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(21 Aprile 2009) Enzo Apicella

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La crisi del settore avicolo

un'occasione per discutere della nostra zooctenia.

(19 Giugno 2002)

Il settore avicolo italiano ed europeo vive da oltre sette mesi una grave crisi che può segnare la sua fine.
Una crisi che vede le produzioni avicole ( polli, tacchini,e conigli) non in grado di coprire neanche il 60% dei costi sostenuti per la produzione .
Ma come risulta dai dati, non è giustificata una caduta dei prezzi cosi grave e durevole se non in presenza di un fenomeno di ristrutturazione mondiale dell'intero settore.

Produzione di carni di pollame ( x 1.000 tonn.)

PAESE1.9921.9951.9992.0002.0012002(P)
Germania604664826914965995
Francia1.8652.0982.2332.2552.2752.260
Italia1.0571.1231.1771.0481.2481.210
Olanda575610704696701701
UEBL195249289299292296
Gran Bretagna1.0771.3971.5251.5131.5661.564
Irlanda102117128132135133
Danimarca155184204202216216
Grecia166170173175177174
Spagna8679181.1841.1201.0761.163
Portogallo236252287291306301
Austria9999106106107107
Svezia60809299104115
Filnadia364265647582
       
TOTALE UE7.0948.0038.9938.9149.2439.317
+/- anno precedente   -0,9%+3,7%+0,8%


Produzione di carni di tacchino ( x 1.000 tonn.)

PAESE1.9921.9951.9992.0002.0012002(P)
Germania159206266294330340
Francia558656692760750735
Italia269294343266369350
Olanda303243444444
UEBL468766
Gran Bretagna172293267255257273
Irlanda293032343328
Danimarca51011101111
Grecia342322
Spagna231521222221
Portogallo304147464846
Austria191718202020
Svezia323546
Filnadia1146913
       
TOTALE UE1.3051.6071.7571.7721.9051.895
+/- anno precedente   -0,9%+7,5%-0,5%


Come si nota mentre in U.E. le produzioni aumentano del 3,7, i consumi aumentano di circa il 6,8%. A fermarsi dalla semplice lettura dei dati ci sono le condizioni ideali per uno sviluppo del settore, ma la realtà non e cosi visto che dal mese di novembre i prezzi sono crollati.
Le cause di questo epocale disastro non vanno ricercate in una sfavorevole congiuntura di mercato , ma nell ristrutturazione mondiale dell'intero comparto.
Assistiamo infatti ad un aumento straordinario delle importazioni dal Brasile e da altri paesi del terzo mondo in una progressione esponenziale di tagli di carne pregiata (petti di pollo , coscie, fesa di tacchino) come risulta dalle tabelle allegate.

Importazioni di carni di pollame nell'U.E.

1.9952.0002.001
Carni fresche*186.000235.000269.000
di cui: petti pollo67.00095.00097.000
Carni salate0158.000327.000
Carni preparate:   
- non cotte di tacchino14.00037.00051.000
- cotte15.00061.00081.000


Compresi gli animali vivi, le preparazioni non cotte di pollo e quelle di anatra
I dati si riferiscono in miglia di tonnellate.

Carni che, oltretutto, vengono importate usando il raggiro della dizione "salate" per godere delle esenzioni di dazio.
Queste carni, prodotte da aziende europee delocalizzate nel sud del mondo, vengono acquistate a prezzi bassissimi e immesse nel marcato Europeo dalla Grande distribuzione organizzata o dalle ditte di catering come elaborati ( piatti pronti e surgelati , le impannate per i pranzi veloci ai bar , le mense scolastiche,ecc) vendute ai prezzi del mercato europeo garantendo enormi profitti a poche aziende europee che hanno di fatto costituito un monopolio settore.
In particolare in Italia l'AIA e AMDORI che insieme controllano oltre il 55% del mercato dei polli e il oltre il 70% del mercato del tacchino, risultano essere i maggiori protagonisti di questo Bussines. Un Bussines che trova la sua forza nella delocalizazione delle produzioni nel sud del mondo, dove in assenza di regole certe di allevamento, nessuno è in grado di controllare come vengono alimentati gli animali e ancor meno con quali antibiotici vengono impiegati per la lotta ai patogeni.
Un dato é certo, nel sud del mondo e permesso l'uso delle farine animali, della soia transgenica,degli ormoni di crescita , degli antibiotici auxinici e furanici, tutte cose pericolose per gli animali, per l'ambiente e per i consumatori. Certo è che se a questo si aggiunge nessun limite all'inquinamento ambientale , la mancanza di controlli sanitari, e l'utilizzo della manodopera sotto pagata e senza nessuna tutela sanitaria per i lavoratori, si capisce che il quadro produttivo risulta essere estremamente vantaggioso riuscendo a portare il costo delle produzioni a quasi la meta di quello europeo.
Il fenomeno delle delocalizazioni interessa tutto il pianeta, vede Cina e Ungheria come aree di produzione di conigli e maiali ,Brasile e Tanzania come aree di produzione delle carni di pollo.
Solo l'Europa e in particolare Inghilterra ,Germania, hanno importano una quantità di carni di pollo pari a un miliardo di polli.
Nello stato del Paranà in Brasile in quasi due anni la produzione avicola e cresciuta del 200% producendo miliardi di polli e risulta nel contempo essere una delle aree povere del modo in cui grandissime aziende agroindustriale europee hanno delocalizzato le grandi produzioni.
Si sta concretizzando in altre parole una lunga filiera produttiva mondiale cosi organizzata:

