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Circo Monti

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(3 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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Sciopero generale e manifestazione nazionale a roma il 27 gennaio 2012

(24 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

Forte dell’appoggio trasversale dell’intero sistema politico, istituzionale e confederale, dai governi Prodi e D’Alema prima, poi di Berlusconi ed oggi di Monti, da anni il fronte padronale sta progressivamente realizzando la “strategia dell’EUR”, varata nel 1977 dalla CGIL, secondo cui «la democrazia, i diritti dei lavoratori e quelli sociali diventano variabile dipendente e flessibile delle esigenze d’impresa».

Agli accordi Fiat di Pomigliano e Mirafiori è seguito l’accordo del 28 giugno 2011 di CGIL-CISL-UIL con Confindustria che ha gravemente controriformato la democrazia e la rappresentanza sindacale, affossato i contratti nazionali e legittimato la contrattazione aziendale in pejus, derogato l’insieme dei diritti soggettivi e collettivi dei lavoratori e aggirato l’art. 18 dello Statuto con la liberalizzazione ‘contrattuale’ (per accordo sindacale) dei licenziamenti.

Ciò ha fatto da apripista all’ultima manovra economica del governo Berlusconi che ne ha recepito in legge i contenuti inserendovi inoltre le richieste di retroattività di Fiat/Confindustria nel tentativo di sanare giuridicamente gli accordi di Pomigliano e Mirafiori ed impedire i ricorsi legali dei lavoratori. L

e stesse cose che sta attuando Marchionne nelle aziende del gruppo Fiat e dell’indotto oggi Monti (uomo della Fiat oltre che delle banche e della speculazione finanziaria) si prepara ad estendere, con le liberalizzazioni, in ogni posto di lavoro sia pubblico che privato: dopo le new CO in Fiat già tocca alle ferrovie mentre nel ‘documento comune’ del 17 gennaio 2012 delle segreterie nazionali di CGIL-CISL-UIL inviato al governo per la ‘riforma del mercato del lavoro’ si legge che “a partire dalle numerose crisi aziendali e settoriali i nuovi investimenti per rilanciare lo sviluppo saranno definiti sulla base dell’accordo del 28 giugno 2011”.

Lo schema “anticrisi” di Monti è stato prima sperimentato nella Fiat di Marchionne. Sospensione consociata della democrazia: a Pomigliano Fiom - che oggi fa finta di strapparsi i capelli sulla democrazia - Fim-Uilm-Fismic e Ugl bloccano da 2 anni e mezzo le elezioni delle RSU ormai decadute dal giugno 2009, mentre dal Pd al PdL tutti bloccano il voto politico; ricatto: Marchionne dice “o accettate le mie condizioni o chiudo”, Monti gli fa eco: “o accettate le mie manovre o fallisce l’Italia”.

Marchionne porta allo sfascio gli stabilimenti e l’occupazione e delocalizza la produzione, Monti porta il disastro sociale di classe in Italia (stile Grecia) sottraendo salario, diritti e servizi ai lavoratori per trasferirli al capitale, alle banche ed alla speculazione finanziaria.

Altra ‘forte leva’ del piano Marchionne e del governo Monti è data dalla rappresentanza sindacale consegnata per legge al riconoscimento datoriale con la firma dei contratti-bidone.

Ciò si è realizzato con la beffa referendaria che nel 1995 portò alla disastrosa approvazione dell’abrogazione parziale dell’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori organizzata dai cosiddetti “ambienti Fiom di sinistra” (oggi a nozze con qualche sindacato di base) e dall’intera e collegata “sinistra” parlamentare e non che, con la raccolta di firme sul quesito-truffa per l’abrogazione parziale si contrapposero all’abrogazione secca di tutto l’art. 19 (quest’ultimo quesito promosso da Slai cobas ed altri sindacati di base).

Restano molteplici - e ancora persistono - le responsabilità di quanti, a “sinistra” e in questi anni, hanno portato alla sfascio il movimento operaio e quello dei lavoratori in generale.

Ciononostante è oggi matura la convinzione della contestuale necessità ed urgenza della costruzione di idonei strumenti di alterità di classe sia sindacali che politici: e’ questo il senso della potenzialità strategica (e non numerica) dello sciopero del 27 gennaio!

Non certo quello di chi ancora si illude di rafforzarsi come organizzazione perseguendo di soppiatto “collaterali spazi politici” ripercorrenti vecchie e fuorvianti logiche politiciste.

SLAI Cobas

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