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Finanziamo le "missioni di pace"

Finanziamo le

(28 Luglio 2011) Enzo Apicella
Il Senato ha approvato con 269 voti a favore, 12 contrari e un astenuto il decreto che rifinanzia fino alla fine dell'anno le "missioni di pace" all'estero

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E’ in cammino la follia di una nuova guerra

(16 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Follie di guerra

foto: ciptagarelli.jimdo.com

I nostri tempi debbono costringere le condizioni a fare realtà delle parole della Carta delle Nazioni Unite: “I popoli sono determinati ad evitare alle generazioni future l’orrore della guerra”.

Ma non sono i popoli ma alcune élites folli quelle che, ancora una volta, vogliono imporre all’umanità lo scatenarsi di una nuova guerra.

Noi seguiamo il corso quotidiano della nostra vita, la società fa lo stesso, ma alle nostre spalle e con implacabile determinazione gli Stati Uniti e Israele accelerano i preparativi della guerra contro l’Iran.

Gli Stati Uniti, che hanno più di 60 basi e installazioni militari nella zona del Medio oriente, con un Comando Centrale in Qatar, ha già inviato in Israele più di 8.000 piloti e tecnici aereonautici dell’esercito statunitense. Nei paesi vicini all’Iran, vicino alla Stretto di Ormuz, hanno inviato riservisti dell’Aeronautica, aerei, 110 piloti, più di 15.000 marines e in Kuwait è stata stanziata una buona parte delle truppe ritirate dall’Iraq.

Nello stesso tempo, in collaborazione con i servizi segreti del Mossad, stanno finanziando gruppi terroristici all’interno dell’Iran, a cui si attribuisce l’assassinio, negli ultimi due anni, di cinque scienziati iraniani. fatto che vari senatori statunitensi hanno celebrato come cosa bellissima perché può servire, tra l’altro, a potersi appropriare delle risorse energetiche del paese.

Gli Stati Uniti continuano a fortificare il Consiglio di Cooperazione del Golfo (Arabia saudita, Qatar, Bahrein, Kuwait, Oman, Emirati Arabi Uniti) con armi e con un sistema di scudi antimissili.

Nel 2004 Israele invase il Libano e nel 2008/2009 aggredì Gaza. Da allora gli Stati Uniti hanno aumentato la somministrazione di armi a Israele.

La Quinta Flotta degli Stati Uniti nel Golfo Persico è stata rafforzata aumentando il numero di portaerei, alcuni di esse nucleari. Nel novembre 2011 hanno testato un nuovo missile ipersonico di “Attacco Globale Immediato” lanciato alla velocità di 6.000 km/ora, che può raggiungere qualsiasi parte del mondo. L’Aviazione dispone di una nuova bomba chiamata “Penetratore massivo di Artiglieria”, armata con una testa all’uranio, capace di penetrare 60 metri di cemento (circa 38 mt. di roccia dura). Ha il potere distruttivo di una piccola bomba atomica. Il Pentagono ha pagato 330 milioni di dollari per poter produrre 20 di queste bombe.

Al momento il Pentagono sottolinea la possibilità di una guerra robotizzata con aerei senza pilota, con l’uso di mini-droni MALDI (per interferire sui radar nemici), con la guerra spaziale e informatica e l’espansione di basi di operazioni speciali in tutto il mondo.

Dopo che, nel dicembre scorso, si sono riuniti gli alti comandi di Stati Uniti e Israele, si è cominciato ad effettuare manovre militari congiunte di difesa, guidate da radar e computers, come non ne sono mai state realizzate prima. Israele sta facendo esercitazioni a sorpresa per testare la disponibilità del suo esercito e assicurare la continuità di governo, nel caso di una evacuazione e riubicazione dello stesso. Membri del governo di Israele hanno chiesto un blocco massiccio all’Iran per mare e per terra. Ehud Barak ha detto: “Siamo pronti per attaccare adesso”.
Non bisogna stupirsi, quindi che la Russia abbia programmato manovre militari nella zona in previsione di un attacco militare di Stati Uniti e Israele all’Iran.

Quanto sopra fa capire come la spesa militare degli Stati Uniti, che arriva al 50% delle spese militari mondiali, si sia raddoppiata nell’ultimo decennio, raggiungendo la cifra di 553.000.000.000 di dollari.

