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Armi nucleari

Le strade che portano al disastro

(28 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Armi nucleari

foto: ciptagarelli.jimdo.com

Questa Riflessione potrebbe essere scritta oggi, domani o in qualsiasi altro giorno senza correre il rischio di essere sbagliata. La nostra specie affronta problemi nuovi. Quando, 20 anni fa, alla Conferenza delle Nazioni Unite sul’Ambiente e lo Sviluppo a Rio de Janeiro, dissi che una specie era in via di estinzione, avevo meno ragioni di oggi per avvertire del pericolo che vedevo nei 100 anni a venire. Allora solo pochi leaders dei paesi più potenti gestivano il mondo. Applaudirono le mie parole per mera cortesia e continuarono tranquillamente a scavare la tomba della nostra specie.

Sembrava che sul nostro pianeta regnasse il buon senso e l’ordine. Da tempo lo sviluppo economico, appoggiato dalla tecnologia e dalla scienza, sembrava essere l’Alfa e l’Omega della società umana.

Ora tutto ciò è molto più chiaro. Verità profonde si sono aperte la strada. Quasi 200 Stati, teoricamente indipendenti, costituiscono l’organizzazione politica a cui in teoria spetta reggere i destini del mondo.

Circa 25.000 armi nucleari, in mano alle forze alleate o antagoniste disposte a difendere l’ordine che cambia, per interesse o per necessità, riducono virtualmente a zero i diritti di migliaia di milioni di persone.

Non commetterò l’ingenuità di dare alla Russia e alla Cina la responsabilità dello sviluppo di questo tipo di arma, dopo la mostruiosa mattanza di Hiroshima e Nagasaky, ordinata da Truman dopo la morte di Rooseveld.

Neppure cadrei nell’errore di negare l’olocausto che significò la morte di milioni di bambini e di adulti, uomini e donne, principalmente ebrei, gitani, russi o di altre nazionalità, che furono vittime del nazismo. Per questo è ripugnante la politica infame di coloro che negano al popolo palestinese il suo diritto ad esistere.

Qualcuno pensa forse che gli Stati Uniti saranno capaci di agire con l’indipendenza che può preservarli dal disastro inevitabile che li aspetta?

In poche settimane i 40 milioni di dollari che il presidente Obama ha promesso di raccogliere per la sua campagna elettorale serviranno solo a dimostrare che la moneta del suo paese è molto svalutata, e che gli Stati Uniti, con il loro insolito e crescente debito pubblico che si avvicina a 20 mila milioni di milioni di dollari, vivono del denaro che stampano e non di ciò che producono.

Il resto del mondo paga quello che loro dilapidano.

E nessuno crede neppure che il candidato democratico sia migliore o peggiore dei suoi avversari repubblicani: che si chiamino Mitt Romney o Rick Santorum. Anni luce separano i tre da personaggi come Abramo Lincoln o Martin Luther King. E’ davvero inusitato osservare una nazione tanto potente tecnologicamente e un governo così orfano, nello stesso tempo, di idee e valori morali.

L’Iran non possiede armi nucleari. Lo si accusa di produrre uranio arricchito che serve da combustibile energetico o come componente di uso medico.

Piaccia o no, il suo possesso non è equivalente alla produzione di armi nucleari. Decine di paesi utilizzano l’uranio arricchito come fonte di energia, ma esso non si può utilizzare per costruire un’arma nucleare senza un precedente e complesso processo di purificazione.

Ma Israele – che, con l’aiuto e la complicità degli Stati Uniti, ha costruito l’armamento nucleare senza informare né rendere conto a nessuno, non riconoscendo neppure oggi il possesso di queste armi – dispone di centinaia di esse.

Per impedire lo sviluppo della ricerca nei paesi arabi vicini ha attaccato e distrutto i reattori dell’Iraq e della Siria. Ha anzi dichiarato di voler attaccare e distruggere i centri di produzione del combustibile nucleare iraniani.

La politica internazionale sta girando attorno a questo tema cruciale in questa complessa e pericolosa regione del mondo, dove si produce e si esporta la maggior parte del combustibile che muove l’economia mondiale.

L’eliminazione selettiva degli scienziati più eminenti dell’Iran da parte di Israele e dei suoi alleati della NATO è diventata una pratica che stimola l’odio e i sentimenti di vendetta.

Il 16 marzo 2012 Michael Chossudovsky e Finian Cunningham hanno pubblicato un articolo rivelando che “Un importante generale della Forza Aerea USA ha descritto la più grande bomba convenzionale – la distruggi-bunker di 13,6 tonnellate – come ‘grandiosa’ per un attacco militare all’Iran.

“Un commento così locuace sul grosso apparato assassino ha avuto luogo nella stessa settimana in cui il presidente Barak Obama aveva stigmatizzato il “parlare alla leggera” su una guerra nel Golfo Persico.” “... Herbert Carlisle, vice capo di Stato maggiore delle operazioni delle Forze Aeree USA (.....) ha aggiunto che probabilmente la bomba verrebbe utilizzata in qualsiasi attacco contro l’Iran ordinato da Washington.

Il MOP, a cui ci si riferisce come ‘La madre di tutte le bombe’ è progettatoper attarversare 60 metri di cemento prima di scoppiare. Si pensa che sia la più grande arma convenzionale, non nucleare, dell’arsenale statunitense”.

Il Pentagono pianifica un processo di vasta distruzione delle infrastrutture dell’Iran e vittime civili in massa attraverso l’uso combinato di bombe nucleari tattiche e mostruose bombe convenzionali con nubi a forma di fungo, compresa la MOAB e la più grande GBU-57 A/B o Massive Ordnance Penetrator (MOP), che oltrepassa la MOAB per capacità distruttiva”.

“La MOP viene descritta come ‘una potente nuova bomba che mira direttamente alle installazioni nucleari sotterranee dell’Iran e della Corea del Nord. L’immensa bomba è più lunga di undici persone messe gomito a gomito, o più di 6 metri dalla base alla punta’.”.

Prego il lettore di scusarmi per questo contorto gergo militare.

Come si può capire, questi calcoli partono dal presupposto che i combattenti iraniani, che sono milioni di uomini e donne noti per il loro fervore religioso e per le loro tradizioni di lotta, si arrenderanno senza sparare un colpo.

Nei giorni appena passati gli iraniani hanno visto come i soldati degli Stati Uniti che occupano l’Afganistan, in sole tre settimane, hanno orinato sui cadaveri degli afgani assassinati, hanno bruciato i libri del Corano e hanno assassinato più di 15 cittadini indifesi.

Immaginiamo le forze degli Stati Uniti che lanciano su installazioni industriali mostruose bombe capaci di penetrare 60 metri di cemento. Mai una simile avventura era stata concepita.

Non c’è bisogno di una sola altra parole per capire la gravità di una tale politica. Per questa strada la nostra specie sarà condotta inevitabilmente verso il disastro. Se non impariamo a capire, non impareremo mai a sopravvivere.

Da parte mia, non ho il minimo dubbio che gli Stati Uniti siano sul punto di commettere, e condurvi il mondo, il più grande errore della loro storia.

21 marzo 2012

da: cubadebate.org; 21.3.2012
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

Fidel Castro Ruz

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