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Sciopero

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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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    (Lotte operaie nella crisi)

    PRIMO MAGGIO DI LOTTA INTERNAZIONALISTA!

    (1 Maggio 2012)

    In una data che ricorda la storica lotta per la riduzione della giornata lavorativa in tutto il mondo, non si può fare a meno di riflettere sul fatto che oggi, che sono passati più di cent’anni da quando si lottava per raggiungere “le otto ore” per tutti i lavoratori, il capitale in crisi punta ad ottenere mano libera sugli orari di lavoro, senza porsi limiti massimi né per la giornata, né per la settimana lavorativa! La “nostra”, “civilissima”, Europa, ad esempio, stabilisce un limite massimo di ben 48 ore settimanali, ma le richieste di “derogare” a 60 o 65 si sprecano ancora oggi!
    Nello stesso tempo, anche l’età pensionabile è in corso di innalzamento, e la stessa Europa lo sta a dimostrare. In pratica, questo sistema sociale, che, con la crisi, produce troppe merci rispetto alle richieste, nega a chi lavora perfino di migliorare le proprie condizioni, facendolo lavorare sempre di più…
    E’ così che, qui in Italia, dopo le mazzate su pensioni e mercato del lavoro, Monti si sta ponendo l’obiettivo della “crescita”, che, come va dicendo, consisterebbe proprio nell’aumentare la competitività all’estero delle nostre merci; …allora, produrre di più, diminuendo il costo del lavoro! Oggi in Italia costa, in media, 26,8 €/h, a fronte di una media UE di 23,1 €/h, mentre l’Eurozona è a 27,6 €/h… E’ di pochi giorni fa la notizia che le economie europee che “tirano” di più sono, invece, proprio quelle con il costo del lavoro più alto (ed il welfare migliore): Francia è a 34,2 €/h, Germania a 30,1 €/h, Svezia a 39,1 €/h e Norvegia (dove la disoccupazione è al 3,3%) a 44,2 €/h… Come si spiega questo arcano? In realtà questi Paesi hanno una dimensione industriale maggiore di quella italiana, fatta, tradizionalmente, di piccole aziende, e sostengono la ricerca, peraltro a servizio di alti livelli tecnologici, sui quali la concorrenza internazionale risulta minore.
    Ma si insiste nel colpevolizzare lavoratori e ceti deboli, utilizzando il “debito sovrano”, contratto da questo Stato, che, invece, ha sempre fatto gli interessi di lorsignori, in base ai rapporti di forze fra le classi!
    Il capitale sta cercando di superare anche questa crisi, scaricandone ovunque i costi su lavoratori e ceti deboli, per perpetuare i ruoli sociali di questo sistema, riuscendo a togliere a chi ha già poco! La concorrenza fra le diverse borghesie nazionali si esprime oggi in nuove competizioni e nuove alleanze sul “pacifico” piano commerciale, ma domani, verso il formarsi di nuovi e diversi equilibri internazionali, l’aperto scontro bellico interimperialista è da mettere in conto...
    Vanno apprezzati, da subito, tutti i segnali di ripresa dell’internazionalismo nel mondo, a partire dal movimento “Occupy…”, nato proprio in USA, in opposizione a quell’1% di popolazione che detiene il potere là ed in tutto il mondo. A differenza di qua, dove il Primo Maggio è ormai uno stanco rituale festivo, in USA (come in altri Paesi) è un normale giorno feriale e ci sentiamo perciò partecipi dello sciopero generale là indetto dal basso proprio per questa giornata, perché essa recuperi con i fatti il suo significato di unità internazionale dei lavoratori e delle loro lotte!
    In questo senso, oltre a proseguire a livello nazionale contro l’attacco all’art.18 dello Statuto dei Lavoratori e la riduzione di copertura degli ammortizzatori sociali, i lavoratori moltiplichino le iniziative spontanee di lotta (vedi FIAT), individuando le coordinate della propria politica di difesa atta ad unire attorno a loro tutto il proletariato, per allargarla anche a livello europeo ed oltre:

    • Se le banche e le aziende falliscono, rifiutiamo che ad esse vadano i finanziamenti statali, che vanno dirottati verso il lavoro dipendente!
    Se diminuisce il lavoro disponibile, riduciamo l’orario di lavoro e la giornata lavorativa, a parità di salario e di ritmo di lavoro! Lavoriamo tutti per lavorare meno !!
    Se non siamo messi in condizioni di lavorare, che ci venga pagato un salario minimo sociale per vivere decentemente finchè restiamo senza lavoro!

    Riprendiamo in mano i nostri interessi di classe e ricostruiamo su quella base la NOSTRA piattaforma di LOTTA!

    Alternativa di Classe

    Fonte

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