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Monti liberalizza il nucleare

(31 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Monti liberalizza il nucleare

foto: www.radiocittaperta.it

Presi dalle questioni sul numero di licenze dei taxi, piuttosto che se i medicinali possano essere venduti ai supermercati, se gli avvocati o i notai possano continuare ad averi i privilegi della loro casta, si è tenuto volutamente in sordina, anzi pressoché nascosto, uno degli articolo più pericolosi del nuovo Decreto Legge sulle liberalizzazioni che il Governo Monti ha varato il 24 gennaio scorso. Sotto il più assoluto silenzio infatti in quel Decreto è stato inserito l'art. 25 dall'accattivante titolo "Accelerazione delle attività di disattivazione e smantellamento dei siti nucleari" che induce a pensare in modo favorevole alla soluzione rapida del problema delle scorie nucleari. Non è affatto così. Nell'articolo non solo non si indica la soluzione del problema, ma anzi lo si aggrava. Quello che sostanzialmente stabilisce è che le scorie nucleari possono essere stoccate ovunque, e questo forse si intende per liberalizzazione in questo caso, senza il parere preliminare delle Amministrazioni locali, come invece era fino ad ora.

Il comma 4 dell’articolo 25 dà, di fatto, un impulso perverso alla decommissioning rendendo facilissima l’autorizzazione di nuovi depositi nucleari, in deroga alle procedure ordinarie.

Il succitato comma, nella sua prima parte, recita:
4. Fatte salve le specifiche procedure previste per la realizzazione del Deposito Nazionale e del Parco Tecnologico richiamate al comma 3, l'autorizzazione alla realizzazione dei progetti di disattivazione rilasciata ai sensi dell'articolo 55 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230, nonché le autorizzazioni di cui all'articolo 6 della legge 31 dicembre 1962 n. 1860, e all'articolo 148, comma 1-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, rilasciate a partire dalla data di entrata in vigore del presente decreto, valgono anche quale dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza, costituiscono varianti agli strumenti urbanistici e sostituiscono ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atto di assenso e atto amministrativo, comunque denominati, previsti dalle norme vigenti costituendo titolo alla esecuzione delle opere.

In sostanza si stabilisce che una volta ottenuto il benestare del Ministero dello Sviluppo Economico, Sogin può operare senza ulteriori “ostacoli” burocratici. L’autorizzazione diventerebbe, infatti, variante, e sostituirebbe ogni provvedimento amministrativo.

Anche se, dopo la vittoria schiacciante dei referendum, per il momento non si potranno costruire centrali nucleari in Italia, il nucleare nel nostro paese rimane pienamente attuale. Infatti non è bastato chiudere le centrali dopo il referendum del 1987, e non farle riaprire con il referendum di giugno 2011 per risolvere il problema. La stagione nuclearista degli anni 60', 70' e 80' ci lascia in eredità centinaia di migliaia di metri cubi di materiale radioattivo (tra rifiuti radioattivi, sorgenti dismesse e combustibile irraggiato) che vaga, è il caso di dirlo, nel nostro territorio, frutto della produzione di energia nucleare in quegli anni e dello smantellamento delle 4 centrali nucleari (Trino, Caorso, Borgo Sabotino, Garigliano) attive fino agli anni 80'.

Solo di rifiuti radioattivi (senza considerare le sorgenti dismesse e il combustibile irraggiato) in Italia ci sono circa 30.000 metri cubi (dati ISPRA 2008). Al primo posto troviamo il Lazio con quasi 8.000, seguito da Piemonte ed Emilia Romagna con oltre 4.000 ciascuno, dalla Lombardia e Basilicata con oltre 3.000, e dalla Puglia con oltre 1.000. Se il dato si tramuta in Becquerel (Bq - Il becquerel è l'unità di misura del Sistema internazionale dell'attività di un radionuclide, ed è definita come l'attività di un radionuclide che ha un decadimento al secondo) al primo posto salta nettamente il Piemonte, con quasi 2.500.000 di GBq solo di rifiuti radioattivi.

