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Il 4 giugno Bush verrà a Roma: accogliamolo adeguatamente!

(5 Maggio 2004)

Quando nell’autunno scorso si presentò a Londra fu accolto, pur in un giorno lavorativo, dalla più grande manifestazione del dopoguerra, che gli impedì perfino di affacciarsi in una qualsiasi strada della metropoli. Anche a Roma è prevedibile che sarà accolto come merita, soprattutto dopo la rivelazione delle torture nei lager apprestati in Iraq per imporre la difesa dei diritti umani.

Le forze politiche, sindacali, i collettivi e i compagni che diedero vita, nella manifestazione del 20 marzo, allo spezzone di corteo aperto dallo striscione “ritiro immediato delle truppe senza se e senza Onu, riunitesi il 2 maggio a Milano, hanno convenuto di dover dare il loro contributo per la riuscita della giornata del 4 giugno.

A tale scopo, hanno deciso di convocare una prima assemblea nazionale a Firenze per il 15 maggio alle ore 16 presso il Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, Via Villamagna 27/A, per far sì che il pur giusto risentimento contro il “primo terrorista del mondo” non si limiti ad un anti-americanismo talmente “estremista” da trascurare il ruolo imperialistico dell’Italia in particolare e dell’Europa in generale. Peraltro, proprio in questa delicata congiuntura, che ha messo in evidenza indiscutibile il carattere generalizzato della resistenza irachena contro l’occupazione neocoloniale, il pacifismo istituzionale europeista appare quanto mai subdolo. Il suo richiamo all’Onu si giustifica con la minuziosa raccolta di mille particolari tesi a dimostrare che gli iracheni, senza tutela alcuna, sarebbero solo capaci di orrori e di guerre civili.

Ai firmatari di questo appello non sfugge certamente che le attuali direzioni della resistenza non caccerebbero gli eserciti occupanti per andare verso soluzioni conseguentemente antimperialiste. Ma è proprio a partire da questa constatazione che si richiede, qui in Occidente, un maggiore e incondizionato impegno nella lotta contro l’occupazione neocoloniale, in qualunque modo essa si voglia camuffare.

In tal modo si potrà incoraggiare quelle tendenze, già presenti in Iraq, ad emergere, per contrastare, sul campo e non con l’astensione, soluzioni nazionalistiche e/o religiose, sempre oscillanti tra avventurismo senza sbocchi e conciliazioni compradore. Paralizzarsi o attardarsi, invece, nella contemplazione dei difetti della resistenza irachena, può solo portare –come l’esperienza dimostra- a fare eco alla criminalizzazione costruita dagli aggressori per giustificare le loro infamie o a convincere ancora di più le masse sfruttate irachene di non avere alleati in Occidente e che quindi tanto vale affidarsi alle loro attuali direzioni.

Ci auguriamo che all’assemblea di Firenze partecipino anche forze e singoli compagni che in precedenza hanno avuto dubbi sia su alcuni aspetti della nostra impostazione sia sulla possibilità di poter dare battaglia in un movimento, che, per quanto eticamente radicale nel rifiuto della guerra, purtroppo fa ancora fatica a dare una conseguenzialità classista alla sua lotta.

D’altra parte proprio la radicale e generalizzata offensiva da parte delle nostre classi dirigenti alle condizioni di vita e di lavoro, la crescente repressione di ogni dissenso sociale e politico, contribuisce a mettere in evidenza lo stretto nesso tra fronte esterno e fronte interno, così come le recenti lotte degli autoferrotranvieri, degli operai di Melfi e di altri settori proletari, indicano la necessità di coniugare difesa delle condizioni immediate e lotta contro la guerra infinita.

Il 4 giugno potrebbe essere un’occasione, da verificare fin d’ora con sollecitazioni e inchieste, per dare la massima incisività ad una grande mobilitazione per il ritiro immediato delle truppe. Come si è già accennato, il 4 giugno è una giornata lavorativa: l’avversione contro Bush, pur con i limiti che potrebbe assumere e che noi vogliamo superare, potrebbe convincere tantissimi lavoratori a scioperare travolgendo così ogni ipocrisia di un sindacato confederale che da una parte dice di volere il ritiro immediato delle truppe e dall’altra impedisce di dare efficace strumentazione alla sua richiesta. In tale prospettiva, sollecitiamo in particolare la presenza all’assemblea dei sindacati di base, che peraltro già alla manifestazione di Roma del 20 marzo hanno contribuito a caratterizzare in maniera radicale una parte significativa del corteo.


Per info e contattati redlink@virgilio.it oppure cpa@ecn.org Tel 055/6580479

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