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(27 Agosto 2013) Enzo Apicella
Obama ha deciso di attaccare la Siria, in ogni caso.

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Sopravvivere alla propaganda di guerra è possibile - un anno dopo, in Siria

(21 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Sopravvivere alla propaganda di guerra è possibile - un anno dopo, in Siria

foto: www.caunapoli.org

Per quanto la nostra contro-informazione non possa certamente contrastare la potenza di fuoco della borghesia imperialista, il lavoro che stiamo cercando di portare avanti mi pare della massima importanza.
Non siamo soli. Siamo pochi, pochissimi se rapportati alle forze di cui avremmo bisogno. Ma dobbiamo perseverare. Non per un motivo morale, non per un semplice senso di giustizia, ma perché possiamo sedimentare qualcosa. La lotta contro la guerra è sempre stata un terreno particolarmente fertile ed anche se oggi i tempi sono particolarmente bui, non dobbiamo restringere il nostro orizzonte al breve periodo, ma guardare in prospettiva.


Queste parole potranno sembrare un tentativo auto-consolatorio, vista la scarsa risposta che continua ad esserci, ma in realtà vogliono esprimere il convincimento del fatto che la lotta di classe ha tempi lunghi e in questo caso stiamo seminando non solo per l'oggi, ma soprattutto per il domani.
Avanti! si diceva una volta nel movimento socialista internazionale. Era il tempo in cui si nutriva fiducia in un futuro radioso. Oggi quei tempi sembrano ancor più lontani di quanto non siano effettivamente. Ma ancora una volta ci sentiamo di dirlo: Avanti!


Giornalisti di Al Jazeera si dimettono per protestare contro il sostegno acritico dell'emittente del Qatar all'opposizione siriana. Sostengono che sia di fatto diventato impossibile lavorare lì, vista l'aperta adesione della tv alla campagna contro Assad. Affermano che vengono trasmesse esclusivamente immagini e 'notizie' che possano supportare la caduta del regime siriano e che sistematicamente vengono occultate notizie provenienti da altre fonti che mostrano cose ben diverse.
Servizio di Russia Today (non è un caso che sia l'emittente russa a dare risalto alla notizia).

Il 27 febbraio, Wikileaks pubblica un’email in inglese, in cui il capo di STRATFOR, una società che coadiuva gli sforzi di intelligence di alcuni governi e diverse imprese, stila un report di una riunione molto riservata svoltasi a dicembre scorso al Pentagono a proposito della situazione in Siria. Presenti poche selezionatissime persone, tutte all'opera per l'intelligence di USA, GB e Francia.
La mail diventa particolarmente interessante quando si riporta che:
"Loro (esponenti statunitensi, britannici e francesi) non credono che l'intervento aereo (la No Fly Zone) possa avere luogo senza che ci sia sufficiente attenzione mediatica su un massacro, come accadde con l'avanzata di Gheddafi contro Bengasi."
Per il resto è una mail molto interessante perché parla di forze della NATO già all'opera in Siria, della strategia da utilizzare (campagne di assassini, sabotaggi, cercando di far implodere il governo) e dei posizionamenti dei vari stati (in Francia ci sono le elezioni, la Gran Bretagna ha problemi con gli altri paesi dell'UE dopo aver rifiutato di firmare l'accordo finanziario).

Di seguito pubblichiamo due contributi di Peacelink, tra i pochi “pacifisti non interventisti” rimasti e, ci duole ammetterlo, non solo nel mondo cattolico.
Sono interessanti perché affrontano una delle verità contro cui anche quest’anno abbiamo dovuto sbattere la testa.
Magari nel 2003 tutte quelle bandiere arcobaleno esposte da ogni balcone non rappresentavano in pieno il nostro atteggiamento di opposizione alla guerra, ma erano certamente il segnale di una sensibilità diffusa e di un automatismo nell’agire secondo le proprie posizioni e i propri ruoli. Questo è il secondo anno che possiamo verificare, sulla nostra pelle di collettivo politico, che questa sensibilità è stata completamente distrutta da una propaganda feroce, al punto che la si confonde con la verità. Una propaganda tanto feroce che molti non riconoscono il ruolo che dovrebbe avere chi si oppone davvero alle guerre imperialiste, facendo il lavoro sporco per chi già ci sfrutta e affama ogni giorno.


