padri avevano commesso dei crimini”. La maggior parte dei ribelli, e degli abitanti di Misurata, pensano che un'integrazione della minoranza dei Tawargha all'interno della società libica non sia possibile.

“La cosa migliore e più semplice è che se ne vadano” ha dichiarato ad IRIN Abdullah Maiteeg, un combattente di Misurata. Il piano è di relegare questa minoranza nel sud del paese, isolandola dal resto della popolazione. Ma i Tawargha non ci stanno e si teme un'altra ondata di violenza.

Libia: riconciliazione lontana, minoranze in pericolo

Mustafa Abdel Jalil, capo del consiglio nazionale di transizione libico - foto: nena-news.globalist.it

La riconciliazione nazionale appare lontana: né i ribelli né i lealisti ritengono che nel breve periodo sarà possibile una convivenza pacifica. La violenza che regna nel paese e il desiderio di vendetta non potranno che aumentare la divisione interna e la tensione tra le varie componenti della società nella Libia post-Gheddafi.

E lo stesso Consiglio Nazionale di transizione non sembra davvero interessato a risolvere queste gravi fratture interne. Nonostante le dichiarazione di Moustafa Abdel Jalil, le priorità del nuovo governo ad interim sono altre: ricostruire l'economia del paese, preparare le elezioni che avranno luogo tra meno di otto mesi, e fornire alternative valide agli uomini che hanno combattuto la guerra.

Tuttavia senza una vera riconciliazione, le comunità marginalizzate potranno far sprofondare il paese in un nuovo bagno di sangue. Nena News

Nena News

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