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(16 Giugno 2011) Enzo Apicella

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Libia: nato sotto accusa (solo) per 60 vittime civili

Ma e' ben piu' alto il bilancio di morti innocenti nei devastanti attacchi aerei dello scorso anno. Tace il governo libico che, peraltro, non sembra aver alcun potere effettivo sulle milizie.

(6 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Libia: nato sotto accusa (solo) per 60 vittime civili

foto: nena-news.globalist.it

IL MANIFESTO

Roma, 06 marzo 2012, Nena News (nella foto il segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen) - Violato il diritto internazionale e i diritti umani? E quando mai: in Libia, la Nato «non ha violato il diritto internazionale. Al contrario, la nostra missione si è svolta in pieno accordo con il mandato dell'Onu e con la legge internazionale». Lo ha detto il segretario Nato Anders Fogh Rasmussen, commentando il rapporto della commissione Onu sui crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani in Libia. Il rapporto ha individuato 5 raid Nato (su 20 esaminati) in cui 60 civili sono stati uccisi e 55 feriti. Che saranno mai 5 raid e 60 tragici errori o effetti collaterali? Rasmussen è soddisfatto: «Accogliamo con favore la conclusione del rapporto secondo cui la Nato ha condotto una campagna ad alta precisione per evitare vittime civili - ha detto -. Certo, purtroppo il rischio zero non esiste» ma «il rapporto riconosce che tutti i target presi di mira dalla Nato erano target legittimi».
Anche il leader libico Mustafa Abdel Jalil, l'ex ministro della giustizia di Gheddafi passato agli insorti, sarà contento: è stato rieletto ieri a capo del Consiglio nazionale di transizione, con Mustafa Al Huna e Salim Ganan come vice. Il Cnt continuerà il suo lavoro almeno fino alla elezione dell'assemblea costituente a giugno. Poi si vedrà. Abdel Jalil sarà contento ma ogni giorno sul suo tavolo si ritrova con una nuova grana. Due anzi. La prima è quella del giornalista Nicholas Davies e del cameraman Gareth Montgomery-Johnson, inglesi, arrestati a Misurata ai primi di febbraio da una delle tante milizie che fanno il bello e il cattivo tempo. Il suo capo, Faraj Swehli, ha annunciato ieri che i due, detenuti in una base della brigata Souhli nel centro di Tripoli, saranno oggetto di un'inchiesta con l'accusa di ingresso illegale nel paese e di spionaggio (sarebbero stati trovati con addosso «materiale abitualmente utilizzato dall'esercito israeliano»). La seconda è la profanazione da parte di un gruppo armato di kalashnikov, immortalata da un video postato su Facebook, di 200 tombe del cimitero di guerra di Bengasi in cui si trovano i resti di 1200 soldati britannici caduti nella battaglia del deserto contro i nazi-fascisti. Abdel Jalil si è scusato con Londra, «un atto criminale e vergognoso». m.m.

Nena News

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