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(28 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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No tav: “quello che e’ certo e’ che a casa non ci torniamo”

Ermelinda, esponente del movimento: “sul ferimento di Luca le responsabilità sono delle forze dell’ordine”.

(28 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

No tav: “quello che e’ certo e’ che a casa non ci torniamo”

foto: www.radiocittaperta.it

Mila Pernice
28/2/2012 -
Alta tensione anche oggi in Val di Susa, a Bussoleno, dove gli attivisti No Tav, che da circa 24 ore bloccavano l'autostrada A32, dalle 12 fronteggiavano le forze dell’ordine decise a forzare e sgomberare il presidio finché le ruspe, i lacrimogeni e gli idranti non hanno costretto gli attivisti ad abbandonare il blocco. Ma una volta allontanatisi dalla carreggiata autostradale, i manifestanti No Tav hanno nuovamente occupato e bloccato l’A32. “Luca, Luca, la Val di Susa non ha paura” è lo slogan ripetuto dagli attivisti del movimento contro la Tav, a manifestare tutto il sostegno e la vicinanza a Luca Abbà, le cui condizioni continuano ad essere gravi al Cto di Torino.

Ai microfoni di Radio Città Aperta abbiamo contattato Ermelinda, che ci ha raccontato:

“Luca è stabile, nella sua gravità, e comunque i medici sostengono che deve essere tenuto sedato, in coma farmacologico, prima di poter dire qualcosa riguardo alle lesioni che hanno potuto provocare le bruciature della folgorazione. Perchè l’aspetto della caduta più preoccupante riguarda proprio gli effetti delle bruciature all’interno di organi come polmoni e reni. Aspettiamo di sapere altro dai medici. Luca comunque ce la farà, perchè ha intorno tutto l’amore della Valle e, oltre, di buona parte dell’Italia migliore che c’è. Tutto quello che successo è gravissimo e non sarebbe mai dovuto accadere, e le responsabilità sono precise, sono delle forze dell’ordine”.

Che idea vi siete fatti - abbiamo chiesto a Ermelinda - sulla dinamica della sua caduta e del suo ferimento?

“È difficile farsi un’idea se non si era lì. Personalmente ho seguito la diretta di Luca con Radio Black Out e dopo qualche minuto mi hanno telefonato per dirmi che addirittura era morto, perché con quella caduta non si poteva pensare ad altro… Non sappiamo se si è mosso male, se ha toccato qualcosa con lo zainetto.. Ieri sera al TG parlavano di un’interferenza del cellulare che usava, insomma, alcuni mirano a dare la responsabilità di tutto a Luca, mentre le responsabilità sono di chi lo ha incalzato da sotto. Anche perché non c’era assolutamente preoccupazione da parte degli agenti, c’era un uomo solo, un ragazzo, su un traliccio. Intorno non c’erano sassaiole, non c’era violenza di alcun genere, c’erano solo le persone assiepate alla baita, una ventina peraltro. Era una situazione che Luca stesso al telefono definiva tranquilla, per cui non c’era nessuna motivazione perché lo si incalzasse in una situazione di pericolo come quella in cui si trovava. Le forze dell’ordine dovrebbero essere più responsabili quando sono in servizio, e invece qui c’è stata una sfida al massacro, e i risultati sono stati gravissimi. Per noi il morto non c’è, il morto che invocava Manganelli, e le cose non succedono per caso. C’è un clima, che determina queste situazioni, alimentato anche da alcune dichiarazioni vomitevoli e da alcuni quotidiani. Occorre che la politica prenda in mano la situazione. Luca è un No Tav della prima ora, uno di quelli che ha creato i comitati, è una persona amatissima e conosciutissima. Luca Abbà è uno di noi, ed è stato colpito come poteva essere colpito uno di noi. Noi tutti adesso reagiamo come possiamo, e via assicuro che c’è una grande determinazione soprattutto nelle persone più anziane, che sono inferocite. In questo momento bisogna contenere anche tutto quello che potrebbe essere l’effetto di una reazione emotiva. Stiamo facendo dei blocchi organizzati, stanotte si è provato a bloccare il cambio dei turni delle forze dell’ordine ma il gruppo che faceva il blocco, verso l’una e mezza è stato praticamente circondato da quelli che arrivavano per dare il cambio a quelli che se non dovevano andare: i No Tav sono stati stretti in una morsa, dispersi, manganellati, sono stati usati gli idranti e i lacrimogeni. Questa è purtroppo la situazione della Valle, mentre il blocco sull’autostrada continua. Intanto aspettiamo che le “barricate di carta” che fanno le nostre istituzioni, i Comuni, i Sindaci che stanno dalla nostra parte, che avranno un incontro con il governo e il Prefetto a Torino, raggiungano l’obiettivo della sospensione dei lavori. Quello che è certo è che noi a casa non ci torniamo. Bisogna esserci in Valle per vedere chi è che spinge a resistere, che non sono centri sociali, black block e tutte le panzanate che dicono su di noi: sono le persone, le donne e gli uomini della Valle. Quello che possiamo fare per Luca è questo: continuare questa lotta, fino alla vittoria. Stateci vicini, e grazie di tutte le iniziative di solidarietà che sono state organizzate” ha concluso Ermelinda.

Radio Città Aperta - Roma

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