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No Monti Day

No Monti Day

(27 Ottobre 2012) Enzo Apicella
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    Monti...di pietà

    (28 Gennaio 2012)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

    E’ sempre più facile vedere gente che vende gli ori o i gioielli di famiglia nei “compro oro” o in altri negozi specializzati. In certi casi si tratta del tentativo di mantenere il tenore di vita precedentemente acquisito, ma per i più è un mezzo per sbarcare il lunario. Fino a qualche tempo fa, economisti e politici respingevano le critiche delle ‘Cassandre’ (come sempre, inascoltate), dichiarando che, se lo stato era indebitato, le famiglie non lo erano, e questo era un segno della saldezza del sistema Italia. L’italiano medio era una formica risparmiatrice. Può darsi che fosse vero, ma ci hanno pensato le banche, consigliando ai piccoli risparmiatori e ai lavoratori che ricevevano la liquidazione le obbligazioni “sicure” di Cirio, Parmalat, Lehman, i bond argentini, a vuotare le tasche di molti. In seguito, la disoccupazione giovanile di massa, in assenza di autentici assegni per chi non ha lavoro, ha fatto sì che genitori e nonni dovessero provvedere ai giovani, col rapido esaurimento del peculio rimanente.

    Le nuove tasse e i conseguenti aumenti dei prezzi hanno dato agli ex risparmiatori il colpo finale. Al posto del vecchio clown e della sua corte dei miracoli, abbiamo Monti, il diligente funzionario che applica i precetti del capitale finanziario senza tante mediazioni, anche a costo di provocare terremoti sociali, che il padreterno sembra controfirmare con terremoti veri e propri, che scuotono l’Italia.

    Ovviamente non c’è nulla da attendersi da parlamentari nominati, calderolizzati dal ‘Porcellum”. A sostegno di Monti, si è formato un ‘Fronte impopolare’, anzi un partito unico della borghesia, PDL-PD-UDC, con annessi frantumi di finiani e rutelliani. E’ di questi giorni la mozione comune sulla politica Ue approvata al Senato. Porta le firme di Gasparri, Finocchiaro, D’Alia, Rutelli, Pistorio, Quagliarello, Viespoli, Zanda, cioè dei dirigenti dei gruppi parlamentari di Pdl – Pd -Terzo polo. L’adesione al Patto Fiscale Intergovernativo significa approvazione incondizionata della politica di sacrifici (per i lavoratori).

    La Lega finge di fare opposizione, ma più che altro cerca di ricattare Berlusconi, additando a Formigoni la fossa appena scavata e pronta per lui. Grillo manda segnali alla Lega, dichiarandosi contrario alla concessione della cittadinanza per i figli degli immigrati.

    Qualche tempo fa, si diceva che l’Italia non era la Grecia, ora i tedeschi dicono che la Germania non è l’Italia. Frase funesta quest’ultima: la pronunciarono socialdemocratici e centristi agli inizi degli anni trenta, come scongiuro contro l’ascesa al potere di Hitler, perché, secondo loro, un paese così avanzato non poteva seguire le orme di Mussolini. In realtà, anche nell’attuale contesto quella frase è infelice, perché la crisi non risparmia nessuno, e l’unico modo di renderne meno disastrosi gli sviluppi per i lavoratori è la lotta di classe.

    Le ricette in tempo di crisi sono squallidamente le stesse. Rileggendo la storia tedesca degli anni trenta, si vede, ad esempio, che il governo Brüning tagliò la previdenza sociale, licenziò in massa impiegati statali, abbassò i salari, schiacciò piccoli commercianti, artigiani e contadini con le tasse... Le tragiche conseguenze sono ben note. Si sta facendo esattamente la stessa politica in Grecia, e siamo sulla stessa via in Italia e Spagna, e in tanti altri paesi. La storia non si ripete nelle stesse forme. Non vedremo le camicie brune e le croci uncinate, ma, se il proletariato non si dà organizzazioni di lotta, continuerà a pagare sempre più caro. Senza un partito che lo guidi, il proletariato è come un gigante dagli occhi bendati, ed è inevitabilmente truffato, bastonato e sconfitto.

    Il capitale affronta la crisi ricorrendo, ad un tempo, all’inflazione e alla deflazione: inflazione, con l’aumento della carta moneta stampata – basti pensare agli USA – con conseguente aumento del costo della vita e riduzione dei salari reali. E’ lo strumento più rapido per espropriare la parte più povera della popolazione. Deflazione: riduzione del numero dei salariati e quindi del consumo, tagli alle spese per scuola, assistenza e previdenza sociale, licenziamento o riduzione del numero degli statali, e così via.

    Il capitale finanziario domina il mondo, e cerca di rafforzare sempre più la sua dittatura. Non c’è bisogno di immaginare associazioni supersegrete alla ‘Spectrum’. Ci stanno rapinando alla luce del sole. Le banche sono solo la parte emersa del’iceberg, visto che si usa sempre più spesso l’immagine del Titanic. Nessuno conosce e tanto meno controlla l’enorme quantità di capitale finanziario che si sposta continuamente da un paese all’altro, e anche i maghi della finanza non sono altro che apprendisti stregoni, impotenti a dominare l’immenso magna che si trovano di fronte. Quanto ai politicanti si adeguano alla esigenze del capitale, pur con qualche buffonesca protesta per raggirare l’elettorato. Chi non lo fa troppo in fretta, o viene fatto fallire, oppure finisce nel novero delle canaglie, e si trova le truppe Nato (braccio secolare del capitale) in casa. E’ il caso della Libia e probabilmente di Siria e Iran.

    L’Unione europea sembrava un baluardo : “L’euro ci salva dall’inflazione” ci dicevano. Oggi, la scelta è tra due disastri: conservare l’euro e veder ridurre sempre più le esportazioni e i posti di lavoro persino per la Germania, oppure ritornare alle monete locali con inflazione alle stelle, il che ridarebbe per un breve periodo fiato alle industrie, ma con ulteriore riduzione del valore reale dei salari e delle pensioni.

    Anche sul piano politico l’Europa è reazionaria. Si spacciava per un bastione antifascista, ma gli esempi dei paesi baltici - dove i neonazisti hanno carta bianca - e dell’Ungheria dimostrano che si trattava di chiacchiere. Più che a Monnet, De Gasperi, Schuman, Adenauer, ecc, la UE potrebbe richiamarsi a Chamberlain.

    Tornando all’Italia, Monti rappresenta la destra economica, che di solito si rivela inadeguata a contenere le proteste e apre la via alla destra politica. Anche se non scherza quanto a reazione violenta, e che non si tratta solo di minacce possono testimoniare i pescatori, che pensavano di poter manifestare pacificamente.

    Non esiste una sinistra. La piccola borghesia, un tempo composta soprattutto da piccoli commercianti, artigiani, contadini, è sempre più condizionata dal grande capitale, attraverso concessioni, franchising, subappalti, quindi è ancor meno indipendente di un tempo dal capitale. Solo un movimento operaio combattivo e determinato potrebbe indurla a ribellarsi. Se questo non viene fatto, poiché l’attuale regime politico non presenta alcuna soluzione, si sposterà all’estrema destra. E’ compito dei comunisti mettere in guardi i lavoratori contro questo pericolo, che solo la nascita di un vero partito di classe può scongiurare.

    27 gennaio 2012

    Michele Basso

    Fonte

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