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Ricordando Stefano Chiarini

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(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
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Lo stato borghese è un carcere per i proletari

(29 Aprile 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Lo stato borghese è un carcere per i lavoratori e un paradiso per i milionari. Ma noi siamo liberi - è l’obiezione comune - possiamo viaggiare, andare all’estero, esprimere le nostre opinioni, votare. Abbiamo le libertà democratiche.

Essere liberi, però, non consiste nella possibilità astratta di fare qualcosa. Non c’è nessuna legge che impedisca a un cittadino di comprare una Ferrari (o addirittura la fabbrica) ma la condizione è che abbia un portafogli a fisarmonica. Il venditore, illustrati i pregi della macchina e fissato il prezzo, dirà, come San Pietro a Dante: “Assai bene è trascorsa / d’esta moneta già la lega e ‘l peso / ma dimmi se tu l’hai nelle tua borsa.” (Paradiso, XXIV 83-85)

Qual è la libertà di un operaio sottoposto ai turni massacranti imposti da Marchionne? Consumarsi sul lavoro in pochi anni, per essere poi rottamato anzitempo, oppure fare la fame già adesso. “Se questo è un uomo…” Totalitarismo o democrazia, il capitale è sempre quello. C’è sempre la soluzione del suicidio, e purtroppo questa è la scelta di molti lavoratori.(1) O c’è la libertà del sindacalista di fabbrica, che accetta tutte le imposizioni e non viene licenziato, almeno per ora.(2) E la libertà del pensionato al minimo? Entrare in un bar una volta alla settimana e leggere i giornali del locale con occhiali consunti mentre beve un caffè, scegliere su quale panchina riposarsi – e neppure questo nei comuni dove i sindaci xenofobi le fanno togliere.

Monti è libero di tassarci fino all’inverosimile, di sproloquiare sulla sobrietà e sul rigore, di spendere dieci milioni dei nostri soldi per comprare altre 400 auto blu, da aggiungere alle altre 65.000 già in circolazione. Il ministro della difesa Di Paola è libero di gettare nel pozzo senza fondo degli F 35 miliardi che sarebbero indispensabili per i sussidi ai disoccupati, il welfare, la scuola, la sanità, l’ambiente…

Un comune è libero di far chiudere per mesi una strada per facilitare la costruzione di un supermercato o di una residenza signorile, ma, se operai che protestano contro i licenziamenti bloccano una via per pochi minuti, scatta la denuncia. Quante proteste di piazza finiscono col lancio di lacrimogeni e manganellate, quando non ci scappa il morto!

La pena di morte non esiste sulla carta, ma le varie mafie eseguono le loro sentenze, gli omicidi bianchi sono sempre all’ordine del giorno, nelle carcere si moltiplicano i casi di suicidi e di morti sospette.

Se lo stato borghese è un carcere per i lavoratori, la sua costituzione è un regolamento carcerario, i massimi rappresentanti delle istituzioni i direttori di carceri. Certamente, si può portare a propria difesa questo regolamento, sostenere che una certa legge troppo oppressiva è anticostituzionale, ma nel migliore dei casi si otterrà la “libertà vigilata” di chi passa la giornata sul posto di lavoro, con l’aggiunta di due o più ore sui mezzi pubblici o in auto. O di continuare a vivere in una topaia. E dire che c’è chi sostiene che la nostra costituzione potrebbe essere la base del socialismo!

C’è anche il divertimento, come in ogni prigione che si rispetti, o come nel dopolavoro di fantozziana memoria, ma non danno la “Corazzata Potëmkin”. Certi spettacoli televisivi sono armi di rincitrullimento di massa.

C’è la libertà di stampa, ma, per gestire un quotidiano, quasi sempre in perdita, ci vogliono molti milioni. Un gruppo di lavoratori potrà al massimo distribuire un volantino, se la polizia non lo sequestra. Qualche gruppo di fabbrica sarà invitato alla televisione, a volte di questioni operaie si parla persino al festival di Sanremo, ma tutto ciò viene trasformato in uno spettacolo. I drammi dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati sono tramutati in scoop.