Ora, con questo Decreto, si lascia alla SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari) campo libero per costruire depositi di scorie ovunque, rendere stabili quelli che fino ad oggi erano dichiarati provvisori, e ignorare il piano di costruzione del Deposito Nazionale che doveva essere ultimato nel 2008.

La SOGIN S.p.A. è una società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività nucleari industriali, mediche e di ricerca, con unico socio il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ne detiene interamente il capitale sociale, i suoi indirizzi strategici e operativi sono definiti interamente dal Governo Italiano. Oltre le quattro centrali nucleari italiane di Trino (VC), Caorso (PC), Latina e Garigliano (CE) sono stati affidati in gestione a Sogin gli impianti Enea di Saluggia (VC), Casaccia (RM) e Rotondella (MT) e l’impianto Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo (AL). L’attuale Presidente di Sogin è Giancarlo Aragona, nel suo curriculum spiccano importanti e altrettanto preoccupanti incarichi (ricordiamo che con i rifiuti radioattivi si possono costruire armi nucleari e all’uranio impoverito), come essere stato Ministro e Rappresentante Permanente Aggiunto alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso la NATO a Bruxelles dal 1987 al 1992, Consigliere Diplomatico del Ministro della Difesa dal 1992 al 1994, Segretario Generale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) dal 1996 al 1999, Ambasciatore italiano a Mosca dal 1999 al 2001, membro del Gruppo di Esperti sulla riforma della Nato nel 2009.

Alla luce di questo Decreto non ci stupirà se la Sogin costruirà depositi nucleari disseminati per tutta Italia e nei luoghi più illogici, come ad esempio già avvenuto in passato in Piemonte nella golena della Dora Baltea e a monte dell’acquedotto del Monferrato.

Il Governo Monti anche su questo non si differenzia molto da quello Berlusconi, che nel 2003 rafforzò i poteri di Sogin decretando lo stato di emergenza sui siti nucleari, a causa, si disse, del pericolo di attentati terroristici, e che decise, con procedure semplificate davvero discutibili, la localizzazione della discarica per rifiuti radioattivi a Scanzano Jonico in Basilicata, bloccata soltanto grazie alla sollevazione popolare.

Forse abbiamo cantato vittoria troppo presto, e il Governo Monti che, forse suo malgrado, non può costruire nuove centrali nucleari, affronta il problema delle scorie con estrema disinvoltura, in barba al parere popolare espresso con l'esito referendario del giugno scorso che, bloccando la costruzione di nuove centrali nucleari, ha dichiarato oltre all'inutilità di quella opzione energetica anche il rifiuto a vivere con le conseguenze, in termini ambientali e di salute pubblica, della presenza delle centrali e delle scorie radioattive da queste prodotte.

Degna di nota è una lettera di qualche giorno fa di Legambiente, WWF e Greenpeace indirizzata a Monti in cui si augurano la cancellazione dell’articolo in questione, ma se l’iniziativa dovesse restare solo questa ci sembrerebbe ben poca cosa.

Quel movimento che si è espresso nella campagna referendaria, alla luce di questo Decreto, dovrebbe ora ridare voce alle proprie ragioni. Ma forse l'appoggio diretto o indiretto a questo Governo, che molti di quei settori oggi esprime, glielo rende impossibile. Non ci riferiamo certo ai sindacati confederali e al maggior partito del centro sinistra, che tentarono di cavalcare l’onda della vittoria referendaria a giochi pressoché fatti e dai quali non ci aspettiamo certo prese di posizione su questo, ma alle associazioni, ai comitati, ai partiti e alle organizzazioni politiche che hanno dato vita ad una importante stagione di opposizione su questo tema prima del referendum, vincendo quella battaglia, e che oggi stentano a trovare una loro identità, e che dovrebbero ritrovare la loro forza indipendentemente da chi è al Governo o da chi vuole andarci. Noi ci saremo.

Domenico Vasapollo
Commissione Ambiente della Rete dei Comunisti

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