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Viva il proletariato libanese in lotta!

Libano: scontri a Beirut per caro-benzina, 5 morti

(28 Maggio 2004)

Almeno cinque morti, decine di feriti, un quartiere popolare sciita trasformato in campo di battaglia, l'edificio che ospita gli uffici di collocamento dato alle fiamme: è il bilancio, provvisorio, della giornata a Beirut di sciopero generale del 27 maggio contro l'aumento del prezzo del carburante e la politica economica del governo del premier Rafik Hariri. La mobilitazione ha paralizzato gran parte del Paese, mentre Beirut si prepara a ospitare la settimana prossima proprio il vertice dell'Opec. In diverse località, lungo le strade principali, sono stati organizzati sit-in; i tassisti hanno tentato di bloccare gli accessi alla stessa Beirut e ad altre città. Scuole, uffici, alcune università, esercizi commerciali sono rimasti chiusi.

Un corteo di circa 1.500 manifestanti, sindacalisti e rappresentanti dei partiti di opposizione, si era radunato all'ingresso del museo di Beirut, a 200 metri dalla sede del Governo, lanciando slogan contro il premier Rafik Hariri ed il ministro delle Finanze Fuad Saniora, ritenuti responsabili dei problemi economici del Paese. Il debito pubblico libanese è di circa 32 milioni di euro.

Teatro degli scontri più violenti è stato il quartiere sciita di Hay al-Soulom, alla periferia meridionale di Beirut, tra i più poveri e popolosi della capitale libanese. In mattinata i primi incidenti. Per mettere fine a una fitta sassaiola dei manifestanti contro le forze dell'ordine, i militari sono intervenuti sparando prima colpi d'avvertimento in aria, poi ad altezza d'uomo. In breve la situazione è degenerata in guerriglia urbana che in poche ore si è estesa ad altri quartieri. I soldati hanno aperto il fuoco contro un gruppo di dimostranti che aveva bloccato il traffico, per liberare la strada e disperdere i manifestanti, che erano circa una quarantina e che avevano improvvisato barricate con dei copertoni a cui avevano dato fuoco. Gli agenti hanno arrestato tre dimostranti, ma a quel punto la folla che si era radunata appena avuta notizia dei disordini ha circondato i veicoli della sicurezza, chiedendo il rilascio dei fermati e lanciando pietre contro i poliziotti, che hanno risposto sparando. Una seconda barriera di pneumatici in fiamme è stata eretta sulla strada che collega la capitale libanese con l'aeroporto internazionale. Per ore è stato impossibile raggiungere o lasciare l'aeroporto di Beirut a causa del blocco stradale allestito dai dimostranti. I militari sono riusciti a sgombrare la strada, ma al costo di cinque soldati feriti da un bomba lanciata contro una camionetta.

Alcuni decine di giovani hanno appiccato il fuoco al ministero del Lavoro libanese, nel sobborgo meridionale di Chiah. I giovani sono penetrati nell'edificio e dopo aver gettato alcuni computer dalle finestre e sono usciti dopo aver appiccato il fuoco. Le fiamme si sono rapidamente propagate e hanno distrutto i primi cinque piani dell'edificio che in totale ne conta sette.

Il presidente libanese, Emile Lahoud, ha sollecitato l'apertura di un'inchiesta sui disordini. Di fronte alla gravità della situazione, la Confederazione generale libanese dei lavoratori ha decretato la fine dello sciopero. Bassam Tleiss, dirigente sindacale, ha detto alla rete televisiva 'al Manar' che il sindacato si sta adoperando insieme con esponenti dell'Hezbollah e di Amal, i due partiti che rappresentanto il grosso della comunita' sciita, per riportare la calma nel Paese.

s.b.

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