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(Lotte operaie nella crisi)

In debito di … lotta di classe!

(2 Aprile 2012)

Volantino per la manifestazione del 31/3 a Milano

Il governo Monti procede come un carro armato contro i lavoratori:

li ha costretti a lavorare anche 5 anni in più prima di prendersi una pensione dimezzata,

ha aumentato l’IVA di altri 2 punti dal prossimo ottobre,

ha costretto le regioni ad aumentare le tasse sui redditi,

sta varando una “riforma” del mercato del lavoro che rende più facili i licenziamenti e mantiene la precarietà, mentre manda manganellatori in divisa per reprimere gli operai che alzano la testa e fanno scioperi incisivi, come nelle cooperative della logistica e come è successo martedì scorso a Roma contro i lavoratori Alcoa.

I salari diminuiscono, le famiglie dei lavoratori dipendenti sono costrette a ridurre i consumi mentre i profitti e i redditi di manager, professionisti e piccola borghesia aumentano.

Il debito lo stiamo pagando – e salato - noi lavoratori, disoccupati, studenti proletari, pensionati.

Dire che “il debito non lo paghiamo” è una litania vuota se non si organizza un’azione rivendicativa per difendere i salari e ridurre la precarietà.

Senza una lotta di classe generalizzata e tenace il debito lo scaricano comunque addosso ai salariati!



La lotta contro la manomissione dell’articolo 18 (ma non dimentichiamo che è solo l’ultima di un ventennio di manomissioni delle conquiste operaie, e che l’art. 18 già copre solo una minoranza di lavoratori), è sacrosanta. Ma anziché essere la bandierina per far dimenticare gli altri fronti della lotta che vedono i sindacati assenti e proni, e una passerella elettorale fatta sulla pelle degli operai, deve collegarsi a rivendicazioni generalizzate che risveglino le energie di classe:

un recupero salariale consistente e generalizzato e un salario minimo garantito

che garantisca il necessario per vivere ai lavoratori che non ci arrivano, occupati regolari, precari, semioccupati in nero e disoccupati.

La disoccupazione non è colpa dei disoccupati, e men che meno degli immigrati, ma del sistema capitalistico!

Lavoro o non lavoro, i proletari devono poter vivere decentemente.

Vent'anni senza lotte hanno ridotto i salari italiani sotto la media europea. Decenni di attacco padronale e di concertazione sindacal-collaborativa hanno tolto forza e organizzazione ai lavoratori di ogni età e condizione.

I sacrifici dovevano rilanciare l’economia, e invece proprio quella italiana è rimasta al palo in un’Europa che arranca... e in un mondo capitalistico che si dibatte tra le sue crisi!

In Grecia come in Spagna si organizza la lotta contro le misure imposte dall’Europa del capitale.

Non sono nuove-vecchie ricette economiche capital-stataliste che servono,
è la lotta di classe che manca, e che bisogna organizzare!

Organizziamo in tutta Italia Comitati di Lotta, senza distinzioni di sigle sindacali e politiche, per il salario contro la precarietà!

Nessun partitino della sinistra potrà mai risolvere per via elettorale la crisi di un capitalismo irriformabile.

Per questo lavoriamo per l’unità dei comunisti rivoluzionari nella prospettiva del rovesciamento del capitalismo.

Comunisti per l’Organizzazione di Classe

Fonte

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