  • dalle ditte biotecnologiche (Monsanto, novartis,) producono i semi di soia transgenici di cui e proibita in Europa la coltivazione
  • dalle nuove grandi aziende agricole Brasiliane ed Argentine, costruite sottraendo migliaia di ettari alle foresta amazzonica, per praticare l'agricoltura cerealicola estensiva a tale proposito nei prossimi mesi il governo brasiliano varerà una legge che prevede la distruzione di quasi il 50% della foresta amazzonica.
  • Ai nuovi mega impianti di allevamento recentemente costruiti dalle aziende agroindustriali europee ed americane in Brasile , confluiscono le produzioni nelle aziende europee, le quali grazie ai forti marchi riconosciuti dai consumatori , le commercializzano in tutte le strutture della G.D.O e nei negozi tradizionali europei.

La chiusura perfetta di questo cerchio garantisce profitti per tutti i protagonisti in filiera, esemplificando un modello di globalizazione che ha come unico obbiettivo il profitto e considera il cibo una merce alla stregua di qualsiasi altro prodotto. In questo quadro il nostro settore avicolo italiano , oggi è la prossima vittima e la prima dell'intero settore zootecnico di questo processo di ristrutturazione mondiale rimane da aggiungere che questo accadde gia anche per il settore dei conigli e prossimamente per le carni dei maiali.
Il settore avicolo da solo da lavoro ad oltre 150.000 persone in Italia, e rappresenta il 21% delle carni che consumiamo.
Contro questo progetto di globalizazione si stanno gia battendo le associazioni dei contadini e allevatori, le associazioni ambientaliste e le associazioni dei consumatori di tutto il mondo e tutti coloro che hanno a cuore un diverso e responsabile sviluppo agricolo.
Una battaglia per un sviluppo zootecnico che punta a limitare da subito l'uso della chimica nell'agricoltura, e nell'allevamento, ad eliminare le biotecnologie nelle produzioni , mirando alla salvaguardia della salute del consumatore perseguendo l'obbiettivo della sovranità alimentare e il superamento della fame nel mondo.
L'obbiettivo planetario oggi e quello di operare per una agricoltura capace di processi generatori di lavoro qualificato per produrre cibo sano nel rispetto dell' ambiente e degli animalie a salvaguardia della biodervisità.
Dopo la crisi della mucca pazza , i polli alla diossina , l'influenza aviaria , il settore zootecnico ed in particolare quello avicolo Italiano è stato stimolato a imboccare un radicale cambiamento nelle tecniche produttive, eliminando dalla dieta alimentare le farine di carne, gli antibiotici auxinici, i cereali transegenici. Un percorso virtuoso, che pur se appena iniziato risulta essere la strada maestra per una zootecnia del nuovo millennio rispettosa degli animali,e dell'ambiente, e garante della salute dei consumatori.
Queste attenzioni , fatte proprie anche in sede comunitaria con la moratoria sugli ogm, con i nuovi disciplinari in etichettatura volontari, con la messa al bando degli antibiotici axunici e i coccidiostatici pur imponendo maggiori costi di produzione, mira a riqualificare l'intero settore.

Certo la strada e ancora lunga e resta molto ancora da fare nel campo della regolazione della leggi in materia di biosicurezza.
Si deve arrivare ad eliminare gli attuali carichi di animali per ettaro, pericolosi in tutto il paese ed in Europa, si devono riservare maggiori attenzioni al benessere animale, tutte cose che i produttori italiani possono e devono fare.
I produttori Italiani ed europei devono essere messi in condizione di potere lavorare, aiutati a imboccare la strada virtuosa e non spinti verso la deriva suicida di rincorrere ancora una volta un prezzo di produzione sempre più basso a scapito della qualità del prodotto e della salute del cittadino consumatore e dell' ambiente.
Le associazioni di categoria dormono, il governo italiano ed europeo fanno finta di non vedere,l'antitrust permette il realizzarsi di monopoli, ma qui occorrono da subito regole certe per dare prospettiva al settore avicolo e l'intera zootecnia.
A questo fine si è costituito proposto da Altragricoltura un comitato contro la crisi avicola e per il rilancio del settore con i seguenti obbiettivi:

  • La Valorizzazione delle produzioni italiane a ciclo corto attraverso la formazione di consorzi di produzione per dare opportunità alle produzione italiane di avere una precisa identificazione fronte consumatore.
  • La creazione di regole certe di produzione, anticipando in senso positivo le future norme europee in tema di benessere ambientale e animale e di massima sicurezza verso i consumatori, ed in particolar modo per l'alimentazione "Free O.G.M."
  • Un confronto con il mondo politico perché si impegni a dare aiuti al settore per la trasformazione virtuosa degli attuali metodi produttivi superando al logica delle iperproduzioni, imboccando decisamente al strada della qualità del rispetto dell'ambiente.
  • Una seria politica antitrust che garantisca regole certe di sviluppo del mercato
  • Un tavolo di confronto con tutte le forze politiche, economiche e sindacali del settore da tenersi a Roma entro la fine del mese.

A stimolare questo percorso chiamiamo tutte le aziende del settore, gli allevatori, gli agricoltori, le aziende di trasformazione ,le associazioni di categoria, i sindacati dei lavoratori e le associazioni italiane ed estere ad aderire alla nostra iniziativa .

Comitato contro la crisi avicola
Altragricoltura
Le adesioni vanno comunicate via fax al numero 049/8736516

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