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Articolo 18

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(13 Marzo 2012) Enzo Apicella

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    Art. 18: vergognoso accordo raggiunto sulla testa degli operai

    Facciamolo saltare con la lotta e l’unità dal basso

    (8 Aprile 2012)

    Il governo Monti-Napolitano e i segretari dei partiti borghesi che lo sorreggono (PDL, PD e “terzo polo”) hanno raggiunto un accordo politico per varare e approvare il disegno di legge sulla “riforma del lavoro”. Questo accordo “blindato” non modifica nella sostanza il contenuto della manovra, ma ne ribadisce il contenuto antioperaio.

    La regola più importante, il diritto ad essere reintegrati nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo o ingiustificato è di fatto annullata. Monti stesso ha chiarito che il reintegro è previsto solo per “fattispecie estreme e improbabili”.

    La controriforma sancisce la liberalizzazione dei licenziamenti per motivi economici, cancella la CIG senza garantire a tutti i lavoratori gli “ammortizzatori sociali”. Invece di abolire le tante forme di precarietà, le rende al contrario permanenti e ancor più brutali. Per gli esodati, tranne la fame, non c’è nulla.

    L’accordo sul disegno di legge è inaccettabile, ed è gravissimo che i vertici sindacali confederali lo appoggino, perché comporta un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, la soppressione delle libertà e della agibilità che ancora esistono, l’intimidazione dei lavoratori e il dispotismo padronale in fabbrica. Il solo “progresso” che determinerà sarà quello dell’impoverimento di massa, e ciò acutizzerà la crisi economica capitalista.

    Il governo e i suoi screditati sostenitori – esecutori dei diktat della UE, della BCE, del FMI - si sono affrettati a venire incontro alle richieste degli speculatori finanziari internazionali, ma non hanno mostrato alcuna considerazione per le istanze dei lavoratori e per le rivendicazioni dei sindacati che li difendono. Ora speculano sulla contrapposizione fra occupati e disoccupati per nascondere gli effetti devastanti su entrambi.

    Monti ha detto che sono stati sciolti tutti i nodi. Ne dimentica uno, sul quale dovrà inciampare: la classe operaia.

    Da settimane si stanno succedendo mobilitazioni e scioperi in tutto il paese, promossi dal basso e in molti casi unitari. Le adesioni alla lotta sono massicce. Il consenso del governo e dei partiti che lo mantengono in vita è in picchiata.

    Grazie alla determinazione, alla tenacia e alla resistenza di centinaia di migliaia di operai e lavoratori sfruttati, si sono aperti delle contraddizioni, dei varchi. La presentazione di un disegno di legge, invece del decreto legge, ne è una dimostrazione, così pure l’introduzione dell’aleatorio e improbabile reintegro affidato ai giudici, per cercare di frenare la lotta. Che invece deve continuare!

    Lo stesso Monti ha dichiarato che potrebbe andarsene se i lavoratori non accettano la riforma. Ebbene dobbiamo prenderlo in parola, facendogli capire che la strada della controriforma è sbarrata: la sbarra la classe operaia.

    Nessun via libera a Monti! Se il governo non abbandona la sua politica di attacco alle conquiste dei lavoratori dev’essere licenziato per giusta causa, assieme a tutti coloro che lo giustificano e l’appoggiano!

    Mandiamo un messaggio ancora più forte proseguendo, estendendo la mobilitazione e intensificando la pressione, con il fronte unico di lotta dal basso. Mettiamo in campo la nostra forza e facciamo pagare all’oligarchia e ai suoi rappresentanti politici il prezzo politico più alto per questo ennesimo crimine.

    Avanti con gli scioperi, i volantinaggi, i presidi, i cortei, i blocchi, le occupazioni. Continuiamo ad esigere la proclamazione immediata dello sciopero generale nazionale con manifestazione a Roma, che deve vedere come protagonisti, a fianco degli operai, i disoccupati, gli studenti, i settori popolari colpiti dalla crisi. Uno sciopero vero, non le solite passeggiate!

    La battaglia che dobbiamo affrontare è fra capitale e lavoro. Il suo esito dipende dai rapporti di forza fra le parti in lotta: la borghesia e il proletariato.

    Di qui la necessità di dar vita ad una azione politica generale, di qui l’importanza di ricostruire il Partito comunista del proletariato, strumento indispensabile per dirigere la lotta politica nella prospettiva dell’abbattimento del capitalismo e della costruzione della società dei lavoratori.

    Nessuna modifica dell’art. 18, ma sua estensione a tutti i lavoratori. Basta precarietà. La crisi la deve pagare chi l’ha causata: i capitalisti, i ricchi, i parassiti. Avanti nella lotta!

    7 aprile 2012

    Piattaforma Comunista

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