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SIRIA: GUERRA MEDIATICA (quinta puntata)

(21 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

SIRIA: GUERRA MEDIATICA (quinta puntata)

foto: www.radiocittaperta.it

Marinella Correggia

Le risposte dell’Unicef alle nostre domande sui “384 bambini uccisi” dal regime. Le fonti sono sempre le stesse e si alimentano a vicenda. In Siria si muore ma non da una sola parte.

Il 7 febbraio tutti i media danno grande risonanza a un “rapporto” dell’Unicef secondo il quale in Siria almeno 384 bambini sarebbero stati uccisi nei mesi di violenze e almeno altrettanti sarebbero imprigionati. L’Unicef è l’organismo delle Nazioni Unite per l’infanzia. Il suo attuale direttore è Anthony Lake, ex consigliere per la sicurezza di Clinton. In inglese il termine utilizzato è children; i media italiani traducono “bambini” per maggiore impatto mediatico, anche se in realtà nei rapporti dell’Onu children sono i “minori di 18 anni”. Perciò d’ora in poi useremo il termine “internazionale” children.

La notizia del “rapporto Unicef” passa subito come ennesima conferma del fatto che il regime uccide e incarcera bambini in quantità. In realtà a) l’Unicef non ha stilato di suo nessun rapporto, bensì ha utilizzato come fonti gli “attivisti per i diritti umani” b) la denuncia Unicef è di molti giorni prima (http://www.contropiano.org/it/esteri/item/6675-siria-guerra-mediatica-prima-puntata). In effetti la notizia sui 384 bambini uccisi in Siria era già stata diffusa dall’agenzia Reuters il 27 gennaio (http://blogs.reuters.com/stephanienebehay) ma è esplosa sui massa media solo il 7 febbraio, dodici giorni dopo, ovvero quando l’escalation politico-mediatica sulla Siria aveva trovato una doppia difficoltà con l’occultamento del rapporto degli Osservatori della Lega Araba che era venuto alla luce e con Russia e Cina che avevano posto il veto al Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione contro la Siria.

Un primo problema è che non c’è un rapporto dell’Unicef:, la quale non ha condotto alcuna ricerca autonoma, bensì riporta quanto denunciano gli “attivisti”. Nel routinario briefing per la stampa da parte dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, la responsabile dell’organizzazione Marixie Mercado è citata così: "Secondo le organizzazioni siriane dei diritti umani oltre 400 children sono stati uccisi e altri 400 sono in custodia, torturati e abusati sessualmente”
(http://www.unog.ch/unog/website/news_media.nsf/%28httpNewsByYear_en%29/36191A0CEBA1AED2C125799D0037EF1F?OpenDocument ). Marixie Mercado ha anche parlato della città di Homs, affermando che l’Unicef non ha accesso alle aree interessate di Homs e non può confermare l’impatto degli attacchi sui children, ma che “ci sono rapporti credibili, anche da parte di media internazionali presenti, sul fatto che i children sono vittime della violenza”:

Il 27 gennaio l‘Unicef aveva riferito alla Reuters la cifra di 384 children uccisi alla Reuters e 380 detenuti e seviziati (“alcuni con meno di 14 anni”) precisando “le cifre vengono da organizzazioni per i diritti umani che riteniamo credibili perché si basano su rapporti degli ospedali e racconti delle famiglie”. Niente che sia stato raccolto di prima mano, dunque. Ci si fida degli “attivisti” (sulle cui performances a senso unico e prive di conferme, vedi puntate 1, 2 e 3).

In dicembre la Commissaria Onu per i diritti umani Navi Pillai aveva parlato di 307 children uccisi nella “repressione da parte delle forze siriane”. Quali sono le fonti del rapporto della “Commissione d’inchiesta indipendente” del Consiglio per i diritti umani? Interviste con “attivisti” e “disertori” (un approfondimento su questi è in cantiere per la settima puntata). Negli ultimi giorni Pillay ha così denunciato la “repressione a Homs” attribuendola al “fallimento del Consiglio di Sicurezza”: “Secondo fonti locali e rapporti di media indipendenti l’esercito siriano attacca in modo indiscriminato con carri armati, elicotteri, mortai aree civili di Homs”. Non ci sono verifiche, e testimoni da Homs attribuiscono la responsabilità all’opposizione armata (vedi la prossima sesta puntata), ma non sono stati presi in considerazione.

