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Grazie all’Europa, la Grecia non ha più bisogno di colonnelli per instaurare la dittatura

(29 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Grecia

foto: ciptagarelli.jimdo.com

Nella notte tra il 12 e il 13 febbraio il parlamento greco, contro le sue piazza e contro il suo popolo, con un’incredibile maggioranza ha approvato un ennesimo “piano di salvataggio” imposto dalla troika UE, BCE e FMI.

Sia da “sinistra” che da “destra” come bravi soldatini al servizio di un’Europa tecnocratica, completamente impazzita e strisciante dietro il Vello d’Oro ribattezzato Euro, sordi alle proteste del popolo che dicono di rappresentare e difendere, e pateticamente protetti dalla sua collera e dalla sua disperazione da migliaia di poliziotti che hanno inondato Atene di gas lacrimogeni in un’atmosfera di guerra civile, i deputati greci hanno avallato un ennesimo piano di salvataggio imposto dai loro creditori, ma anche e soprattutto dalla Germania di Angela Merkel, diventata da qui in avanti la “gauleiter” del’Europa di Bruxelles.

Questo nuovo piano, di una inaudita brutalità, si aggiunge ai precedenti piani di austerità che sono stati applicati in Grecia dal maggio 2010, piani che ogni volta sono stati presentati come “il bene”, “l’ultimo” e che hanno accumulato fino alla nausea il rialzo delle tasse, l’abbassamento dei salari e delle pensioni, i licenziamenti e le privatizzazioni forzate, in nome di una ortodossia economica distruttiva che sprofonda la Grecia, culla della democrazia, in una disperazione senza fondo e in una regressione sociale senza precedenti.

L’ultimo “piano di salvataggio” prevede una diminuzione del 22% del salario minimo, portato a 586 euro lordi, la riduzione di 15.000 posti di lavoro pubblici nell’anno in corso, nuovi tagli alle pensioni e agli stipendi dei funzionari, la riduzione del bilancio della sicurezza sociale e dell’esercito, così come la privatizzazione delle ultime imprese statali o l’interscambio di obbligazioni con i creditori privati, con l’obiettivo di ridurre il debito sovrano ad un 120% da qui al 2020. Questa nuova cura da cavalli annuncia 10 – e probabilmente 20 – anni di recessione, di miseria e di privazioni senza la minima speranza per il popolo elleno.

Dopo il primo piano di salvataggio il debito greco è passato da 263 mila milioni del 2008 a 355 mila milioni nel 2011. Il PIL è sprofondato da 233 mila milioni a 218 mila milioni, La disoccupazione è schizzata dall’8% al 18%. La recessione è massiccia e con tassi di interesse ufficiali del 32% è chiaro che la Grecia non può in assoluto finanziarsi sui mercati finanziari.
L’Euro uccide la Grecia ma la Grecia deve mantenere – costi quel che costi – l’Euro!

La dittatura bancaria si è quindi messa in marcia nella UE, al servizio di un implacabile meccanismo di distruzione sociale, gestito e motivato da un delirio speculativo cinico e trituratore di popoli, che proibisce di denunciare e ancor più di combattere quegli stessi che l’hanno provocato. Perché per realizzare questo compito apocalittico, l’UE ha osato tutto, compreso mettere alla testa dei paesi che affrontano le maggiori difficoltà gli artefici del disastro che affrontiamo.

Quando la UE ci impone i suoi pompieri piromani

Mario Draghi, direttore della Banca Centrale Europea, Mario Monti, nuovo Presidente designato dall’oligarchia del Consiglio dei ministri italiano e Lucas Papademos, Primo Ministro greco non eletto hanno un punto in comune: tutti e tre vengono da quel cinico e spietato sistema bancario, fanno parte dei principali ideologi – entusiasti – della macchina infernale che ci ha immersi nella spaventosa crisi in cui ci troviamo.

Mario Draghi che, dopo aver fatto parte di numerosi consigli di amministrazione di diverse banche, è stato vice-presidente di Goldman Sachs per l’Europa, tra il 2002 e il 1006. Prima è stato governatore della banca d’Italia e ora è il direttore della Banca Centrale Europea, incaricato di somministrare la cieca purga dell’austerità che l’Europa sta imponendo alla Grecia, prima di imporla al Portogallo, all’Irlanda, all’Italia, alla Spagna e, senza dubbio molto presto, alla Francia.

