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Il santo Welfare

(4 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Il santo Welfare

foto: www.cattolicesimo-reale.it

In un’intervista del 26 febbraio, a chi le chiedeva notizie sul modello di stato sociale europeo, dato per defunto da Draghi, Elsa Fornero ha risposto: «Io conosco bene la tradizione del nostro Welfare nato dal volontariato religioso, i nostri "santi sociali" come Don Bosco».

De te fabula narratur

La risposta ha risvegliato di soprassalto perfino Michele Serra, cui il governo Monti fa (come alle redazioni de La Repubblica e Tg3 al completo) l’effetto di una droga pesante. Perfino Serra si è chiesto sull’Amaca del 28 febbraio se, magari, con l’attuale Welfare c’entrano per qualcosa gli scioperi dei secoli scorsi, oltre che le novene.

Ma qui i critici di Fornero sbagliano. Perché, sotto apparenza di parlare della storia passata (di cui poco sembra conoscere), è del nostro futuro che la ministra voleva parlare, o almeno di quello che intende preparare per noi con la “riforma del lavoro”.

Il Welfare secondo Fornero

A questo futuro non lieto allude tutta la politica sociale fatta e annunciata finora dal governo Monti: mancato adeguamento Istat anche per le pensioni medio-basse e riforma pensionistica iniqua, che allunga di cinque-sei anni l’età pensionabile, anche agli esodati che non avranno per anni stipendio, né pensione; flessibilità in uscita chiesta da Marcegaglia, rendendo più facili i licenziamenti (“manutenzione” dell’art.18) e le morti sul lavoro (riduzione dei controlli sulla sicurezza con l’art. 14 del decreto semplificazioni); rifiuto di qualsiasi intervento del governo, peggio di Sacconi, per risolvere alcune gravi vertenze tuttora aperte o mettere fine a politiche discriminatorie (fra l’altro: provocatoria condotta antisindacale della Fiat; crisi della Fincantieri; soppressione delle linee notturne nord-sud delle FS); ridurre la cassa integrazione e scaricare sulle imprese e i lavoratori i costi degli ammortizzatori sociali, perché lo stato non ha risorse.

Dimenticavo: nessun tentativo di reperire le risorse mancanti con una patrimoniale che gravi sulle grandi fortune perché, ha spiegato Monti, non sono facili da individuare (specie se il governo va a cercarle lontano, invece che scavare vicino).

Modello don Bosco

Così, ridotti in miseria i pensionati, licenziati i lavoratori e garantito che in ogni caso non gravino sullo stato, è ragionevole che Fornero pensi di affidare «i poverelli e i miseri di qualsivoglia fatta» (Pio IX) alla carità pubblica cioè, appunto, ai «santi sociali», alla San Vincenzo e al volontariato cattolico, secondo l’intramontabile insegnamento della dottrina sociale cristiana.

«Il ricco sostenga il povero», insegnava già nel I sec. papa Clemente I, «ma il povero ringrazi Dio per aver dato tanto a coloro per mezzo dei quali si soccorre alla sua indigenza». Proprio come ha spiegato un’altra ministra, Paola Severino: se lei si arricchisce è un bene per tutti noi, perché su 7 milioni guadagnati (da lei) 4 vanno in tasse - quanto basta per regalare a noi un ospedale.

Figurarsi quante tonnellate di pane si potranno ricavare, con cui soccorrere «alla indigenza» di pensionati e lavoratori! Contando poi il milione e mezzo di Monti, i tre e mezzo di Passera e così via, viene fuori anche un bel po’ di companatico.

Meglio ancora se, eliminato l’art. 18, si toglieranno del tutto di mezzo anche organizzazioni sindacali degne di questo nome che, con le loro menate, riducono i profitti dei padroni (e quindi gli ospedali). Al loro posto sarà il caso, come spiega la dottrina sociale cristiana, di «favorire le società artigiane ed operaie che, poste sotto la tutela della Religione, avvezzino tutti i loro soci a considerarsi contenti della loro sorte, a sopportare la fatica e a condurre sempre una vita quieta e tranquilla» (Leone XIII). E’ proprio il modello applicato da Marchionne, «santo sociale» a sua insaputa, a Pomigliano.

Unico dubbio. Dato che se resta il governo Monti, Fornero & company non possono lavorare e guadagnare tutti quei soldini, non è meglio che sloggino al più presto e se ne tornino ai loro studi legali e ai loro consigli di amministrazione, per il bene del loro portafoglio e anche del nostro?

Se proprio le tasse che pagheranno saranno troppe, col superfluo potremmo finanziare la TAV.

cattolicesimoreale.it

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