I dati di cui sopra sono preoccupanti, nel senso che il potere di minoranze nazionali senza scrupoli contraddicono e si impongono al sentimento maggioritario della società.

Tutte le guerre sono demenziali, ma quelle dei nostri giorni lo sono ancora di più. Tuttavia, con il loro enorme potere mediatico, esse riescono a nascondere questa folli e a presentarla come una necessità imperiosa a fronte di mali molto più grandi che ci toccherebbero senza la guerra. E così cominciano a nausearci con la loro ipocrita retorica. Lo sappiamo e l’abbiamo sperimentato fino alla nausea con le guerre dell’Iraq e dell’Afganistan. Ma sono riusciti a paralizzare la nostra azione e a condurre con arroganza quello che si aspettavano fosse un trionfo.

Oggi si ritirano con l’amarezza della sconfitta. Ma tornano senza aver imparato, condannati a proseguire la strada fatale dei loro interessi imperialistici, anche se ciò costa milioni di vite e la lacerazione totale del resto dell’umanità.

La crescente protesta contro la guerra sboccia dal cuore dei popoli. Siamo arrivati all’idea di non ricadere mai più in una simile pazzia. Nessuno, all’interno della politica occidentale, chiede che paesi come gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra, l’India, la Russia, Israele ecc. – che possiedono armi nucleari – si disarmino e si sottomettano agli ordini del Consiglio di Sicurezza.

Su questo punto si manifesta la contraddizione più oscena: proibire ad alcune nazioni quello che altre si permettono, per la sola ragione che solo così si può conseguire con la forza quello che non è possibile con il Diritto. Perché l’Iran e non altre nazioni? Chi può immaginarsi che gli Stati Uniti si disarmino e distruggano il loro arsenale atomico se altre nazioni glielo chiedono e che, se non lo fanno, gli verranno inviati ispettori internazionali e li si costringerà a farlo con la guerra?

La disuguaglianza è la pietra angolare di tutta la storia colonizzatrice e imperialista e la chiave che supporta il vantaggio e la superiorità di alcune nazioni su altre. C’è, da parte di coloro che più dicono di difendere la giustizia e il Diritto Internazionale, una trasgressione plateale degli stessi. Basta leggere i due primi articoli della Carta delle Nazioni Unite:

“I propositi delle nazioni Unite sono: 1. Mantenere la pace e la sicurezza internazionali, e a tal fine: prendere misure collettive per prevenire e eliminare le minacce alla pace e per sopprimere atti di aggressione o altri attentati alla pace; ottenere attraverso mezzi pacifici, e in conformità con i principi della giustizia e del diritto internazionale, la soluzione o l’accordo di controversie e situazioni internazionali suscettibili di condurre alla rottura della pace. 2: Sostenere tra le nazioni relazioni di amicizia basate sul rispetto del principio di uguaglianza dei diritti e della libera determinazione dei popoli, e prendere misure adeguate per rafforzare la pace universale” (Capitolo 1, Articolo 1).

“Per la realizzazione di questi propositi l’Organizzazione e i suoi membri procederanno in accordo ai seguenti principi: 1. L’Organizzazione è basata sul principio dell’eguaglianza sovrana di tutti i suoi membri” (Capitolo 1, Articolo 2).

La prassi storica di determinate politiche ci porta a concludere che, in realtà, questa eguaglianza sovrana è fumo. Perché alcune nazioni possono possedere armi di distruzione di massa e altre no?

Voglio applicare al momento presente la stessa cosa che Eduardo Galeano scrisse quando ci fu la guerra in Iraq: “Il presidente del pianeta annuncia il suo prossimo crimine in nome di Dio e della democrazia. Così calunnia Dio. E calunnia anche la democrazia, che con grande difficoltà è sopravvissuta nel mondo nonostante le dittature che gli Stati Uniti stanno seminando dappertutto da più di un secolo”.

Sono convinto che una guerra come quella che si sta annunciando è del tutto ingiustificabile e rappresenterà la morte di grandi valori per una convivenza internazionale giusta, libera e pacifica.

da: alainet.org; 8.2.2012
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

Benjamín Forcano
Sacerdote e teologo morale spagnolo.

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