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Rinnovo CCNL Tessile-abbigliamento: un risultato negativo

le valutazioni di Lavoro Società - Cambiare Rotta

(8 Maggio 2004)

Il 24 aprile è stato raggiunto l’accordo per il rinnovo del CCNL del settore tessile-abbigliamento.

Il rinnovo assume particolare importanza, essendo il primo contratto che affronta le normative introdotte dagli ultimi provvedimenti legislativi: orario di lavoro, tempo determinato e legge sul mercato del lavoro.

La CGIL ha fortemente criticato questi provvedimenti legislativi perché aumentavano la precarizzazione, la flessibilità della prestazione ed in generale le condizioni di vita dei lavoratori e lavoratrici, per questo ha indicato alle strutture di contrastare, contenere e controllare contrattualmente questi provvedimenti.

Quindi oltre al salario e agli altri temi contenuti nella piattaforma, particolare attenzione era posta sull’orario e sul mercato del lavoro, per riportare sotto controllo le diverse forme di assunzione introdotte dalle nuove norme e per garantire una riduzione della precarietà nei rapporti di lavoro.

Se questi erano i nostri obiettivi, va detto che il risultato finale non può che essere considerato negativo, poiché, nei fatti, si sono create le condizioni per aumentare pericolosamente la precarietà e quindi peggiorare le condizioni di lavoro.

L’accordo raggiunto tra le parti, concede alle aziende la facoltà di assumere:

- senza limite alcuno a tempo determinato, per ragioni di carattere tecnico, organizzativo, produttivo o sostitutivo, nella sostanza per tutte le prestazioni lavorative presenti in azienda;

- a part-time con le così dette clausole elastiche, che consentono alle aziende di esigere l’orario supplementare fino al raggiungimento dell’orario pieno;

- con contratto di apprendistato aumentato considerevolmente nella durata, in modo ingiustificato in particolare per le categorie più basse, viste le mansioni non complesse da svolgere.

L’intreccio pericoloso di queste tipologie di assunzioni comporterà, inevitabilmente, un aumento della precarietà e della forma peggiore di flessibilità, senza possibilità alcuna di controllo.

In merito all’orario di lavoro, pur avendo mantenuto le otto ore giornaliere sui primi cinque giorni della settimana, l’introduzione della norma che l’orario medio settimanale, previsto in 48 ore, sarà calcolato su 12 mesi (un anno) mette a rischio tutto l’impianto contrattuale dell’orario di lavoro, portando sostanzialmente l’ orario di lavoro normale a 48 ore la settimana, sopratutto perché l’aumento della precarietà, quindi della ricattabilità, causerà una progressiva perdita di controllo degli orari.

La parte economica, positiva per il valore finale raggiunto, presenta i grandi limiti di tre trances, ultima delle quali ad agosto 2005, e soprattutto senza una tantum a copertura dei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2004. Non realizzando, in tal modo, per il biennio 2004 –2005, una copertura salariale adeguata all’aumento del costo della vita

Dopo queste considerazione occorre chiedersi se poteva essere fatto di più. La chiusura della trattativa, senza la proclamazione di una solo ore di sciopero a fronte di posizioni padronali intransigenti, dimostra che le condizioni per ottenere un risultato diverso potevano essere ottenute soltanto chiamando i lavoratori ad iniziative di lotta.

Rinunciando allo sciopero, l’unico strumento per sconfiggere l’intrasigenza padronale, si è rinunciato ad ottenere un risultato che potesse efficacemente difendere i lavoratori e le lavoratrici dalla precarietà e ottenere una copertura economica soddisfacente.

Infine, si ripropone il problema della democrazia: un percorso inizialmente condiviso, che prevedeva la valutazione dell’ipotesi di accordo, prima della consultazione dei lavoratori, nel Comitato Direttivo Nazionale, è stato completamente stravolto. Se questo normale e dovuto passaggio negli organismi dirigenti dell’organizzazione viene a mancare, esiste qualche fondato dubbio su come i lavoratori verranno chiamati ad esprimersi sul risultato contrattuale raggiunto.

“LAVORO SOCIETA’ CAMBIARE ROTTA”
Segretario Naz. FILTEA
Gian Piero Ciambotti

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Commenti (1)

Vibrata protesta

Sono un avvocato di Quinto di Treviso, ho una compagna convivente da oltre tre anni; preciso che è di origine rumena e con il permesso di soggiorno in regola.
Tre anni fa circa, la medesima veniva assunta presso una stireria di Quinto di Treviso in qualità di operaia addetta al finissaggio con un contratto di apprendistato della durata di 42 mesi.
Ebbene, poichè il predetto contratto di lavoro scadrà il prossimo 28/02/2007 mi sono premurato di chiedere alla datrice di lavoro della mia predetta compagna se avesse avuto in animo di prolungarle il contratto o addirittura di assumerla. Mi è stato risposto che lei già paga molti soldi in contributi e che seppure a malincuore perchè la ragazza ha imparato benissimo il suo mestiere non avrebbe potuto aiutarla in questo senso.
A questo punto mi sono messo subito in cerca di altra alternativa di lavoro per la mia compagna ma mi sono subito accorto che oramai bisogna appoggiarsi alle cosiddette agenzie interinali che propongono contratti che definire vergognosi, sotto il profilo della loro durata, è un esercizio di eufemismo e, aggiungo io, è una vera e propria vergogna.
Ora, se mi è consentito, vorrei fare una riflessione; dopo avere pazientemente sopportato per tre anni le "angherie" della propria datrice di lavoro (orari di lavoro massacranti, ore a volte non pagate, misure di sicurezza ridotte al lumicino, ricatti morali se ci si permette di restare a casa anche quando si ha la febbre alta, vedere la mia fidanzata che ritorna a casa molto spesso con le dita incerottate alla men peggio perchè le sono entrati gli aghi delle macchine nelle dita, topi ed escrementi dei medesimi anche sul tavolo dove le operaie nella loro mezz'ora di pausa consumano il loro fugace pasto, costrizione vera e propria, per i soliti ricatti morali, a lavorare anche di Sabato.... e molto altro ancora) mi chiedo: la mia compagna è straniera, per restare in Italia ha bisogno del permesso di soggiorno che è legato e proporzionato alla durata del contratto di lavoro, come può accettare dei lavori da tre mesi o, "crepi l'avarizia", di sei mesi? Per quanto tempo le rinnoveranno il permesso di soggiorno i funzionari della Questura di Treviso? E poi mi rivolgo a Voi della Filtea, vi è la possibilità che il contratto di apprendistato della mia compagna si trasformi automaticamente e tacitamente, in assenza di espresse comunicazioni da parte della datrice di lavoro, in contratto a tempo indeterminato? Vi ringrazio se Vorrete rispondermi e Vi saluto cordialmente scusandomi per la mia ignoranza in materia di lavoro, ma io non sono un giuslavorista. Grazie

(21 Giugno 2006)

Carlo Torre

torre.carlo@libero.it

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