Anche Mario Monti è un ex di Goldman Sachs. Dopo essere stato commissario europeo tra il 1994 e il 2004 – e quindi come il suo socio in affari e compatriota Draghi dalla nascita dell’Euro e dell’irresponsabile definizione della sua zona monetaria – fu nominato consigliere internazionale …. di Goldman Sachs. Indubbiamente per i servizi prestati!

Goldman Sachs, che permise alla Grecia – con un compenso, oggi lo si sa, di 300 milioni di euro – di mentire in occasione della presentazione dei suoi debiti quando passò il suo “esame d’ingresso” nella zona Euro, aiutandola a falsificare ampiamente i bilanci con un aumento dei fondi fuori bilancio e l’utilizzo del tristemente noto prodotto finanziario denominato “swap”.

Anche Lucas Papademos non è estraneo a questa enorme manipolazione politico-finanziaria perché, se non ha lavorato direttamente per Goldman Sachs, è stato comunque il governatore della Banca Centrale greca, cosicchè ha partecipato anche lui attivamente a questa gigantesca falsificazione finanziaria.

Oggi, quindi, l’Europa di Bruxelles ricompensa – designandoli quasi per decreto imperiale – gli stessi che sono responsabili direttamente del disastro. I responsabili sono onorati e promossi. Neppure i più scettici tra noi avrebbero potuto immagine una tale indecenza. Stretta dalla catastrofe, sul bordo dell’abisso, la tecnostruttura europea si sottomette alla “ortodossia tedesca” e seguirà fino alla fine la sua dogmatica follia, il suo irrazionale e distruttivo credo, col rischio di affrettare il cataclisma politico e sociale che minaccia l’Unione.

Non ci si può aspettare alcun brandello di lucidità, alcun esame di coscienza da questa oligarchia autistica e limitata, totalmente aliena, che preferisce fare a pezzi i popoli europei e forse precipitarli nel caos piuttosto che riconoscere i suoi errori. Perché l’Europa dei famosi “padri fondatori” creata per, come si è detto, non dover vedere un’altra guerra nel nostro continente, è oggi in condizioni di renderla invece possibile. La miseria genera collera e dalla collera nascono rapidamente l’odio e la violenza.

Per Bruxelles, è fondamentale che la Grecia rimanga nella zona Euro a qualsiasi costo. In effetti, se ne uscisse e nel giro di due o tre anni difficili riuscisse a recuperare, chi lo sa, come il colpo argentino alla lobby bancaria e al Fondo Monetario Internazionale e il suo successivo spettacolare recupero, sarebbe la inevitabile fine dell’Europa tecnocratica e irrazionale che le nostre élites mondializzate ci hanno imposto.

Popoli d’Europa, ribellatevi!

Siamo ormai indubbiamente arrivati al momento decisivo, al momento cruciale in cui affrontare finalmente questo “impero” orwelliano che la tecnostruttura europea ci vuole imporre. Lasceremo che agiscano ancora nella loro follia?

La salute delle nazioni la si vedrà nelle piazze, con tutti i problemi che ne possono nascere. Sarà necessario che i popoli d’Europa si sveglino in massa per riuscire a fermare questo mortifero partito. Che licenzino gli oligarchi irresponsabili, questi rinnegati che - in loro nome ma spesso contro la loro volontà, confuse purtroppo le sinistre con le destre – hanno voluto e costruito, anno dopo anno, rinuncia dopo rinuncia, questo infernale sistema che ci fa a pezzi.

Sì, la dittatura oggi è di ritorno in Grecia… Non è più militare ma finanziaria. La sua capacità di danneggiare e distruggere è forse ancor più grande. Per il resto dell’Europa, questa Europa della falsa “libera concorrenza” è già in marcia da lungo tempo. Ricordiamo il referendum sulla Costituzione Europea e il trucco, convalidato dalla quasi totalità dei deputati dell’UMP, del PS, del Modem, approvato nonostante l’opinione chiara e sovranamente espressa dal popolo francese contro il Trattato di Lisbona.

Speriamo quindi ardentemente che in tutta Europa i popoli alzino finalmente la testa… siamo ancora in tempo.

da: michelcollon.info
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

Michel Collon,
Giornalista e saggista belga

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