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Un western senza buoni

(8 Aprile 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Un western senza buoni

Volantini di bossiani che equiparano Maroni a Fini e Giuda - foto: www.cattolicesimo-reale.it

«Ne uccide più la famiglia che la spada», verrebbe da dire di fronte allo scandalo che ha investito la Lega o anche – pensando alle sue intemerate contro coppie di fatto e unioni gay - «Chi di famiglia ferisce, di famiglia perisce».

The family

La peggiore sentina d'iniquità si conferma la «famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna … culla della vita e dell’amore,... prima e insostituibile educatrice alla pace», di cui ciancia Benedetto XVI nelle sue impagabili omelie. Qui si commette la maggior parte delle violenze contro le donne, qui (oltre che nei luoghi frequentati da preti suore e frati) si consuma la più parte degli abusi sui minori. Qui, per acquistare e ristrutturare case, per compiacere moglie e figli, oltre a uomini e donne della loro cerchia (magica), si dirottano i soldi pubblici incassati dai partiti come rimborsi.

Così anche Bossi “teneva” famiglia e ne era condizionato specie dopo essere passato, complice la malattia, Dal dio Po alla difesa dei valori, come scrive con tono amichevole e partecipe Avvenire del 7 aprile, che spera di poter ancora contare su quella identità di vedute fra Chiesa e Lega tanto apprezzata nel 2010 (e premiata col sostegno elettorale) da monsignor Fisichella.

«Pulizia pulizia pulizia»

Non che i senza famiglia, oggi contrapposti a Bossi, siano meglio di lui: da Borghezio, che ai casti amplessi matrimoniali preferisce quelli delle negrone “assaporate” in Africa, fino a Gentilini, che ha nostalgia dei casini fascisti e dei vagoni piombati nazisti in cui stipare i migranti, o ai cacciatori di rom Tosi e Salvini e al loro referente Maroni.

Tutti costoro, per cattivarsi i militanti imbufaliti e tirarli dalla loro parte, fingono adesso di cadere dal pero e invocano «pulizia pulizia pulizia», spergiurando di non aver mai saputo (e che neppure Bossi sapeva) dei soldi dati a Rosy, Renzo, Riccardo ecc. Il che è poco plausibile non soltanto per Calderoli, accusato per vari affari opachi della Lega fin dal 2005, quando Fiorani disse di aver dato a Brancher dei soldi da spartire con lui (La Repubblica, 29 giugno 2010), ma anche per uno come Maroni, ministro dell'Interno, per trent'anni amico-rivale di Bossi, cui nel pieno dello scandalo la moglie di Bossi telefona «per essere rassicurata sui figli» (Il fatto quotidiano, 5 aprile).

Sembra anzi autorizzato il sospetto di indagini provocate dall'interno della Lega, in funzione di un regolamento di conti e di una lotta per la successione, come facevano intendere quei militanti che, il giorno delle dimissioni di Bossi, gridavano a Maroni «Giuda».

L'assassino è peggio del ladro

In ogni caso l'improbabile ignoranza per le ruberie dei vicini di sedia non muta le responsabilità politiche di Maroni e dei maroniani che hanno contribuito tanto e più di Bossi e dei bossiani a fare della Lega quel partito nazistoide e razzista, unicamente mosso da avidità di potere, che fu fin dal primo giorno (e lo rimarco perché anche Il fatto, sicuramenteantileghista,elogia a volte la Lega delle origini in quanto forza “di sinistra”, dimenticando che fu subito secessionista, razzista contro il sud e legata ai padroncini reazionari; o “legalitaria”, ignorando che con la mano destra agitava il cappio mentre con la sinistra intascava, tramite il Belsito dell'epoca, la tangente Enimont).

Maroni e i maroniani (Salvini e Tosi in testa) sono stati i promotori delle ronde, della caccia ai rom, del segregazionismo nei CIE trasformati in luoghi di tortura quotidiana e di induzione al suicidio, o delle politiche omicide di respingimento in mare che hanno provocato la morte di molti rifugiati. E non è che il furto sia peggio dell'omicidio...

Sicché indigna (e insieme dà la misura di cosa sia ormai il Pd) leggere di un tal Daniele Marantelli, parlamentare del Pd, che intervistato dal Manifesto si vanta «amico di Bobo», o sentir parlare di un Maroni “buon” ministro dell'interno da parte di quella stessa stampa che fa il presentatarm al Bossi caduto dopo aver contribuito per tanti anni alla sua fortuna facendo passare le sguaiataggini e le violenze leghiste per “ragazzate”.

Nella Lega non c'è niente da salvare

In realtà in questa sfida all'ultimo sangue per il potere fra i dirigenti di un partito che soltanto per il potere è nato e vissuto, non ci sono “buoni”, da sostenere o cui offrire sponda.

Tutto il veleno che la Lega poteva seminare in Italia, aggravando le divisioni del paese e facendo diventare il razzismo “senso comune” al fine di crescere e intercettare consensi, lo ha seminato. E gli effetti si vedono anche in questi mesi in cui Riccardi e Cancellieri continuano ad applicare le sue leggi e le sue politiche razziste – anche se mascherate sotto ipocriti predicozzi integrazionisti.

Liberarsi della devastante eredità leghista non sarà facile. Ma sarà tanto più facile quanto prima si cancellerà dalla storia e dalla politica di questo paese la variopinta accolita di cialtroni verdedipinti, bossiani o maroniani che siano.

cattolicesimoreale.it

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