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(27 Marzo 2011) Enzo Apicella
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(Lotte operaie nella crisi)

Assemblea operaia nazionale all’alfa romeo di Arese

Venerdì 20 aprile 2012 ore 10.00. Contro le strategie parallele della Fiat di Marchionne e del governo Monti per dare forza e ruolo all’opposizione operaia

(15 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

Da 13 mesi dura il presidio alla portineria sud ovest dell’Alfa di Arese dei lavoratori che da anni sono in lotta contro i licenziamenti di massa in atto nell’area (regalata all’epoca da Prodi agli Agnelli) e poi destinata dalla Fiat alla deindustrializzazione ed alla speculazione finanziaria ed immobiliare in funzione dell’EXPO 2015. E’ grazie a questa importante lotta condotta dallo Slai cobas che stanno venendo alla luce inquietanti e losche storie di mazzette e minacce mafiose che vedono coinvolti nella cricca trasversale della importanti gangli istituzionali e dei servizi da sempre usati dal fronte padronale in eversiva funzione antioperaia. La storia dell’Alfa di Arese anticipa quanto prospettato dalla Fiat per Pomigliano, Mirafiori e le fabbriche del gruppo.

Dopo aver colpito duramente l’intero sistema pensionistico pubblico, oggi il governo Monti si appresta a colpire ancor più duramente l’insieme dei lavoratori pubblici e privati con la trattativa in corso sulla deregolamentazione del mercato del lavoro, la liberalizzazione dei licenziamenti (art. 18) e la riforma degli ammortizzatori sociali. Una violenta controriforma già concepita dall’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 firmato tra Confindustria e CGIL-CISL-UIL (poi recepito in legge all’art. 8 dalla successiva manovra economica del governo Berlusconi) che ha gravemente colpito la democrazia e la rappresentanza sindacale, affossato i contratti nazionali, derogato l’insieme dei diritti soggettivi e collettivi dei lavoratori e aggirato l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (con la liberalizzazione dei licenziamenti per accordo sindacale, ). E’ questa, oggi, la tragica base di partenza della trattativa-farsa in corso tra il governo e CGIL-CISL-UIL, peraltro già pregiudicata nei suoi contenuti dal documento comune del 17 gennaio 2012 inviato dalle segreterie nazionali confederali al governo Monti in preparazione degli incontri odierni ed in cui si legge tra l’altro che “a partire dalle numerose crisi aziendali e settoriali i nuovi investimenti per rilanciare lo sviluppo saranno definiti sulla base dell’accordo del 28 giugno 2011”.

Un esempio per tutti: a luglio 2011 Fiat Pomigliano ha attuato cassa integrazione per due anni (fino a luglio 2013) per “cessazione dell’attività” dopo aver appaltato la produzione automobilistica a Fabbrica Italia Pomigliano che ha assunto 2.000 lavoratori e tagliato fuori circa 3.000 dei 5.000 addetti al ‘vecchio’ stabilimento. L’abolizione della “cassa” per cessazione di attività e mobilità oggetto delle trattative in corso governo/confederali metterebbe una pietra tombale sul prospettato licenziamento di 3.000 lavoratori di Pomigliano (poi toccherà alla newco di Mirafiori grazie all’accordo del 23 dicembre 2010) e, entro aprile, già espone a rischio-licenziamento ben 280.000 lavoratori addetti delle aziende in crisi - ed oggi in cigs in deroga - cui verrebbe negato i successivi ammortizzatori sociali di 2 anni di cassa per cessazione di attività e altri 4 per mobilità ed impedito, con la riforma Fornero, finanche la possibilità di pensionamento.

In ossequio alle strategie di macelleria sociale dettate dal grande capitale multinazionale economico e finanziario e forti dell’appoggio concertativo e trasversale dell’intero sistema politico-istituzionale, mediatico e confederale, la Fiat di Marchionne ed il governo Monti stanno perseguendo una inaudita svolta autoritaria sospendendo di fatto ogni residua parvenza di democrazia sindacale e politica e prefigurando un prossimo disastro economico e sociale ‘stile Grecia’ con piani e manovre “di classe” che puntano alla sconfitta epocale del movimento operaio ed allo sfascio di diritti, salari e stipendi dei lavoratori del settore pubblico e privato, dei livelli occupazionali nelle fabbriche Fiat ed in ogni luogo di lavoro e, con le privatizzazioni, dell’insieme delle tutele sociali e dei servizi pubblici.

Se Monti e Marchionne sono le due facce della stessa medaglia padronale, la tenuta operaia all’Alfa di Arese, Pomigliano e nelle fabbriche Fiat non solo rafforza la resistenza dell’intero movimento di lotta ma sarà determinante - e contribuirà comunque - alla configurazione di una possibile e necessaria prospettiva di cambiamento reale e di classe dei rapporti di forza, sindacali e politici, in fabbrica e nella società.

SLAI Cobas

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