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(28 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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DALLA PALESTINA ALLA VAL SUSA, STESSA REPRESSIONE, STESSA RESISTENZA

(27 Febbraio 2012)

Val Susa: Sabato scorso più di 75mila persone hanno marciato per 8 km per dire ancora una volta NO TAV. Dopo gli arresti di qualche settimana fa il movimento che si oppone alla costruzione mafiosa dell'alta velocità si è mostrato ancora più solido ed ostinato a proseguire nella sua battaglia.

Palestina: Ogni giorno migliaia di persone resistono al giogo sionista nel tentativo di liberare la propria terra dall'occupante.

Ancora una volta le analogie tra i due movimenti popolari si fanno più evidenti: due popoli che resistono, che vedono minacciato il diritto a risiedere nella loro terra. Fino a qualche anno fa, infatti, i Valsusini vivevano "sicuri" del fatto che casa loro sarebbe rimasta casa loro; fino a circa 60 anni fa i palestinesi credevano di poter vivere a casa loro.

Poi è arrivato, per entrambi, il dictat imperialista: gli arabi sono stati cacciati dalle loro case, nonostante una risoluzione ONU ne sancisca il diritto al ritorno, mentre i valsusini si trovano, proprio in questi giorni, a dover lottare per evitare che vengano espropriate le loro terre, le loro case.

Stesse dinamiche, in cui la volontà popolare che si oppone a queste logiche dittatoriali e mafiose si organizza e resiste, con gli strumenti che ha, anche a rischio della propria libertà... e in alcuni casi della vita. Perché così come quotidianamente i palestinesi finiscono nelle carceri israeliane, spesso per una "detenzione amministrativa", così 7 compagni sono ancora rinchiusi nelle celle italiane (altri sono ai domiciliari) per aver commesso chissà quali atroci crimini durante alcune manifestazioni risalenti all'estate scorsa. Valsusini e palestinesi, arrestati perché cercano di difendere la propria terra, e con essa il diritto alla libertà e all'autodeterminazione, come sancito dalle leggi internazionali. I valsusini così come i palestinesi cercano di difendere la propria terra in maniera legale e democratica, mentre subiscono i soprusi autoritari di un potere che della legalità fa uno strumento di repressione, quando le torna comodo, o la ignora completamente, per usare violenza contro i manifestanti.

Così come l'esercito sionista, anche quello italiano usa la forza in maniera del tutto esagerata ed ingiustificata: ultimo caso le due cariche avvenute sabato sera alla stazione di Porta Nuova, a Torino, contro un gruppo di compagni che stava cercando di prendere il treno per tornare a Milano. L'esercito sionista massacra i palestinesi e dice al mondo intero che utilizza misure di difesa per la sua gente; il potere italiano organizza squadre di poliziotti e carabinieri per cercare di sporcare - dinnanzi ai media che ciecamente riportano quanto loro suggerito dai potenti - un movimento coeso, organizzato e che reclama i suoi diritti. Poi, perché no, anche per dare una lezione a questi NO TAV che tentano di mettere i bastoni tra le ruote ai loro accordi mafiosi.

Così come i due movimenti in diversi aspetti collimano, anche la risposta degli occupanti è la stessa. La Palestina è controllata militarmente dall'esercito sionista che quasi quotidianamente fa irruzione nei territori occupati, il governo italiano ha definito parte della Val Susa "zona militare" per poter essere libero di intervenire a suo piacimento. Da qui, naturalmente, anche gli arresti di cui sopra.

E mentre i compagni arabi e italiani si trovano rinchiusi nelle carceri gli altri vengono costantemente attaccati, con manganelli e lacrimogeni, in Palestina e in Val Susa.

Anche in Piemonte, in quella meravigliosa valle in cui su una montagna spiccano le scritte "NO TAV" e "TAV = MAFIA" il potere vorrebbe costruire un muro, per agire indisturbato e lasciare i facinorosi al di là dei blocchi di cemento.

Negli scorsi giorni hanno preannunciato che a partire da domani [martedì 28 febbraio] avrebbero iniziato gli espropri dei terreni privati; è di stamattina la notizia inquietante, che apprendiamo proprio mentre scriviamo questo articolo, che alle 8:15 per ordine del prefetto è arrivato l'ordine di procedere con l'allargamento del cantiere di lavoro in Val Susa con il conseguente sgombero della baita Clarea. I presidi sostenuti dalle persone civili stanno subendo via via durissimi attacchi; i compagni che stamattina si sono opposti sono stati identificati e riportati a Giaglione. Le forze dell'ordine hanno chiuso l'accesso ai sentieri mentre uno dei compagni NO TAV ha raggiunto la baita e, inseguito, si è arrampicato su un traliccio alto 10 metri, inseguito da un poliziotto. Luca dopo alcuni forti scossoni ha preso la scossa ed è caduto da almeno 15 metri, atterrando sulle pietre e rimanendo a terra in stato di incoscienza per oltre 30 minuti. Alle ambulanze presenti è stato impedito di soccorrerlo, in attesa dell'elicottero. In questo momento Luca è nelle mani delle forze dell'ordine, non si sa quando e in quale ospedale verrà trasportato.

Così come in Palestina, a chi resiste viene negato anche il diritto ai primi soccorsi, e così come in Palestina quasi senza preavviso le persone si vedranno sottratte le proprietà, magari i sacrifici di una vita, per lasciare il posto ad un cantiere che rappresenta un'opera inutile, dannosa, usurpatrice e costosissima... con le stesse modalità con le quali i palestinesi si vedono sottrarre le case per lasciare il posto a delle colonie colme dei peggio sionisti, che sottraggono terreni, acqua e beni ai palestinesi.

Ma così come questi ultimi, anche il popolo NO TAV resisterà, gridando giustizia e libertà.

Noi saremo lì, perché la difesa della propria terra e l'autodeterminazione dei popoli sono diritti imprescindibili dell'umanità tutta.

Forza Luca!

Vi invitiamo a seguire le news sul sito NOTAV per avere ulteriori aggiornamenti sugli sgomberi e sullo stato di salute di Luca: http://www.notav.info/senza-categoria/sgombero-baita-clarea-in-corso-un-ferito-grave/

Redazione PalestinaRossa

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