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(29 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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Agenzie fiscali: il silenzio di CGIL CISL e UIL

(2 Maggio 2004)

La situazione contrattuale dei lavoratori finanziari, sta oramai assumendo contorni grotteschi: dietro il parafulmine della mancanza di copertura finanziaria Governo e Agenzia incassano il doppio risultato di dilatare i tempi della corresponsione dei già miseri aumenti contrattuali e di non aprire il tavolo sul rinnovo del biennio economico, scaduto oramai da quattro mesi.
Tutto questo si traduce in una ulteriore perdita del potere di acquisto dei salari, già sensibilmente erosi dal carovita e dalla tardiva sottoscrizione della preintesa.

La sospensione dei rinnovi contrattuali, in realtà, risponde ad una precisa strategia: attraverso il congelamento dei rinnovi il ministro Tremonti attua quella politica di contenimento della spesa necessaria per far fronte alle promesse elettorali di riduzione delle tasse, naturalmente nei confronti dei redditi più alti.

A fronte di tale gravissima situazione, CGIL CISL e UIL tacciono imbarazzati.
Ci avevano raccontato che quello era il miglior contratto possibile, compatibilmente con la situazione economica: adesso è evidente che la compatibilità cui facevano riferimento riguarda i disegni di riforma fiscale del ministro Tremonti, che sottrarrà risorse al lavoro dipendente per indirizzarle verso i ceti più abbienti.

Per questo motivo il silenzio dei sindacati non è semplice attendismo: esprime, invece, la corresponsabilità di chi, dopo aver firmato una preintesa al ribasso, e, peraltro, dopo, ben 25 mesi, si trova oggi impotente e privo di credibilità nei confronti dei lavoratori, delusi dalla preintesa, e adesso dalla sua mancata sottoscrizione.

Con quale coraggio questi sindacati possono oggi parlare ai lavoratori? Quale favola può essere raccontata per salvare ancora la concertazione, mentre la controparte si arroga tranquillamente il diritto di non firmare il contratto? E quale credibilità, poi, possono avere CGIL CISL e UIL quando promettono fuoco e fiamme per il biennio economico, mentre non riescono neanche a garantire la sottoscrizione di un contratto?

Per fortuna, nonostante questo silenzio, i lavoratori e le RSU spontaneamente, hanno ripreso lo stato di agitazione nei singoli posti di lavoro e sul territorio.

Certo siamo ancora lontani da una mobilitazione imponente (come nei mesi di dicembre e gennaio), oggi più che mai necessaria, per richiamare i vertici dell’Agenzia all’adempimento dei suoi più elementari doveri istituzionali ovvero la firma del contratto.

Noi non abbiamo cambiato la nostra posizione: riteniamo che quella preintesa è ben distante dalle reali esigenze economiche e professionali dei lavoratori, come hanno sottolineato circa il 40% dei lavoratori nel referendum, ma, oggi, è fondamentale rilanciare la mobilitazione nei singoli posti di lavoro, per giungere immediatamente alla sottoscrizione del contratto.
Ma riteniamo che questo deve avvenire dal basso, e senza deleghe verso chi si è reso corresponsabile dello sfascio nel quale si trova il personale finanziario.

COBAS Pubblico Impiego
Finanze e Agenzie Fiscali
aderente alla Confederazione COBAS

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