Nel “chi uccide chi e quanti”, il ruolo delle bande armate non è contemplato. Né ci si chiede se i numeri siano esatti. Allo stesso modo, i media, il rapporto dell’Onu di dicembre e le Ong, che hanno sempre come fonti “gli attivisti”, lanciano cifre non confermate sul numero totale di uccisi (5mila, poi seimila), e non indicano mai le responsabilità di bande armate dell’opposizione; eppure in diversi casi i nomi sono risultati falsi; e/o children e adulti uccisi erano membri di famiglie filogovernative e in altri i genitori stessi hanno affermato che se l’esercito fosse stato presente, i loro figli sarebbero ancora vivi. Emblematico ilo caso della piccola Afef Saraqibi, morta a 4 mesi. Indignazione e orrore: per gli “attivisti” era, incredibilmente, “la più piccola detenuta politica siriana, incarcerata con il padre e morta per le torture”. Finché la madre stessa ha dichiarato pubblicamente che Afef è morta in ospedale e di malattia.

Sono poi numerosi i video e le foto mistificanti. Un esempio: questa foto con il titolo “strage di bambini” (http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150588879226827&;set=p.10150588879226827&type=1&theater) è una delle foto del World Press Photo 2012 (mostra di fotogiornalismo internazionale) e non arriva dalla Siria,è stata scattata a Kabul dal fotografo afghano Massoud Hossaini http://www.facebook.com/massoud.hossaini?sk=info.

Le ultime dichiarazioni dell’Unicef, così tempisticamente riprese come “rapporto”, suonano approssimative: “Ci sono rapporti di children uccisi e detenuti”; “Ci sono rapporti di bombardamenti a Homs”. Abbiamo dunque chiesto qualche chiarimento sulle fonti al portavoce Unicef da New York Peter Smerdon. Quando dite “Ci sono rapporti di children arrestati e torturati”, a quali fonti vi riferite? Risposta: “A organizzazioni credibili, si veda il recente rapporto sulla Siria di Human Rights Watch e il rapporto dei tre esperti della Commissione Onu per i diritti umani. Quanto al rapporto di Human Rights Watch di metà dicembre: è stato redatto sulla base di interviste ad attivisti dell’opposizione e a “disertori”. L’organizzazione statunitense non si pronuncia sui gruppi armati e lancia anche denunce poco credibili, come: “C’è un eccidio di bambini e i campi sportivi sono stati trasformati in lager”.

Poniamo allora un’altra nostra domanda all’Unicef relativa al fatto che il governo siriano accusa la Free Syrian Army di distruggere le case in aree pro-governative. Risposta: “Ci sono molte accuse che circolano sulla violenza in Siria”. Ma come mai non fate mai riferimento alle violenze dell’opposizione armata, indicate anche dal rapporto degli Osservatori della Lega araba, unica fonte che è stata presente nel paese? Risposta: “Ci sono molti rapporti da varie fonti. Non possiamo citarli tutti”. Dunque non si cita il rapporto degli Osservatori (boicottato dal Qatar e dall’Arabia Saudita) in cui la natura non pacifica dell’opposizione è evidenziata. E su Homs, quali fonti indipendenti avete? Risposta Unicef: la Bbc che riferisce di bombardamenti che colpiscono i children”. Così, la Bbc che fa riferimento alle stesse fonti dell’opposizione, diventa essa stessa una fonte indipendente.

Il 31maggio dell’anno scorso l’Unicef pareva più neutrale e chiedeva a “tutte le parti coinvolte” di risparmiare i civili, soprattutto children e donne. Riconoscendo dunque le violenze dell’opposizione. E aggiungeva: “non possiamo verificare i rapporti, ma chiediamo al governo di aprire un’inchiesta sui video di children detenuti e torturati”.

Radio Città Aperta - Roma

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