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Iraq: il Ministro della Difesa Britannico, Geoff Hoon, chiede scusa!

(13 Maggio 2004)

“Il Governo di Sua Maestà Britannica mette in dubbio le foto sulle torture in Iraq”: così esordisce l’editoriale del 10 maggio 2004, messo in rete dal net Aljazeera alle ore 19.07.

Il quotidiano britannico Daily Mirror aveva pubblicato le foto dove venivano mostrati soldati inglesi che urinavano addosso ad un prigioniero e lo picchiavano. L’autenticità di queste foto viene contestata, anche se il giornale le aveva accompagnate con la dichiarazione di un militare che asseriva di essere stato testimone delle selvagge bastonature.

Il Ministro della Difesa Britannico, Geoff Hoon, ha affermato al Parlamento, nella seduta odierna, che “ ci sono forti indicazioni che il veicolo nel quale sono state realizzate le foto non era in Iraq durante il periodo in questione, e sono in corso svariate inchieste per fare chiarezza su tutto questo.”

Comunque Hoon ha dichiarato anche di “poter confermare oggi che le inchieste su due altri casi di maltrattamenti sono in dirittura di arrivo dei relativi processi”.

Ma da molti mesi il gruppo di Amnesty International e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) avevano presentato alle autorità Britanniche proteste pesanti in merito, già dal febbraio scorso 2004. Nella relazione della Croce Rossa, dove venivano documentate le sevizie nelle carceri gestite dagli Statunitensi, veniva anche descritta la morte di un prigioniero iracheno, Baha Musa, in custodia britannica, avvenuta lo scorso settembre del 2003 nella zona di Bassora.

Però Hoon oggi ha affermato che “nel momento in cui si riceveva il rapporto della Croce Rossa su questo caso, i Servizi Giudiziari dell’Esercito avevano già promosso l’inchiesta.”

Inoltre che le preoccupazioni della Croce Rossa per gli “incappucciamenti” di Iracheni erano state raccolte e che la pratica era cessata già dal settembre dello scorso anno. “Oggi possiamo affermare che il giudizio della Croce Rossa sul nostro operato è ampiamente soddisfacente, giudizio che si esprime sulle condizioni degli imprigionati come decisamente buone… (sic!)”.

Il Ministro Hoon così ha concluso: “Noi chiediamo scusa senza alcuna riserva a tutti gli Iracheni,…quando le prove circostanziate possono dimostrare che loro sono stati maltrattati.”

Io mi domando: “Occorrevano le pubblicazioni delle foto delle torture e dei torturati per fare scoppiare questo scandalo?”.

A ben leggere la stampa quotidiana nostrana, vedi il Manifesto del 12 febbraio 2004, si potevano cogliere articoli di questo tenore: “Muore sotto tortura prigioniero iracheno.” Esaminiamo insieme l’articolo, di Orsola Casagrande. “Aveva almeno cinquanta ferite, interne ed esterne. Il corpo del cittadino iracheno identificato solo come Mr. Al-Maliki,… (si trattava forse del prigioniero Baha Mussa? o si tratta di un altro morto sotto tortura?)…, era quasi irriconoscibile, pare dalle percosse. L’uomo è morto mentre si trovava sotto custodia inglese. Un prigioniero di guerra catturato dai soldati del Queen’s Lancashire Regiment, di stanza a Bassora come forza di peacekeeping.”

Alla pubblicazione della notizia della morte di Al-Maliki da parte del tabloid Sun, il ministero della Difesa confermava che era in corso un’inchiesta “delicatissima”.

Altri prigionieri avevano ricevuto percosse tali, che uno presentava danni renali irreversibili ed altri ferite ed emorragie interne. Il Sun spiegava che il pestaggio era stato così violento, che l’iracheno era stato portato d’urgenza in una base militare a Bassora, ma era morto per le ferite riportate.

