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19 giugno 1986 – 19 giugno 2004

A fianco della resistenza dei prigionieri rivoluzionari

(17 Giugno 2004)

Il 19 giugno 1986, per mano del governo “socialista” di Alan Garcia, venne perpetrato l’orrendo massacro di 300 prigionieri politici del Partito Comunista del Perù, più conosciuto come Sendero Luminoso, in lotta nelle carceri peruviane. L’eroica resistenza da essi sostenuta è diventata un esempio, indelebile nel tempo, per tutti i proletari coscienti e i comunisti del mondo i quali ,in questa data, si stringono solidali attorno ai prigionieri rivoluzionari che resistono nelle galere imperialiste.

Torture, sevizie, omicidi e sparizione di prigionieri. Questo è ciò che succede oggi nelle “moderne” carceri dell’imperialismo. La ricorrenza del 19 giugno si svolge in un momento in cui il ruolo di annientamento perpetrato con il carcere ha fatto “avanzamenti di qualità”, nella sua struttura e nei suoi metodi barbari e fascisti.

E’ la conseguenza del salto autoritario dell’imperialismo nella fase di guerra preventiva al “terrorismo” diretta dagli Usa. Ideologia questa atta a giustificare le guerre di aggressione e di rapina imposte dalla crisi generale e irreversibile in cui oggi esso versa.

Il salto imposto dagli Usa ha portato alla modifica in senso fascista di tutte le legislazioni negli stessi paesi occidentali restringendo gli spazi di agibilità politica cosiddetti democratici. Gli stati imperialisti hanno ristrutturato il sistema di controrivoluzione preventiva a livello globale e nel carcere sono avvenuti cambiamenti che hanno legalizzato e peggiorato metodi di annientamento dei prigionieri. Di che tipo modifiche si tratti è ben evidenziato da Guantanamo, prigione mondializzata ed extraterritoriale, dove non vale nessuna legge. Un luogo dove tutto, a partire dalla tortura, è legittimo. Reparti speciali e clandestini di questo “galera internazionale” sono stati aperti all’interno di prigioni di altri paesi. Veri e propri braccetti della morte tenuti segreti, in gergo sbirresco chiamati “Hotel California”. In Giordania, in Qatar, in Marocco, Egitto, Arabia Saudita (e in chissà quante altre parti) i prigionieri vengono messi nelle mani della polizia segreta che usa “tecniche persuasive” cioè la tortura. La Cia, in combutta con i sevizi segreti di altri paesi, sequestra elementi che definisce “terroristi” e invece di arrestarli e processarli, li rapisce e li trasferisce in questi luoghi.

E’ stato così apprestato un sistema che ora viene usato contro quello che la borghesia imperialista definisce nemico principale: il “radicalismo islamico”.

Ma essa già utilizza e sempre più utilizzerà questo sistema contro il movimento di classe, suo nemico irriducibile. Tutti i paesi occidentali si stanno adeguando ai nuovi dettami controrivoluzionari, compresa l’Europa e l’Italia anche se, in realtà, non hanno molto da imparare dagli Usa.
Lo dimostra la loro storia passata e recente di torture nelle carceri e caserme ai danni sia di rivoluzionari che di avanguardie di lotta. Non si possono dimenticare i compagni della Raf assassinati nella prigione di Stammhein in Germania, le torture in Italia contro i militanti delle Brigate Rosse, la barbarie dell’isolamento in tutta Europa, il recente 41bis del codice penitenziario, esteso e reso definitivo dal governo italiano, fino alle torture di Bolzaneto durante i giorni di Genova.

La guerra imperialista eleva la brutalità della repressione e dei metodi della controrivoluzione contro il nemico storico della borghesia, il proletariato internazionale e le sue organizzazioni d’avanguardia. Ma al tempo stesso la guerra imperialista alimenta le guerre popolari di resistenza e liberazione, i movimenti antimperialisti, la rinascita del movimento comunista e la coscienza della necessità della ricostruzione dei partiti comunisti.

Lo scontro tra rivoluzione e controrivoluzione, oggi come ieri, fa parte del divenire della storia ed oggi è più acuto. Questo è palese. Lo negano solo revisionisti e opportunisti che diffondendo l’ideologia della non violenza aiutano la borghesia nelle sue manovre di sfruttamento, guerra e dominio.
In questo scontro riveste una grande importanza il sostegno ai prigionieri rivoluzionari, alla loro resistenza e alla loro identità. Esprimere questo contenuto oggi diventa necessario per trasformare il movimento per la pace in movimento antimperialista, di appoggio alle guerre di resistenza. E perché non sia un antimperialismo di facciata, mirante a sostenere quello “più buono”, della Ue, è importante mobilitarsi anche al fianco dei prigionieri rivoluzionari italiani ed europei.

Per questo in occasione del 19 giugno va sostenuto il lavoro dei comitati e dei collettivi che, nonostante la forte repressione che li ha colpiti, continuano a lavorare per la costruzione di un Soccorso Rosso Internazionale.


W la resistenza dei prigionieri rivoluzionari!
Dare forza al Soccorso Rosso Internazionale!
Difendere ed estendere la solidarietà di classe e gli spazi di agibilità politica!
Morte all’imperialismo, alla sua guerra, alle sue carceri!


Giugno 2004

“Rivoluzione” foglio comunista per la ricostruzione del partito

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