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Sotterranei della giustizia

Sotterranei della giustizia

(14 Novembre 2009) Enzo Apicella
Tre medici e tre agenti penitenziari indagati per la morte di Stefano Cucchi

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Italia, legali Cucchi: “Nessuna perplessità su quanto accaduto”

(28 Gennaio 2012)

27 gennaio 2012

Per i difensori di Stefano Cucchi quanto accaduto al giovane dal giorno del suo fermo per droga, il 15 ottobre 2009, fino al suo decesso una settimana più tardi nell’ospedale Sandro Pertini di Roma, è molto chiaro. Tutto è iniziato con un trauma lombo-sacrale, precipitato poi nelle condizioni che, in assenza di un adeguato piano diagnostico-terapeutico, portarono a un edema polmonare e al decesso. Questo hanno sostenuto i professori Vittorio Fineschi, Giuseppe Guglielmi, Cristoforo Pomara, Luigi Vendemmiale e Gaetano Serviddio, al processo che per la vicenda di Cucchi.

Fineschi afferma che: “La causa della morte fu un edema polmonare in un soggetto con plurime fratture, alcune delle quali passate misconosciute dall’autopsia ed emerse dopo la riesumazione da noi richiesta”. Ed è proprio sulla frattura lombare e sulla sua collocazione temporale che si è incentrata gran parte della relazione dei consulenti, il vero e prorio punto cardine per dimostrare ciò che realmente è accaduto.

“In corrispondenza della frattura lombare, all’interno c’era sangue: questo significa che era una frattura recente”, ha sostenuto Pomara. Tesi, quest’ultima, non compatibile con quella dei consulenti dei pm, per i quali quella frattura non sarebbe recente rispetto al momento della morte di Cucchi. Pomara ha proseguito dicendo che: “Sul corpo, poi, c’erano escoriazioni agli arti superiori”, prova, secondo la letteratura medico-legale, di colluttazione e ripetitività traumatica, mentre quelle sulle mani “anche indice di difesa”.

Infine, conclude Fineschi, tutti i traumi “non sono compatibili con una caduta, ma hanno una genesi traumatica di tipo contundente, violenta. Non è possibile che un soggetto così giovane possa aver avuto quello che abbiamo visto dopo una caduta”.

Nel processo sono accusate a vario titolo e a seconda della posizioni, dodici persone (sei medici, tre infermieri e anche tre agenti penitenziari).

E - il mensile

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