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Chiudono Megaupload e Megavideo: quella "giustizia" americana al servizio delle majors

(24 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Chiudono Megaupload e Megavideo: quella "giustizia" americana al servizio delle majors

foto: www.caunapoli.org

È notizia di qualche giorno fa l’ennesimo attacco contro la libertà di espressione e di condivisione delle conoscenze. E non è un caso che si verifichi il giorno dopo la protesta mondiale promossa da Wikipedia. Il noto portale di diffusione della conoscenza ha voluto segnalare ieri la pericolosità delle nuove leggi restrittive che stanno per essere approvate negli USA a “tutela” della proprietà cognitiva e del relativo diritto d’autore.

Sappiamo bene come in realtà queste leggi, che non sono certo una novità, siano dirette a centralizzare queste proprietà e diritti per aumentare i profitti derivanti dalla loro commercializzazione, come mostra il fatto che la loro approvazione viene regolarmente sponsorizzata dalle grandi multinazionali, da quelle della musica a quelle farmaceutiche ecc.

È la notizia del solito teatrino: di pari passo con l’avanzata di queste leggi restrittive vengono messe in atto azioni repressive volte a dissuadere ogni opposizione. E non è un caso che ad essere colpite siano due realtà addentro al mercato e non, ad esempio, una qualsiasi comunità peer-to-peer: c’è la crisi e bisogna far cassa, meglio se riuscendo anche ad accaparrarsi nuove fette di mercato liberato da concorrenti. Dunque, oggi è toccato a Megaupload e Megavideo, due grandi contenitori (in parte gratuiti) in cui potevano essere caricati e scaricati files da condividere, luoghi virtuali dove, anche per lavoro, gli utenti potevano scambiare files.

La “giustizia” americana ci è andata pesante, accusando i proprietari di «associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d'autore» e richiedendo una pena di «oltre 50 anni di prigione ciascuno». Questo dato fa saltare agli occhi un’ulteriore evidenza: la sproporzione tra quel che rischiano questi signori e quello che hanno realmente commesso – fornire una piattaforma guadagnando sul fatto di offrire un servizio di stoccaggio – può trovare una spiegazione solo nel danno economico, tutto virtuale, ipotizzato dagli accusatori e quantificato in 500 milioni di dollari di mancati profitti per le majors detentrici dei diritti.

da repubblica.it: L'Fbi chiude Megaupload e Megavideo. Offensiva degli hacker contro il governo

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