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Mentre l’Europa - senza memoria - affonda, in America Latina nasce la Celac

(20 Dicembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Celac

foto: ciptagarelli.jimdo.com

La macelleria sociale che stanno vivendo i popoli d’Europa viene da lontano: le misure che quello strumento del capitale che è l’Unione Europea sta imponendo non sono nulla di nuovo. Sacralità del “mercato”, cancellazione dei diritti conquistati dai lavoratori, distruzione dello “stato sociale”, privatizzazioni ecc. ecc. altro non sono che le misure applicate trent’anni fa dal Fondo Monetario Internazionale in America Latina e, più precisamente, in quel laboratorio sociale del neoliberismo che è stato il Cile , dove per primo i Chicago Boys di Milton Friedman lo hanno sperimentato.

Dal Cile il modello economico si diffuse in tutto il continente; i governi neoliberisti latinoamericani vendettero le banche nazionali, le compagnie di bandiera aeree, le linee di comunicazione, l’istruzione e cedettero, a prezzo irrisorio, le loro abbondanti materie prime – dal petrolio al gas, ai minerali, all’acqua, per fare qualche esempio – alle grandi multinazionali.

Per realizzare un saccheggio di tali proporzioni, il progetto neoliberista si dotò di uno strumento politico preciso: le dittature.

Ci sono voluti quasi trent’anni perché i popoli latinoamericani riuscissero a liberarsi di tutto questo, pagando però un enorme prezzo di sangue e vite umane.

Ma i dittatori, alla lunga, sono costosi anche per i loro padroni. E quindi, oggi, in Europa sperimentiamo un nuovo strumento, la dittatura dei tecnocrati, e l’inizio della fine di quel sistema politico che chiamiamo democrazia, che abbiamo tra l’altro imposto a suon di bombe ad altri paesi. La democrazia – anche se è borghese – nei momenti di crisi del meccanismo dell’accumulazione capitalista è un impiccio che può essere fatto scomparire senza la necessità di colpi di stato

Gli uomini della banca d’affari nordamericana Goldman Sachs guidano le istituzioni comunitarie (Mario Draghi), nuovi governi non eletti e guidati anch’essi da uomini di Goldman Sachs come Mario Monti in Italia e Lucas Papademos in Grecia si incaricano di mettere in pratica le ricette, fallimentari per i popoli, del F.M.I. Paesi come Francia, Spagna e Italia si apprestano a cambiare, senza alcuna votazione, la loro Costituzione - carta fondante degli stati – con l’introduzione del nuovo diktat dei “mercati”: il pareggio obbligatorio di bilancio.

Altra vittima illustre della “crisi” è la socialdemocrazia europea – e forse questo è l’unico fatto positivo: non a caso sono stati i governi “socialisti” di Papandreu e di Zapatero i primi a mettere in pratica i diktat del capitale monopolistico. Così oggi è più che mai chiaro che l’unica alternativa possibile è la distruzione della proprietà privata, dei rapporti capitalistici e che tutte le proposte di “regolazione” del capitale (come la tanto sbandierata Tobin Tax, ad esempio), non sono altro che una tragica farsa.

Dall’altro lato del pianeta, in America Latina, dalle ceneri del neoliberismo, nasce in questi giorni la CELAC , Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi. La compongono 33 paesi con 600 milioni di abitanti e rappresenta, tra l’altro, la più grande riserva di petrolio, di gas, di acqua e di biodiversità del mondo.

La CELAC non nasce dal nulla o da qualche “testa pensante”. Rappresenta il riflesso istituzionale delle lunghe lotte dei popoli del continente per l’emancipazione, l’integrazione e l’unità. Nasce dalla sconfitta, a Mar del Plata, del piano di ri-colonizzazione nordamericano rappresentato dall’ALCA.

