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Roma: dal nido aziendale dell’ospedale sandro pertini una storia di ordinaria (e di certo non monotona) precarieta’

(8 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Roma: dal nido aziendale dell’ospedale sandro pertini una storia di ordinaria (e di certo non monotona) precarieta’

foto: www.radiocittaperta.it

Mila Pernice

Lavoro in nero, contratti precari, nessuna garanzia per le lavoratrici, mobbing, condotta antisindacale. Un caso tutt’altro che isolato nel mondo dei servizi esternalizzati. Negli studi di Radio Città Aperta una ex lavoratrice ha raccontato la sua esperienza e la lotta che sta conducendo assieme alle sue colleghe e al sindacato USB.


Di seguito la testimonianza di MARIANNA NICOLO’


Nel 2009 è stato vinto il bando che assegnava la gestione del nido aziendale Sandro Pertini alla società “Sapiens”, con sede a Bruxelles. Il nido è convenzionato con il comune di Roma. La società ha aperto il servizio di nido con un bacino d’utenza di 30 bambini in totale: 20 provenienti dalle famiglie dei dipendenti dell’asl roma B e 10 dal Comune.

Il personale è stato assunto con diverse tipologie di contratto: un contratto a tempo determinato, uno a tempo indeterminato (quello del coordinatore) e le 6 educatrici e 4 ausiliarie erano state assunte con contratti a progetto (pur venendo a lavorare tutti i giorni), di formazione, apprendistato, mentre una ha lavorato in nero per più di un anno. Inoltre le lavoratrici non hanno mai effettuato gli esami medici di routine, esami che è necessario fare prima di prestare servizio con i bambini a tutela loro e del personale.

Io ho iniziato a lavorare al nido in nero per un periodo di 40 giorni circa, per poi ottenere un contratto a progetto. L’organizzazione del lavoro era così impostata: le educatrici lavoravano circa 6 ore al giorno, a volte otto, o anche più. Molte delle mie colleghe non hanno mai firmato il contratto e chi lo ha firmato non ha mai avuto il diritto di riceverne copia, perchè rintracciare il commercialista per tale richiesta era impossibile. Per chi ha lavorato a progetto, i giorni di malattia venivano scalati dallo stipendio come giorni non lavorati con sottrazione di denaro dallo stipendio conteggiata con parametri del tutto discutibili, senza rispetto delle regole del contratto in materia. L’importo delle buste paga molto spesso non corrispondeva a quanto il personale avrebbe dovuto percepire in termini di ore lavorate. Il sabato aprivamo il servizio alle 7 del mattino. Se entro le ore 9 non si presentavano bimbi si andava a casa con un guadagno di 11, 00 euro, 5,50 euro all’ora. Alcune colleghe si alzavano alle 4,30 del mattino per guadagnare detta cifra.

Inoltre gli straordinari venivano fatti praticamente tutti i giorni, per diversi mesi, come ore ordinarie, e venivano pagati in contanti e con una ricevuta in carta semplice scritta a penna sul momento.
Il lavoro pedagogico è stato difficile, per mancanza di materiali didattici, di giochi, a causa degli spazi inadeguati, dell’organizzazione del lavoro e della scarsa pulizia. Spesso le educatrici portavano dalle proprie case il materiale per lavorare. Le tensioni delle lavoratrici non hanno avuto nessun riscontro nonostante il malessere. Era difficilissimo parlare con la presidente della società, la sig.ra Evelenina Amadei, moglie del costruttore Mezzaroma.

Così a marzo abbiamo deciso di rivolgerci al sindacato Usb.

Dopo la prima convocazione dei responsabili della società, abbiamo subìto comportamenti di mobbing. La coordinatrice e la presidente della società ci convocavano singolarmente in ufficio per ricevere spiegazioni, lasciando la classe con una sola collega in presenza dei 9 bambini. In corso di trattativa sindacale, ad alcune di noi hanno proposto di firmare un contratto a tempo determinato negando, intanto, di avere avuto lavoratrici in nero.

Hanno gradualmente diminuito il nostro monte ore di lavoro assumendo nuovo personale e mettendolo in coppia con una delle educatrici iscritte al sindacato, separandoci, e noncuranti del legame che avevamo istaurato con i bambini. L’asl Roma B, nella persona del sig. Valensise, durante lo sciopero del 30 maggio, ha detto che dopo un’ispezione non erano riscontrabili irregolarità. Due lavoratrici hanno informato Valensise di cosa stesse accadendo all’interno del nido, ma senza alcuna risposta. E’ stata convocata la dott.ssa Longo, (ex responsabile amm.vo ASL Roma B sino ad ottobre 2011), la quale ha aperto un’indagine precisa su tutta la vicenda e ha accertato che si sono verificate delle gravi irregolarità.

Tutte le “nuove” colleghe sono state regolarizzate con un contratto. L’unica collega che non si è iscritta al sindacato ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato. Durante i mesi di trattativa abbiamo ricevuto la solidarietà e l’appoggio dei genitori.

A ottobre 2011 viene tolto l’appalto alla Sapiens. Subentra la società Experia, che era presente in gara, potenziale aggiudicataria nel 2009.

Attualmente le colleghe che ci hanno sostituito lavorano al nido con contratti regolari assieme a personale che la società Experia ha trasferito nel servizio.

Di noi 10 (6 educatrici e 4 ausiliarie)
3 hanno trovato altra occupazione
2 sono state recentemente assortbite dall’Experia e dall’ASL Roma B
5 sono senza occupazione.

Da gennaio 2011 all’interno del sindacato Usb è aperto uno sportello a tutela delle educatrici dei nidi privati e dei nidi privati convenzionati. Ci sono tantissime colleghe che hanno vissuto e che vivono situazioni analoghe alla nostra, dove purtroppo i servizi di nido sono dati in gestione a società che non si assumono la responsabilità di regolarizzare le educatrici con un contratto.

Lo sportello offre informazioni su ferie, permessi, maternità e vuol essere un luogo dove si creino delle possibilità di tutela per la nostra professione, dove possiamo unire le forze. Desideriamo che sia un punto di incontro e di pensiero per le educatrici e auspichiamo che lo diventi per i genitori, che sono i primi usufruitori di un servizio di nido. Nido come spazio nel quale genitori ed educatrici cooperino per lo sviluppo dell'identità dei bambini. I genitori devono potersi fidare di affidare il proprio figlio ad un'educatrice che ha il contratto, uno degli indicatori di qualità di un servizio e di serenità della lavoratrice.

Di recente abbiamo scritto una mozione all’assessore capitolino De Palo e una lettera per chiedere un incontro con una nostra delegazione e discutere sul perchè i nidi non ricevono i pagamenti dal Comune.

Radio Città Aperta - Roma

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