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(9 Dicembre 2012) Enzo Apicella

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Palestina - Lo stadio d'assedio continua, non si è mai interrotto. Vol I

(12 Aprile 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Palestina - Lo stadio d'assedio continua, non si è mai interrotto. Vol I

foto: www.caunapoli.org

Monti in Israele e Palestina: la solita questione dei negoziati

“Nulla qui riecheggia Omero.
I miti bussano alla nostra porta, se vogliono.
Nulla riecheggia Omero. Qui, un generale
Scava alla ricerca di uno stato addormentato
Sotto le rovine di una Troia che verrà.
Voi, ritti in piedi sulla soglia, entrate,
Bevete con noi il caffè arabo.
Sentirete che siete uomini come noi."

(Mahmoud Darwish, Stato d'assedio)

Non che si potessero nutrire dubbi a riguardo (come Ministro degli Esteri abbiamo un ex ambasciatore a Tel Aviv), ma si fa sempre più chiara la posizione del cosidetto governo “tecnico” italiano anche rispetto alla situazione mediorientale dopo la visita del premier Monti in Israele e Palestina che ha visto l’incontro con Netanyahu, Peres, Lieberman e un breve incontro anche con Abu Mazen.

Monti in poche ore ha:

- confermato al premier israeliano Netanyahu la volontà del governo di concludere il contratto Alenia-Aermacchi per fornire ad Israele 30 velivoli M346 da addestramento marcando l’importanza della cooperazione in ambiti così sensibili che garantiscono un ulteriore “salto di qualità” nei rapporti già eccellenti tra i due paesi. La cooperazione militare tra Italia e Israele è ormai marcatissima con le già avvenute esercitazioni militari in Sardegna, l’acquisto dei radar anti-migranti e di altri dispositivi di sicurezza, la collaborazione nella ricerca scientifica e nella “lotta al terrorismo”. D’altronde Israele in quanto laboratorio di repressione e controllo sperimenta parecchie cose che l’Italia pian piano prova ad applicare in scala: come a L’Aquila, come in Valsusa con la creazione di zone militari inaccessibili recintate da filo spinato, la creazione di checkpoint, il ritardo nelle operazioni di soccorso…

- rassicurato Abu Mazen dichiarando che l’Italia appoggia la soluzione dei due stati attraverso l’unico mezzo possibile, i fantomatici negoziati.gun Del resto sono solo 20 anni che ci sono “negoziati di pace” e le colonie si sono più che duplicate, il muro dell’apartheid con i suoi 800km è quasi concluso e le demolizioni di case palestinesi sono all’ordine del giorno, e allora perché arrendersi? E soprattutto perché perdere tempo all’ONU rischiando di far uscire troppe “inutili” contraddizioni?

- visitato naturalmente il museo dell’Olocausto ribadendo la lotta contro l’antisemitismo, l’unica tipologia di razzismo da combattere che interessa le istituzioni italiane. Il ministro degli esteri Lieberman ne ha approfittato per cacciare di tutto sul famigerato antisemitismo degli intellettuali europei riferendosi al povero Gunter Grass, reo di aver detto “ciò che deve essere detto” condannando i due pesi e due misure utilizzati quando si parla di pericolo del nucleare (n.b. Israele possiede oltre 200 testate nucleari ma non ha mai firmato alcuno straccio di trattato di proliferazione) e sottolineando che il vero pericolo per la pace mondiale si chiama Israele, e sarebbe ora che avessimo il coraggio di dircelo apertamente.

L’ indefesso Premier, poi, continua la sua marcia di presentazione del “nuovo modello Italia” in Egitto e, durante il colloquio con il nuovo primo ministro Kamal El Ganzuri, dopo i primi convenevoli, va subito al sodo: bisogna mantenere fermo il trattato di pace tra Egitto ed Israele.
Detto ciò, due valutazioni a caldo sono doverose. Procediamo velocemente da principio.
Si comincia con le due manovre da 90 miliardi di tagli, si continua con la patrimoniale al contrario, meglio conosciuta come riforma delle pensioni e con l’aumento dell’iva, fino ad arrivare, senza colpo ferire, alla tanto discussa riforma del mercato del lavoro. Poi infiocchettato il pacchetto, si comincia a fare il giro del mondo per decantarne le caratteristiche:
scardinamento di tutte le forme di servizi intesi in senso sociale, eliminazione degli ammortizzatori, riduzione delle tutele sindacali e come riverbero l’addomesticamento delle fasce di lavoratori più conflittuali. Ma non basta. Non basta perché per riacquistare credibilità e quindi per assicurarsi altre fette di mercato c’è bisogno di autorevolezza. Ed ecco che il nostro avvizzito Monti si precipita in Medio Oriente e, mentre parla di negoziati, con una mano piazza 10 caccia bombardieri e con l’ altra mette il sigillo di garanzia su degli accordi di vitale importanza per la supremazia d’ Israele nell’area.
E già, perché durante la primavera egiziana la spinta dei movimenti di massa qualche problema l’aveva creato anche sul versante dei rapporti con Israele (vedi i ripetuti attacchi portati al gasdotto che attraverso l’Egitto rifornisce Tel Aviv, che hanno comportato la mancanza di approvvigionamenti nella maggior parte del paese per diversi giorni) costituendo un serio problema per il governo di Netanyahu, ma per la fortuna di chi da oltre sessant’anni perpetra uno sterminio ai danni della popolazione palestinese, ora è apparso sullo scenario mediorientale Mario Monti, paladino dell’ ingiustizia.

Nulla di nuovo sotto al cielo, quindi, eccetto l’ennesima dimostrazione che ogni pietra scagliata contro i carri armati d’Israele qui in Italia colpisce chi comanda.

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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