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Paura di democrazia

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Bahrain, fuori onu e amnesty dal paese

Posticipata di quattro mesi la visita degli ispettori delle Nazione Unite a Manama. La nuova legislazione concede alle organizzazioni internazionali solo 5 giorni di tempo perr visitare il Paese. E nelle strade si continua a manifestare ogni giorno contro la monarchia assoluta

(3 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Bahrain, fuori onu e amnesty dal paese

foto: nena-news.globalist.it

GIORGIA GRIFONI

Roma, 3 marzo 2012, Nena News. “Allora la tortura continuerà fino a luglio in Bahrain” afferma Stephen su Twitter. Dopo le Nazioni Unite, a cui la piccola petromonarchia ha chiesto di posporre di ben quattro mesi la visita programmata dall’otto al diciassette marzo, anche Amnesty ha dovuto cancellare ieri l’ispezione nel paese. La causa sarebbe la nuova legislazione varata dalle autorità bahrainite, che limita a cinque giorni il periodo di visita delle organizzazioni internazionali nel regno e che costituisce un “serio impedimento” per lo svolgimento dell’ispezione, secondo una portavoce locale di Amnesty. E per un paese che conta ancora più di 500 dissidenti politici incarcerati durante le proteste su 600mila abitanti, non è una buona notizia.

Già durante le prime manifestazioni dello scorso febbraio, le autorità avevano vietato alle organizzazioni internazionali straniere di entrare o di rimanere nel paese. Salvo poi invitarle calorosamente alla festa del dopo-pubblicazione dell’inchiesta sulla repressione compiuta dalla polizia nei confronti dei manifestanti. Un’inchiesta che accusò le forze dell’ordine di violenza nei confronti dei dimostranti, uso della tortura per un numero pari a 35 morti, centinaia di feriti e 500 arresti. Ma che si guardò bene dall’additare il re Hamad al-Khalifa come mandante. Perché il Bahrain, ormai al suo secondo anno di primavera araba, apre le porte ai controlli sulla tortura e sulla democrazia solo agli ‘ispettori della proteste indipendenti’, come vengono chiamati i membri della Bici (commissione d’inchiesta indipendente del Bahrain), guidati dal professore anglo-egiziano Sherif Bassiouni.

La Commissione è potuta entrare, all’inizio del mese scorso, per “aiutare il re a lanciare le riforme”. Riforme promesse ma mai implementate che vedrebbero il potere di al-Khalifa e del primo ministro suo zio ridimensionarsi per quel che riguarda la rimozione dei parlamentari. Ora l’emiro chiede più tempo, più precisamente venti giorni per mettere a frutto i consigli degli esperti della Bici. Ma nel frattempo limita la presenza nel paese di possibili ‘occhi indiscreti’. Oltre alle organizzazioni internazionali, circoscritte a visite-lampo di soli 5 giorni, la nuova legislazione prevede restrizioni ai visti di ingresso per gli stranieri, dopo che alcuni “attivisti occidentali” avrebbero, secondo il re, partecipato alle manifestazioni dell’anniversario della rivolta a Manama lo scorso 14 febbraio. Peccato fossero monitor, e quindi membri di organizzazioni internazionali. Continuano, intanto, gli scontri tra polizia e manifestanti, per la maggior parte sciiti, a Manama e nei villaggi del nord dell’isola. A un anno dal suo inizio, quella bahreinita appare sempre più una rivoluzione incompiuta. Nena News.

Nena News

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