Ecco come il movimento pacifista si è fatto manipolare

"Se nelle altre guerre i pacifisti venivano attaccati per essere dalla parte sbagliata, ora sono dalla parte giusta, e recitano la parte degli sprovveduti che fanno esattamente quello che altri avevano previsto che facessero: massa di manovra per un cambio di regime. Tutto questo ci deve far riflettere. Ma probabilmente molti ancora non sanno che un anno fa caddero in un gigantesco tranello e furono manovrati con informazioni manipolate che facevano perno sui più nobili sentimenti. "Firmiamo, facciamo firmare, organizziamo iniziative", si leggeva in coda a quell'appello che nasceva sull'onda di una bugia di guerra - quelle del video delle fosse comuni - che aveva fatto il giro del mondo con la potenza di uno tsunami. Ma quell'indignazione non ri è ripetuta quando vi sono state le vere stragi: quelle della Nato con bombardamenti martellanti e con un'assedio devastante a Sirte e Bani Walid. In conclusione il 2011 è stato l'anno della morte del pacifismo manipolato: quel movimento è stato imbrogliato ed eterodiretto con una bugia di guerra e poi anestetizzato in modo da non provare dolore e rimorsi quando bombardavano Sirte e da non agire di fronte alle vere stragi. E il 2012? Quest'anno assistiamo al capolavoro della manipolazione per cui è lo stesso marchio pacifista che viene apposto su una manifestazione di un'organizzazione siriana che si schiera a favore della guerra: il CNS. Dopo la sua morte, assistiamo alla resurrezione trasfigurata del pacifismo, divenuto ormai strumento di manipolazione organico all'amministrazione Obama.
Così oggi: il movimento pacifista è stato imbrogliato da false informazioni. E' stato strumentalizzato per cambi di regime, ieri in Libia e oggi in Siria. E' divenuto l'esatto opposto di ciò per cui era nato: opporsi strenuamente alla guerra. Al tempo della guerra dell'Iraq sapemmo distinguere la verità dalla propaganda e non appoggiammo l'attacco di Bush a Saddam anche se quest'ultimo era un dittatore. Oggi questa distinzione non la sappiamo fare più e abbocchiamo al cambio di regime che ci chiede Obama, il premio Nobel per la Pace..."

Piccolo dizionario per capire la guerra in Siria.

