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(24 Gennaio 2012)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it
foto: www.cattolicesimo-reale.it
Lo spettacolo di Castellucci in cartellone al Parenti di Milano (Sul concetto di volto nel figlio di Dio) ha suscitato grandi dibattiti soprattutto per le reiterate richieste di vietarlo, avanzate non solo da quattro lefevriani fuori di testa ma dal vescovo ciellino di Milano Angelo Scola e dal papa.
Quel che colpisce nella discussione è che quasi tutti, con la lodevole eccezione di un appello di tre critici teatrali contro la censura, entrano nel merito dell'opera. Lo condanna, e chiede di vietarne la rappresentazione, chi lo giudica «blasfemo»; lo difende e lo vuole in cartellone chi, come l'autore stesso, lo ritiene «profondamente cristiano».
E chi non ama il volto del figlio di dio, chi lo trova falso e datato, chi considera il suo messaggio un modo ipocrita di raccontare ai poveri la favola delle beatitudini per «sistemare la casa ai ricchi», come dice Agostino credendolo un complimento? Deve tacere, perché «ferirebbe» i credenti.
Insomma, in Italia, c’è piena libertà di espressione in materia di religione, purché si manifestino sentimenti cristiani. Un po’ come per l’ICI: la Chiesa potrebbe alla fine anche pagarla purché limiti e modi si contrattino con lei, trovando una soluzione «condivisa».
E’ invece escluso che l’ICI sia fatta pagare in base a quanto stabilito per legge e che a teatro (dove va chi vuole) si rappresenti qualsiasi spettacolo che non configuri un reato - indipendentemente da quel che pensano la CEI, il papa e compagnia cantando.
cattolicesimoreale.it
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