Rappresenta l’unione di un insieme di forze che - a vari livelli - si oppongono economicamente e politicamente all’egemonia degli Stati Uniti e alla dittatura dei “mercati”, all’idea che non esista alternativa a questo sistema economico, sociale e politico, all’idea che la storia sia finita

Qui sotto riassumiamo alcuni nodi di questa nuova entità che non a caso nasce oggi, nel pieno della crisi che sta sprofondando l’Europa – e non solo - in un baratro.

Obiettivi della CELAC

Dal punto di vista economico

Riformulazione dei Parametri dello Sviluppo in funzione della sostenibilità e della rinnovabilità. Apertura e intensificazione delle relazioni e degli scambi commerciali con Asia, Africa e Pacifico. Revisione e cessazione collettiva del pagamento del debito estero. Rafforzamento ed estensione delle alleanze commerciali interne, con esclusione dei paesi in cui vigono Tratti di Libero Commercio (TLC) con potenze straniere e denuncia di questi accordi. Nullità dei Trattati sul Doppio Regime Tributario, che permettono alle multinazionali di non pagare le tasse. Sottomissione delle industrie manifatturiere a capitale straniero alle leggi e ai diritti del lavoro locali. Iniziative per il progressivo controllo sociale delle industrie di base e di quelle strategiche. Lancio del Sucre (moneta unificata da usarsi negli scambi dell’intera regione al posto del dollaro) e della Banca del Sud.

Dal punto di vista politico

Pieno recupero della sovranità territoriale, legislativa, giudiziaria e amministrativa eventualmente diminuite da trattati e accordi internazionali. Democrazia sociale ed economica partecipativa. Armonizzazione tra movimenti sociali, partiti e Stati. Proibizione di sussidi stranieri a organizzazioni politiche. Informatizzazione dello Stato per garantire che l’informazione sia disponibile ad amministratori e cittadini e che la maggior parte degli adempimenti possano compiersi a distanza. Riconoscimento del diritto dello Stato ad intervenire su questioni economiche e sociali, a proteggere le industrie e a controllare il capitale finanziario.

Dal punto di vista strategico

Dichiarazione dell’America Latina e dei Caraibi quale Zona di Pace. Pressione collettiva per la chiusura della basi militari degli Stati Uniti nella regione. Divieto di sorvolo da parte di aerei militari stranieri. Esclusione dai mari della regione delle flotte militari straniere. Rafforzamento della sicurezza informatica e creazione di reti regionali indipendenti basate su software libero. Denuncia del Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca e sua sostituzione con patti mutui di non aggressione, di soluzione pacifica dei conflitti e di risposta collettiva alle aggressioni di potenze straniere. Accesso alla carriera militare a tutte le classi sociali. Milizie popolari. Formulazione di dottrine e piani di guerra popolare di resistenza, guerra asimmetrica e conflitti a bassa intensità. Creazione di industrie proprie di implementazione difensiva. Smantellamento del narcotraffico chiudendo le vie di trasferimento agli USA e all’Europa, principali finanziatori e consumatori del pianeta.

Dal punto di vista culturale

Revisione e divulgazione condivisa della storia del continente. Libertà e impulso alla circolazione dei beni culturali. Riscatto, preservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Sviluppo di politiche per l’eliminazione definitiva dell’analfabetismo, gratuità dell’insegnamento a tutti i livelli, sistemi di educazione di massa a distanza e norme di validità dei titoli di studio condivise. Revisione di tutti gli accordi e trattati attraverso i quali Stati Uniti ed Europa esercitano un’influenza o un controllo su contenuti o metodi dei sistemi educativi e di ricerca. Orientamento della ricerca accademica e scientifica verso i problemi regionali. Protezione della musica, della cinematografia e della televisione prodotte nella regione. Reti di agenzie informative regionali. Norme rigorose di responsabilità sociale per i mezzi di comunicazione. Moltiplicazione delle reti di emissione libere, alternative e di pubblico servizio con portata continentale. Creazione di reti di Istituti di Studi Latinoamericani e dei Caraibi.

L’America Latina non è più il cortile di casa di nessuno.

Anteprima dell'articolo di nuova unità

Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Fonte

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