Continua l’articolo: “ Ieri la portavoce del ministero ha sottolineato che se al termine dell’indagine i militari inglesi verranno ritenuti colpevoli di aver agito illegalmente verranno presi provvedimenti adeguati. Ma, fino a questo momento nessuno dei militari denunciati per le violenze contro i prigionieri di guerra è stato punito. Non sono nemmeno stati sospesi dal servizio.”

E ora viene la parte importante del rapporto della brava giornalista Orsola Casagrande: “Non è la prima volta che i militari britannici, (che per primi avevano denunciato i metodi da cowboys degli americani rivendicando per sé il ruolo di “occupanti amici”) vengono accusati di violenze nei confronti di prigionieri di guerra. Due soldati sono stati rispediti in patria dopo essere stati accusati di aver pestato prigionieri iracheni nei mesi scorsi. Ma soprattutto è stato il caso di altri due iracheni morti mentre si trovavano sotto custodia britannica ad aver suscitato polemiche. I due uomini erano stati catturati dal Black Watch Regiment, sempre di stanza a Bassora il 13 e 18 maggio scorsi. La polizia militare ha aperto un’inchiesta che è stata prontamente fatta sparire dalle cronache. ”

Ancora due morti per tortura!! Ma il Ministro Hoon ha bisogno ulteriormente di tante prove per scusarsi! Però alcuni quotidiani britannici avevano pubblicato le foto-ricordo scattate a quanto pare dagli stessi militari mentre seviziavano le loro vittime. Il rullino era stato fatto sviluppare in Inghilterra e il fotografo di fronte agli inquietanti negativi li aveva immediatamente consegnati alla polizia.

Il caso più clamoroso comunque è stato quello del colonnello Tim Collins, accusato di aver maltrattato e picchiato diversi prigionieri iracheni. Costui aveva reso importanti servizi alla Regina nel nord Irlanda, a capo del tristemente famoso Royal Irish Regiment, specialista nella repressione.

Allora sono mesi che si tortura in Iraq, tutti lo sapevano e nessuno fiatava. Se la Resistenza irachena veniva prontamente stroncata, tutto cadeva nell’oblio e i prigionieri iracheni continuavano ad essere oggetto dello sfogo sadico dei vincitori, di coloro che erano andati in Iraq per portare la democrazia, per restaurare il rispetto sull’uomo, per difendere i diritti dell’uomo.

I militari italiani non sapevano nulla, non si accorgevano di nulla, sono solo utili idioti al servizio di Bush, sotto il comando delle bandiere Britanniche? Malgrado le denunce, i comandi militari italiani erano tenuti all’oscuro? Non era pervenuta loro mai una raccomandazione da parte del comando inglese, che li dirige, di prevenire comportamenti inumani, non regolari, nei confronti degli iracheni catturati e nei confronti della popolazione? Ora si sente dire che gli italiani catturano, interrogano anche per tante ore, e poi trasferiscono i prigionieri nelle mani dei lor signori Inglesi: mi sembra di ricordare certi comportamenti dell’Inquisizione ecclesiale, prima ti interrogo e poi ti consegno nelle mani del braccio secolare che con la tortura ti mette a posto!

È del tutto comprensibile che Berlusconi e i suoi siano ancora pronti a giurare fedeltà a Bush, ancora della loro unica salvezza, e per sostenere Bush chiudano gli occhi sulle vittime, alimentando così l’odio, la violenza, il terrore. Ma non si capisce perché i capi del centro-sinistra disdegnino il ritiro immediato delle truppe, quasi come questo costituisse una diserzione. Stare in Iraq ad uccidere, come è stato da noi fatto, e ad essere complici e manutengoli dei torturatori costituisce l’unica diserzione dal proprio dovere verso gli iracheni e verso tutti coloro che hanno contrastato la teoria e la pratica della guerra “preventiva”. Quanta ipocrisia nel nostro ceto di governo! Ma a quali e a quanti interessi lucrosi stanno aggrappandosi i nostri uomini politici?

Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova

Fonte

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