Al Arabiya.
Dà ampio risalto alle notizie provenienti dai ribelli. Questa televisione ha sede negli Emirati Arabi Uniti, che adottano una politica di collaborazione con la Nato.
Al Jazeera. Padre Paolo Dall’Oglio (vive in Siria) ha dichiarato: “In Siria Al Jazeera ha scelto l’opzione militare”. L’ex direttore di Al Jazeera, Wadah Khanfar, si è dimesso lo scorso anno per aver censurato dei servizi sulle stragi dei soldati Usa, obbedendo al Pentagono. Questa TV è in Qatar e ha diffuso delle bufale (come le “fosse comuni” dopo il finto bombardamento aereo a Tripoli).
Al Qaida. Il leader di Al Qaida, Ayman al-Zawahiri, ha espresso il suo sostegno alla ribellione siriana in un messaggio video diffuso su alcuni siti internet islamici. Al Qaida non approva il carattere multireligioso dell’attuale società siriana.
Arabia Saudita. È sunnita. È considerato un Paese musulmano “moderato” perché compra armi dagli Usa. Punta a destabilizzare la Siria dove la maggioranza sunnita è esclusa dal potere. Proclama di farlo per la democrazia e la libertà, ma è una nazione dove recentemente è stata decapitata una donna per stregoneria. In questa nazione vige una monarchia assolutistica che vieta alle donne di guidare le auto e ai cristiani di fare proselitismo. Che libertà può portare in Siria un regime così?
Assad. È a capo del regime siriano. Agisce con metodi brutali e repressivi. Le violazioni dei diritti umani sono state ripetutamente evidenziate da Amnesty International. Ma chi lo vuole rovesciare si avvale del supporto dell’Arabia Saudita che non si distingue per un particolare zelo nella tutela dei diritti umani.
Avaaz. Rete telematica che propone petizioni. Ha, in passato, promosso appelli contro le multinazionali e per l’ecologia. Ma dietro Avaaz c’è l’organizzazione “MoveOn”, legata a Obama e Clinton. Usando informazioni rivelatesi non vere, ha spinto l’opinione pubblica progressista verso la guerra di Libia e ora ci ritenta con la Siria.
Bahrein. È un piccolo Stato situato nel Golfo Persico. Ospita una base navale Usa. Per questo motivo ha potuto reprimere brutalmente le proteste della popolazione senza suscitare l’indignazione di chi, invece, si è indignato per la Libia e la Siria.
CNS. È il Consiglio Nazionale Siriano. Si è alleato con l’Esercito Siriano Libero e approva l’insurrezione armata. Ha ottenuto l’appoggio della Tavola della Pace.
CNSCD. È un organismo politico che non condivide le scelte armate del CNS. In Italia è rappresentato da Ossamah Al Tawil, un obiettore di coscienza siriano.
Disertori. Vengono chiamati impropriamente così. I disertori dovrebbero abbandonare le armi, ma in Siria le usano per rovesciare il governo. E, quindi, vanno chiamati “insorti”.
Homs. È la città siriana di 800 mila abitanti dove si combatte la battaglia più sanguinosa fra soldati e insorti. “Secondo Debka File, il sito web israeliano di intelligence, unità delle forze speciali di Gran Bretagna e Qatar si sono infiltrate a Homs” (Alberto Negri, Il Sole 24 Ore, 8/2/2012).
Fratelli musulmani. Sono alla base della rivolta siriana. Hanno un patto di collaborazione con il Pentagono per destabilizzare Assad e far passare l’oleodotto che collega l’Iraq con il Mediterraneo, come spiega Alberto Negri sul Sole 24 Ore del 27/11/2011.
Iran. Fra Siria e Iran (entrambe sciite) c’è un’alleanza di ferro. Rompendo l’asse Siria-Iran si può ridisegnare il potere in quell’area ricca di petrolio.
Osservatori Internazionali. Sono gli unici che hanno potuto verificare le informazioni su campo. Per questo sono stati scomodi. Al loro arrivo le violenze si sono placate.
Qatar. Compra armi dagli Usa e punta all’intervento militare in Siria.
Turchia. Fa parte della Nato, confina con la Siria e addestra sul proprio territorio gli insorti siriani.
Taurus. È una base navale che la Siria mette a disposizione della Russia. È l’unica base navale russa nel Mediterraneo. Questo, assieme a consistenti forniture di armi russe, spiega il legame di ferro fra Russia e Siria.
Violenze. Assolutamente inaccettabili le violenze del regime di Assad. Gli insorti tuttavia compiono attacchi deliberati e non agiscono per autodifesa, ma per rovesciare il regime.

Ecco l'ennesimo esempio di manipolazione mediatica dei conflitti: l'inviato che si collega da Homs (Siria) con la CNN si trova in una situazione di assoluta tranquillità, attorno a lui non accade nulla e c'è silenzio, eppure la sua immagine affiancata a scene di guerra e l'inserimento ad arte di un tappeto sonoro di urla, spari, bombardamenti, rumori che richiamano ad una situazione di piena battaglia, portano lo spettatore a pensare che l'inviato si trovi invece nel bel mezzo di una guerra.

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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