E i sindacati? Quasi sempre sono diretti da burocrati, e non ha importanza se sono di estrazione operaia. La loro estrazione sociale riguarda il passato, non influisce sul presente. I boia della rivoluzione tedesca, Noske, Scheidemann, Ebert erano di origini umili, ma difendevano l’ordine borghese, mentre l’indomabile avversario della guerra e della borghesia, Karl Liebknecht, era avvocato, ma aveva scelto di stare dalla parte dei lavoratori.

La borghesia, quindi, ha il suo stato, denaro in quantità, leggi e armi, forze armate, mercenari di ogni tipo, esperti in sociologia, scienziati, ideologi, politicanti e giornalisti. Il proletariato ha il numero, in quanto costituisce gran parte della società, ma la borghesia lo mantiene diviso con mille trucchi.

E’ necessaria l’indipendenza politica dei lavoratori

Perché, dunque, tante sconfitte per i lavoratori? Perché la maggior parte di loro ritiene di difendere i propri interessi affidandosi a partiti sostenuti da altre classi sociali, borghesi o piccolo borghesi. E come se in un processo si scegliesse un avvocato che è nella cerchia, se non addirittura al soldo, dell’avversario.

La propaganda borghese e gli scandali ripetuti hanno creato un atteggiamento negativo nei confronti della forma partito, con una completa confusione tra partiti borghesi e partito della classe operaia.

Perciò poniamoci queste domande: occorre un organismo che colleghi i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e tutti coloro che sposano la causa dei lavoratori, aldilà dei limiti di categoria, e ritenga essenziali i rapporti con i proletari di altri Paesi? Il numero è una grande forza, ma diventa irrilevante se si permette alla borghesia di mettere gli uni contro gli altri, italiani contro immigrati, se, confondendo l’imperialismo americano o tedesco con i lavoratori di quei paesi, si ricade nel più becero nazionalismo.

Occorre, poi, che questo organismo abbia una coscienza storica, in modo da evitare gli errori del passato, e sviluppare le tattiche che risultano vincenti.

E’ necessario un certo grado di centralizzazione, per coordinare le azioni delle diverse località, evitando ogni forma inutile e dannosa di burocratismo.

Se non si vuole usare il nome partito, si può usare quello di Associazione internazionalista dei lavoratori.

Occorre un programma coerente con la consapevolezza che lo stato borghese va bene solo per la borghesia, e che occorre costituire uno stato proletario, una Comune, in altre parole un organismo che sia in grado di espropriare le borghesia, rintuzzare i suoi tentativi controrivoluzionari e preparare le condizione per la società futura, libera dallo sfruttamento del capitale.

Tutto questo non lo possono fare piccoli gruppi di operai, di studenti, di intellettuali. Solo un’organizzazione vasta e potente può guidare la lotta a livello nazionale e poi internazionale.

Le grandi manifestazioni dei lavoratori, come quella del 1° maggio, gli scioperi, le occupazioni di fabbriche o piazze, possono essere occasioni per propagandare la necessità di una simile organizzazione politica, e stabilire forme di contatto e solidarietà.


26 aprile 2012

Note

1) Un esempio di libertà astratta possiamo trovare in Sartre: “...non vi sono accidenti in una vita; un evento sociale che scoppia improvvisamente e mi coinvolge non viene dal di fuori; se io vengo richiamato in una guerra, questa guerra è la mia guerra, essa è a mia immagine e io la merito. La merito innanzitutto perché potevo sempre sottrarmi ad essa, con il suicidio o la diserzione; queste possibilità estreme sono quelle che debbono sempre essere presenti, quando si tratta d'immaginare una situazione. Se ho mancato di sottrarmi ad essa, io l'ho scelta; e questo forse per ignavia, per vigliaccheria di fronte all'opinione pubblica, perché preferisco certi valori a quello del rifiuto stesso di fare la guerra (la stima dei mici vicini, l'onore della mia famiglia, ecc.). In ogni caso, si tratta di una scelta. Questa scelta sarà reiterata in seguito in maniera continua sino alla fine della guerra: è necessario, quindi, sottoscrivere le parole di J. Romains: "In guerra non vi sono vittime innocenti"....” Jean - Paul Sartre, L'essere e il nulla, 1943, IV parte, cap. I.

2) Comunicato stampa Fiat Alfa Romeo Pomigliano: Sindacalisti in salvo –lavoratori fuori.
Altri 4 sindacalisti assunti in Newco mentre la Fiat mette alla porta 3000 lavoratori.

Michele Basso

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