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Esopo ad Assisi

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(26 Settembre 2011) Enzo Apicella

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    (Imperialismo e guerra)

    A proposito di umana pietà

    Un breve commento sulle polemiche seguite alla manifestazione di Roma

    (8 Giugno 2004)

    I furiosi attacchi, lanciati dagli esponenti dei partiti del regime bipolare, a chi, nella manifestazione del 4 giugno, ha gridato lo slogan 10-100-1000 Nassiriya, sono il segno di una ipocrisia clamorosa.

    In quelle stesse strade di Roma, infatti, due giorni prima, alla presenza delle massime autorità di questo Stato erano sfilati, tra la folla festante, uomini armati e mostruose e micidiali armi destinate a portare la morte anche, e non solo, in Iraq.

    Da qualche giorno, inoltre, comincia a filtrare la notizia, anche sui grandi quotidiani nazionali, che nella cosiddetta battaglia dei ponti del 6 aprile, a Nassiriya, i soldati italiani hanno ucciso centinaia di iracheni. E proprio in questi giorni vengono inviati in Iraq carri armati militarmente ancor più micidiali e, probabilmente, anche elicotteri da combattimento.

    Non può, dunque, che essere chiaro come quello slogan era la risposta alla ingiusta, brutale e violentissima aggressione condotta anche dalle forze armate italiane contro il popolo iracheno. Del resto chi ha sentito gridare quello slogan, lo sentiva anche concludere con l'auspicio "così gli italiani se ne vanno via". E questa è la guerra.

    Certo, in quel grido (che riecheggia la celebre frase del Che su “Due, tre, molti Vietnam") non ci sono espressioni di umana pietà. Ma umana pietà non c'è in questa aggressione, dove, al contrario, c'è ogni forma di disumano annientamento: dai missili lanciati su banchetti di nozze, alle bombe a grappolo, ai proiettili all'uranio impoverito, all'abbattimento di case, agli omicidi mirati, agli imprigionamenti di massa, alle torture più vergognose, al tentativo di distruggere l'identità di popoli con una storia antichissima.

    E allora, possiamo dire, vi è più pietà, verso tutti, in quel duro grido, che rende lancinante l'opposizione a questa guerra di aggressione, piuttosto che nel disgustoso perbenismo di chi danza, elegante, sul palco del "politicamente corretto", ignorando l'essenza della guerra, e desiderando quella che avrà la copertura dell'Onu, ennesimo trionfo della politica (e della guerra ) dei potenti.

    Iraq Libero – Comitati per la resistenza del popolo iracheno

    Fonte

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