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L'operazione diversiva sta crollando

Ancora sulla «liberazione» dei tre ostaggi italiani

(17 Giugno 2004)

Poveretti! I pezzi della costruzione elevata in tutta fretta sugli ostaggi e la loro sempre più presunta "liberazione" (da sbandierare a fini elettorali sulle teste degl'italiani) stanno crollando, uno dietro l'altro, nella più grande confusione. Smentiti da Peace Reporter - che ha fornito una versione assai documentata, verificabile - i membri del governo, che hanno raccontato fandonie sui tempi, le modalità, gli autori dell'operazione Abu Ghraib, continuano a mentire disperatamente rifiutandosi di contestare le accuse di falso.
Molti giornali hanno addirittura ignorato la versione di Peace Reporter, relegandola ai fondi pagine interne, senza neppure tentare di confutarla, inspiegabilmente cancellandola. In tal modo confermando la regola che vede ormai i grandi organi d'informazione al servizio della menzogna ufficiale.
Inutile parlare delle tv che all'unisono hanno fatto finta di non vedere le seguenti due cose:
a) non c'è stato nessun blitz per liberare gli ostaggi. Essi erano già liberi prima che arrivassero gli americani a prelevarli e senza sparare un colpo di pistola.
b) Un riscatto è stato pagato, la cui entità dev'essere accertata.
A chi non si sa e molte altre cose non si sanno. Le versioni degli ex ostaggi sono contraddittorie, reticenti, in alcuni punti evidentemente mentitrici. Il resto è tutto da accertare. A cominciare dalla tempistica del "salvataggio" e delle "trattative". Inutile qui addentrarsi nei particolari, che collidono tra loro così platealmente da rendere impossibile al governo tenere a lungo una linea di difesa su quelle basi. Sarebbe già crollato tutto ove i giornali non si fossero piegati a fingere di non avere notizie. Ma la prova del malaffare - che si è cercato di costruire per ridurre la sconfitta elettorale che si annuncia - è nel comunicato, palesemente fasullo, che i servizi segreti italiani hanno messo in circolazione nella giornata del 9 giugno, nel quale sarebbe contenuta la sentenza di imminente condanna a morte dei tre ostaggi.
Quel comunicato è falso ed è la prova di un intenzionale, ulteriore depistaggio dell'opinione pubblica, per farle credere che i tre giovanotti italiani sarebbero stati salvati dal paterno intervento del governo. Il quale "sapeva". Si tratta di un "uno-due" preparato in anticipo da qualcuno che sapeva di poter contare sulla connivenza dei media e che non prevedeva lo scoop di Peace Reporter. Chi l'ha compilato (evidentemente un occidentale e membro dei servizi di qualche paese, non escluso il nostro) non aveva calcolato che il comunicato della fittizia, inventata sigla terroristica che afferma (a ostaggi rilasciati) di volerli uccidere, sarebbe uscito pubblicamente in simultanea con le rivelazioni di Gino Strada.
La tempistica della "condanna a morte" non coincide con le circostanze accertate, anzi collide con esse. Il governo non si limiti dunque a smentire ma si presenti alle Camere per illustrare, con prove alla mano (se ci riesce), la successione degli atti cui ha preso parte.

Giulietto Chiesa

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