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(16 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Siria - guerra mediatica (seconda parte)

(13 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

SIRIA. GUERRA MEDIATICA (seconda puntata)

foto: www.radiocittaperta.it

Marinella Correggia

13/2/2012 -
Notizie sulla fonte principale delle notizie (anche recenti) sui morti in Siria: L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Due "Osservatori" in contrasto tra loro . Una decostruzione dei dati della prima settimana di febbraio.

Le ultime denunce diffuse da tutti i media sono provenienti come sempre da fonti dell’opposizione siriana (la Reuters almeno dice di non poter verificare): l’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra (Sohr), i Comitati di coordinamento locale, il Cns (Consiglio nazionale siriano) e i Fratelli musulmani parlano di un “massacro di civili” a Homs venerdì sera, con oltre duecento morti e centinaia di feriti, vittime dei colpi di artiglieria e mortaio dell’esercito nei quartieri presi dagli insorti, soprattutto Khalidya; si riportano le voci di alcuni “residenti”. L’agenzia nazionale Sana nega i bombardamenti e afferma che i video di corpi morti sono di gente uccisa dalle squadre armate, le stesse che compiono rapimenti di civili e attentati contro infrastrutture civili.

Il fatto certo sono gli scontri fra armati dell’opposizione e l’esercito. Un contesto di guerriglia urbana dove certamente la popolazione è esposta. In conferenza stampa il capo degli osservatori della Lega Araba, il generale sudanese al-Dhabi, ha affermato che soprattutto a Homs “la violenza delle forze dell’ordine è una risposta agli attacchi dell’opposizione”.

Ma quel che è interessante è la lotta intestina nel principale informatore dei media occidentali e arabi in materia di morti in Siria: il già citato Sohr di Londra.

Un’inchiesta pubblicata sulla versione inglese di Al Akhbar rivela l’inattendibilità di quella che è la fonte principale dei media rispetto alla “conta dei morti e degli assassini” in Siria. Il famoso Osservatorio siriano per i diritti umani Sohr ha infatti due teste ora platealmente in lotta fra loro e due siti con “notizie” divergenti. I due siti sono www.syriahr.org e www.syriahr.net (o anche syriahr.com). Il primo si definisce “sito ufficiale dell’Osservatorio”. Il secondo…anche, precisando di essere “l’unico sito ufficiale”.

Su www.syriahr.org è in bella evidenza dal 17 gennaio una lettera collettiva firmata da siriani dell’opposizione che “sconfessa” Rami Abdul Rahman (alias Osama Ali Suleiman), “direttore” dell’Osservatorio stesso, con accuse anche piuttosto classiste (è “poco istruito”). Scusandosi con i lettori per la possibile “confusione”, i firmatari capitanati da un medico residente a Londra, Azzawi, affermano di aver chiesto tempo fa allo stesso “direttore” di lasciare perché egli scriveva anche di vittime fra le forze di sicurezza nazionali e altre notizie “non verificabili” oltre a non dare i nomi dei morti. Hanno poi aperto un loro sito, il syriahr.org.

Dietro la rottura c’è il fatto che Suleiman è vicino all’opposizione del Ncb (National Coordination Body for Democratic Change in Syria) di al-Manna che vuole una soluzione interna e negoziale alla crisi e condanna la lotta armata, mentre gli altri sono del Cns di Gharioun, filo-Occidente, finanziati dai paesi del Golfo e collaboratori del cosiddetto Esercito libero siriano che conta parecchi arruolati da altri paesi. Ovviamente i media e i governi occidentali e arabi danno molta più eco al Cns.

Suleiman ha denunciato le pressioni da parte degli altri membri (quelli pro-Cns) i quali gli hanno intimato di schierarsi per un intervento Nato e di non parlare dei morti fra i soldati siriani. Entrambi gli “Osservatorio siriano” sostengono di avere centinaia di “attivisti” in Siria dai quali ricevono video e notizie. Ma le verifiche?
Le notizie più efficaci propagate dalle due teste del Sohr sono quelle sui “martiri bambini” e sulle famiglie massacrate. Mère Agnès-Mariam de la Croix, superiora palestinese del monastero siriano di San Giacomo, che sta diffondendo dal canto suo liste di vittime delle bande armate, ha fatto ricerche su caso recente che ha fatto il giro del mondo: la mattanza nel quartiere Nasihine di Homs di dodici membri della famiglia Bahadour fra cui vari bambini. Gli assassini, ha raccontato a Le Monde un vicino che avrebbe visto tutto…praticando un buco fra i muri, sarebbero “sette uomini in divisa, lealisti del regime, che poi protetti dai cecchini dell’esercito sono saliti su un blindato”. Giorni dopo la storia è ripetuta dalla Cnn. Ma la religiosa si è messa in contatto con la famiglia: “Abdel Ghani Bahader era fratello di Ghazouan Bahader, autista dell’ufficio del governatore di Homs. Egli ci ha riferito quanto segue: ‘Siamo una famiglia sunnita che lavora per lo stato. Vogliamo essere neutri. Ma gli insorti ci hanno attaccati più volte tanto che mio fratello voleva spostarsi altrove dopo aver rifiutato l’invito a unirsi all’Esercito siriano libero. Ma non ha fatto in tempo”.

Radio Città Aperta - Roma

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