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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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Vertenza Alcoa - Nazionalizzare il settore dell’alluminio e quello energetico

(28 Marzo 2012)

alcoa bis

La lotta dei lavoratori Alcoa ha sempre fatto parlare di sè. Tenacia e consapevolezza delle proprie forze sono stati gli ingredienti che da sempre l’hanno contraddistinta. La combattività dei lavoratori di Alcoa si è vista ancora per le strade di Cagliari durante lo sciopero regionale dello scorso 13 marzo: i blitz sotto il palazzo della Regione e la sede dell’Enel così come il blocco del traffico hanno anticipato quanto sarebbe poi accaduto a Roma ieri sotto la sede del Ministero dello sviluppo economico. In 350 sono arrivati dall’isola a protestare vibratamente per di impedire che dal vertice tra Alcoa, governo, sindacati ed istituzioni locali si arrivasse direttamente alla chiusura dello stabilimento.

La classe operaia ha dimostrato ancora una volta di essere quella forza nella società che può fermare un paese e prendere i destini di tutti gli oppressi sulle sue spalle. Le “forze dell’ordine” hanno svelato invece per l’ennesima volta il loro vero volto, manganellando e reprimendo una legittima manifestazione di protesta.

La manifestazione di Roma di ieri ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo perchè, con l’avvicinarsi della data prefissata per la fermata degli impianti (4 aprile) la disperazione sembrava prendere il sopravvento. Negli ultimi giorni abbiamo visto una decina di lavoratori incappucciati e ben mimetizzati irrompere all'interno della sottostazione Enel di Monteponi, praticamente a ridosso dei cavi ad alta tensione (150 mila volt, con pericolo di vita anche a breve distanza); altri ancora si sono arrampicati sul traliccio dell’Enel. Successivamente è iniziato uno sciopero della fame di un operaio (crollato dopo 5 giorni di resistenza) e un altro suo compagno ha tentato di darsi fuoco. Solo l’intervento di altri lavoratori ha evitato il peggio.

Vogliamo essere chiari fin da subito: è possibile che reazioni del genere possano avvenire a pochi giorni dallo sciopero generale dell’industria del 13 marzo? Pensiamo di si, se non si offre una chiara prospettiva di vittoria. Tre scioperi generali in tre anni senza che ci sia stata la minima conquista non possono non demotivare.

L’azione di lotta di ieri a Roma, che ha travalicato i limiti imposti dai vertici sindacali, ha fornito ai lavoratori un senso di forza collettiva, ha fatto crescere in loro la fiducia nella classe alla quale appartengono e ha cambiato lo scenario.

Poco prima del vertice Passera aveva spiegato che quella dell'industria dell'alluminio americana «è tra le vertenze su cui c'è il massimo impegno del ministero, del sottosegretario De Vincenti e mio personale. Come governo stiamo facendo il massimo per facilitare le trattative, ma tutti sappiamo bene che non è garantito il risultato, perchè ci muoviamo in un settore molto difficile». Aggiungendo che: «occorre agire sulla leva dell'energia nel pieno rispetto della Ue». Che il governo, però, non voglia intervenire fino in fondo per risolvere la vertenza è dimostrato da quanto avvenuto il 13 marzo scorso alla Camera: su un odg presentato dai deputati sardi del Pdl, Salvatore Cicu e Piero Testoni, e volto a predisporre «un piano integrato per il rilancio del polo energetico e industriale del Sulcis-Iglesiente», l’esecutivo si è mostrato contrario. è stato battuto ma, come si vede, tale odg non ha salvato la situazione, nè un piano del genere (gestito da chi?) avrebbe potuto farlo. Ma l’orientamento governativo è esplicito in tal senso. Altro che «stiamo facendo il massimo».

Di fronte all’irremovibilità di Alcoa, ostinata a voler far scattare le procedure di mobilità dal 4 aprile per poi far partire le lettere di licenziamento dal 31 luglio, i sindacati, nella speranza di guadagnare tempo ai fini di una acquisizione degli impianti da parte di altri imprenditori, hanno proposto la prosecuzione delle lavorazioni fino al 31 dicembre. Inoltre hanno richiesto energia a prezzi competitivi. «Una posizione energetica non competitiva, combinata con costi delle materie prime crescenti e crollo dei prezzi dell'alluminio – aveva spiegato la multinazionale in sede di annuncio di chiusura – hanno condotto a dover pianificare le riduzioni delle capacità produttive o le fermate degli stabilimenti. Le riduzioni o le fermate corrispondono a 240.000 tonnellate, ovvero circa il 5% della capacità totale di produzione di Alcoa. La capacità di Portovesme è di 150.000 tonnellate, mentre La Coruna e Aviles (in Spagna) sono rispettivamente pari a 87.000 e 93.000 tonnellate all'anno».

Alla fine della giornata è stato raggiunto un accordo. Stando a quanto sostiene il segretario nazionale della Uilm, Mario Ghini, Alcoa manterrà l'attività produttiva «fino al termine del mese di ottobre, ma i lavoratori rimarranno al lavoro fino al 31 dicembre 2012. Infatti, l’azienda ha ritirato le procedure per l’avvio della mobilità e dal primo gennaio del 2013 per i circa 1.500 addetti dello stabilimento siderurgico potrà scattare l’eventuale cassa integrazione straordinaria. Da parte del governo, della regione Sardegna e della provincia Carbonia-Iglesias c’è l’impegno a determinare le opere infrastrutturale e a ridurre i costi dell’approvvigionamento energetico e le relative tariffe. Entro il mese d’aprile dovrebbero giungere al dicastero dello Sviluppo le manifestazioni d’interesse da parte delle aziende (al momento sarebbero quattro, ndr) propense a subentrare ad Alcoa nella produzione siderurgica nel sito sardo e tra queste in tempi brevi ne sarà prescelta una».

Ora i lavoratori, che a breve si riuniranno in assemblea a Portovesme, possono sicuramente tirare un sospiro di sollievo. Ma a fronte dell’impegno pubblico per creare quelle condizioni favorevoli ai nuovi padroni (…il libero mercato) sul fronte delle infrastrutture e dei costi energetici, è opportuno preparare una svolta politica per non lasciare soli i lavoratori ed evitare di essere impreparati al prossimo eventuale giro.

Cosa succederà infatti se a fine anno non si troverà un nuovo acquirente? La sinistra deve trovare il coraggio di insubordinarsi alle logiche attuali fatte di tatticismi, opportunismi e elettoralismi. Investiamo nella lotta, diamoci da fare per la massima unità dal basso attraverso un coordinamento dei delegati di tutte le realtà in lotta, mettiamo in discussione le compatibilità capitaliste iniziando a rivendicare la nazionalizzazione dei settori dell’alluminio e energetico e il controllo operaio sulla produzione!

Mauro Falchi - FalceMartello

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