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(18 Aprile 2012)
Il 17 aprile, il Senato ha votato in quarta deliberazione il disegno di legge di controriforma dell’art. 81 della Costituzione per introdurre il pareggio di bilancio seguendo le imposizioni dell’UE, che ossessivamente ha chiesto di varare leggi, preferibilmente di rango costituzionale, per rendere permanenti le politiche di austerità. Il Patto Fiscale, firmato il 2 marzo a Bruxelles, dunque un trattato internazionale, prescrive di modificare la Costituzione e il Parlamento italiano ha obbedito e cambiato l’art. 81 in modo che le istituzioni pubbliche non possano più intervenire con politiche di correzione del ciclo economico per sostenere l’occupazione o per attuare politiche di redistribuzione del reddito o fornire i servizi pubblici a garanzia dei diritti sociali. Così si manomette anche l’art. 3 della Costituzione che prescrive l’obbligo di rimuovere gli ostacoli sociali allo sviluppo della persona.
Questa grave modifica della Costituzione non potrà essere sottoposta a referendum perché PD, PdL e Terzo Polo hanno insieme votato questa controriforma con una maggioranza dei due terzi impedendo così la possibilità di attivare il referendum secondo quanto prescrive l’art. 138.
Chi decide sulla Costituzione? L’UE e i parlamentari nominati dalle segreterie dei partiti. Si impedisce ai/alle cittadini/e di pronunciarsi su questa modifica di una articolo fondamentale per la vita sociale di tutti/e.
Come è possibile che centrodestra e centrosinistra votino insieme per cambiare la Costituzione? È un fatto gravissimo e allarmante: viene stravolta la costituzione fiscale, che si regge su un patto tra istituzioni e cittadini, e questi non sono chiamati a pronunciarsi.
Il Senato ha votato in un vuoto pneumatico, infatti è stata vietata qualsiasi manifestazione, e perfino un sit in organizzato dal Comitato NO Debito è stato tenuto lontano da Palazzo Madama perché i senatori non ascoltassero al voce della cittadinanza attiva. Per protestare contro questo divieto i manifestanti hanno bloccato il traffico a Piazza Argentina.
La mobilitazione di queste settimane contro la controriforma dell’art. 81 ha comunque avuto degli effetti perché in Senato questa volta la maggioranza ha ottenuto 235 sì e ci sono stati 11 voti contrari dell’IdV e 34 astensioni – mentre il 15 dicembre la maggioranza ottenne 255 voti e 14 astensioni. Si è impedito così il ricorso al referendum popolare, ma la mobilitazione continuerà contro il Patto Fiscale che impone i sacrifici sociali a lavoratori e a lavoratrici, ai giovani, ai precari, alle donne.
La mobilitazione continuerà contro la controriforma del mercato del lavoro e la cancellazione dell’art. 18.
Comitato No Debito
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