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Grazie Londra

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(27 Marzo 2011) Enzo Apicella
Londra. In 500.000 contro il governo Cameron. Assaltati negozi, banche e anche Fortnum & Mason, l'esclusivo negozio di tè a Piccadilly

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(21 Dicembre 2011)

Volantino distribuito il 19 a Genova, in occasione dello sciopero dei confederali.

Non è l'Italia che deve uscire dall'euro e dall'Europa,

sono i proletari che devono uscire dal capitalismo!




Il governo Monti-Napolitano, appoggiato sia dal centro-destra che dal centro-sinistra, ha varato una manovra-massacro per tutti i proletari, che vedono crescere miseria sociale, sfruttamento, precarietà. Una tenaglia micidiale si è chiusa. Da una parte, un padronato che marcia a passo di carica dietro le insegne, ad un tempo feroci e miserabili, di Marchionne, che impone un regime semischiavistico negli stabilimenti FIAT, per spremere fino in fondo le residue energie vitali degli operai e buttarli via quando non serviranno più a produrre profitto; dall'altra, un governo che incarna senza camuffamenti gli interessi generali della borghesia nostrana e governa la "crisi del debito sovrano" per azzerare quella parte delle risorse del bilancio statale che ancora vanno alla spesa sociale e ai lavoratori, per rendere sempre più la macchina statale un meccanismo perfetto di sostegno all'accumulazione capitalistica e di spoliazione della grande massa degli sfruttati.



Se ciò è vero, è una vana e pericolosa illusione mobilitarsi per rendere "equa" la manovra. Quale equità può essere possibile fra chi stenta a pagare l'affitto o il mutuo della casa in cui vive e chi specula sugli immobili e la rendita fondiaria, fra chi consuma la propria esistenza sulle catene di montaggio della "fabbrica Italia"e i capofila del padronato che a Pomigliano, circondati da uno stuolo di servi e pennivendoli compiacenti, hanno presentato "la nuova Panda" confortati dai loro redditi milionari e dalle loro stock-options? Eppure, questa è la piattaforma sulla quale CGIL CISL e UIL hanno proclamato questo sciopero, dopo che Bonanni e Angeletti sono stati il cavallo di Troia degli attacchi padronali e la stessa CGIL, con la firma dell’accordo del 28 giugno, che ha spianato la strada all’art. 8 della manovra e alla cancellazione dei contratti nazionali, ha per l’ennesima volta dimostrato che la sua prospettiva non è certo diversa: collaborazione con la Confindustria, accettazione dei sacrifici e del massacro sociale in cambio di qualche concessione di facciata e, soprattutto, del ripristino della concertazione, attraverso la quale è passato, in tutti questi anni, lo smantellamento di ogni difesa per i lavoratori, l’esclusione del sindacalismo di base, gli accordi vergognosi che riservano a CGIL CISL e UIL il 33% dei posti nelle RSU del settore privato e il mantenimento di una legge antisciopero che vanifica, nel pubblico impiego, ogni efficacia delle azioni di lotta.



Occorre allora costruire un fronte di classe contro i padroni e il governo che sia all’altezza dell’offensiva che Monti, la Confindustria e il resto del padronato muovono contro i lavoratori. Questa crisi non è il prodotto della mancanza di “regole” del settore finanziario, tantomeno è conseguenza del fatto che “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”. E’ il capitalismo che vive ormai al di sopra delle sue possibilità di valorizzazione e sfruttamento e che tenta di sopravvivere al declino con misure straordinarie che costituiscono una sfida per la vita o per la morte. Nelle mobilitazioni per difendersi dalla devastazione sociale che le classi dominanti stanno preparando, i proletari, a partire dai settori più coscienti e combattivi, devono quindi iniziare a porre la questione del superamento rivoluzionario del sistema capitalistico, consapevoli che questa è la posta in gioco. Non esistono soluzioni capaci di “salvare capra e cavoli”, cioè di mantenere condizioni di vita accettabili per la massa dei lavoratori e, insieme, permettere al grande capitale un rilancio della propria economia. La parola d’ordine del non pagamento del debito, allora, acquista senso solo se concepita come una dichiarazione di guerra contro la borghesia. Non è una soluzione “più praticabile” o “più realistica” per uscire dalla crisi attuale, illudendosi magari che un governo “di sinistra” possa imboccarla, combinandola più o meno velleitariamente con una moratoria del debito estero. Non siamo in presenza di una pretesa limitazione della “sovranità nazionale” italiana, ma del tentativo delle grandi concentrazioni finanziarie e industriali, di casa nostra non meno che di quelle d’oltralpe, di scaricare il default del sistema capitalistico sulle spalle degli sfruttati.





Per liberarsi dal debito occorre liberarsi dalla borghesia. Per sfilarsi dal collo il cappio degli usurai, che siedono a Roma non meno che a Francoforte, l’unico modo è eliminare gli usurai!

GCR - Gruppo Comunista Rivoluzionario

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