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Notizie dalla Guinea Bissau dopo il golpe dei militari

(15 Aprile 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Il 12 aprile un golpe militare si è verificato in Guinea Bissau; il premier Carlos Gomes Junior ed il presidente ad interim Raimundo Pereira sono stati arrestati.

Le notizie che giungono sono frammentate, e mentre l’Onu e gli Usa hanno condannato il golpe, sembrano aprirsi spiragli per un governo di “salute pubblica”: ne dovrebbero fare parte esponenti dell'opposizione al premier deposto Gomes Junior, e i militari che hanno attuato il colpo di Stato e che hanno chiesto due dei ministeri-chiave, quelli della Difesa e degli Interni. Ma al momento non si hanno notizie di accordi. Ieri il ministro degli Esteri della Guinea Bissau, Mamadou Djalo Pires, ha accusato il capo di Stato maggiore dell'esercito, Antonio Indjai, di essere all'origine del golpe nel suo Paese, aggiungendo che il suo arresto ieri da parte dei militari era una «farsa». «Tutti sanno che c'è un autoproclamato comando militare che ha annunciato l'arresto del generale Antonio Indjai, ma noi non ci fidiamo. Siamo convinti che si tratti di una farsa e che lui sia all'origine del colpo di Stato».

Secondo l’Agenzia Fides, che ha raccolto le testimonianze di fonti locali, “ieri, c’è stato un incontro tra la giunta militare e i partiti. I golpisti hanno riaffermato le motivazioni del colpo di Stato ma le parti non hanno raggiunto un accordo per uscire dalla crisi”. All’origine del golpe ci sarebbe anche la questione dell’Angola. Ieri, infatti, la giunta militare insediatasi al potere ha annunciato di avere dato il suo assenso per un accordo sulla partenza dal Paese della forza militare dell'Angola, la cui presenza a Bissau è stata una delle cause - secondo i golpisti - che ha motivato il colpo di Stato. Il comandante militare che ha preso il potere giovedì scorso esprime in una nota la «sua volontà e la sua disponibilità totale per facilitare il ritiro della missione dal territorio nazionale».

Piero De Angelis, volontario dell’Associazione l’Isola che c’è, che ha un importante progetto proprio in Guinea Bissau, ha contattato i volontari presenti nel paese africano e ci ha confermato che “questa volta il colpo di stato si è fatto sentire un po’ di più delle altre volte, pare che i militari si siano accordati per boicottare il ballottaggio in corso”. Sulla vita quotidiana le ripercussioni sono, ovviamente pesanti: le banche sono chiuse, l'aereoporto è ancora bloccato, il mercato è aperto ma le persone tendono a non uscire di casa per paura dei militari che sono ovunque nelle strade di Bissau. La radio nazionale non trasmette notizie poichè è stata occupata dai militari. “Anche nelle isole – spiega Piero – la situazione è difficile, il perdurare di questa situazione potrebbe creare problemi per il rifornimento di carburante a Kerè”.

15-4-12

A. V.
DirittiDistorti

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