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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Pordenone: ne’ con la vostra guerra, ne’ con la vostra pace

Il 19 giugno smilitiarizziamo P.zza XX settembre

(17 Giugno 2004)

Perché festeggiare l’Ariete?
Perché rendere gli onori ai soldati che stanno occupando l’Iraq proprio quando la stragrande maggioranza delle persone ne chiedono il ritiro immediato e si dichiarano contro tutte le guerre?

Semplice: perché molti cominciano a chiedersi chi ci guadagna, chi sta davvero facendo profitti sulle missioni di guerra spacciate come missioni di pace. Qualcuno, in malafede, potrebbe addirittura chiedersi quanto ci costa mantenere delle truppe di occupazione, mentre ogni tipo di “spesa sociale” viene drasticamente tagliata ed il numero dei nuovi poveri è in continua espansione.
E così il governo che risponde al carovita dicendo “lavorate di più” e “fate la spesa dove costa meno”, il governo dei condoni edilizi e fiscali, il governo della diminuzione delle tasse a favore dei ricchi vorrebbe anche farci credere che è un’ottima cosa spendere milioni di euro per mantenere un migliaio di militari in Iraq.

Il governo italiano vorrebbe farci credere che la presenza dei soldati italiani è ancor più giustificata dalla nuova risoluzione dell’ONU, descritta anche a sinistra come l’inizio di un inarrestabile “processo di pace”. In realtà è uno squallido gioco delle tre carte e serve solamente al Re Nudo George Bush per fingere di avere addosso un vestito nuovo, che copra le vergogne di anni di embargo e bombardamenti.

Al governo italiano, invece, la cortina fumogena delle bandiere, degli inni, dei “nostri ragazzi”, dei collegamenti televisivi non bastava più: c’è voluta la storia dei tre mercenari, rapiti e liberati giusto in tempo per guadagnare voti alle elezioni; c’è voluta la sceneggiata del ritorno eroico di tre persone che lavoravano per un’agenzia di sicurezza americana per far suonare ancora una volta le fanfare del militarismo.

Il governo italiano vorrebbe farci credere che questa è la pace: molte divise e moltissima propaganda. Ma nessuno sembra dargli più ascolto. Tranne un piccolo sindaco di una piccola città nel profondo nord-est: un sindaco che conferma come la trasversalità ed il trasformismo siano la vera essenza della democrazia rappresentativa. Un sindaco che prende i voti a sinistra, ma guarda a destra; un sindaco che rifiuta le onorificenze americane ad Aviano, ma non trova la forza di appendere una bandiera della pace al municipio; un sindaco “pacifista” che dipinge la cerimonia militare da lui ideata come una semplice formalità amministrativa.

Ma noi, che siamo i soliti antimilitaristi rompiscatole, non ci vogliamo credere ed il fatto che Pordenone possa balzare agli onori delle cronache come la prima città che omaggia le truppe di occupazione ci fa abbastanza schifo. Come ci fa schifo che i veri problemi sociali (dal precariato ai costi dei servizi, dall’istruzione alla sanità, dai diritti dei migranti alla progressiva riduzione delle libertà individuali) siano beatamente ignorati e sacrificati, come sempre, sull’altare della Patria in guerra.

QUANDO LO STATO SI PREPARA AD ASSASSINARE SI FA CHIAMARE PATRIA
FUORI LE TRUPPE D’OCCUPAZIONE DALL’IRAQ
FURI LA GUERRA DALLA STORIA

R.AF. PN – Resistenza AntiFascista

Fonte

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