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(27 Ottobre 2011) Enzo Apicella
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    GIORGIO CREMASCHI – Monti-Napolitano sconfitti in tutta Europa, ora tocca all’Italia

    (7 Maggio 2012)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

    GIORGIO CREMASCHI – Monti-Napolitano sconfitti in tutta Europa, ora tocca all’Italia

    foto: www.comunistiuniti.it

    Monti-Napolitano sconfitti in tutta Europa, ora tocca all’Italia Come al solito il trasformismo politico italiano si scatena nell’appropriarsi del voto francese, persino di quello greco. Da Bersani a Ferrara, tutti a dire l’avevamo detto, in Europa bisogna cambiare, bene la Francia per non finire come la Grecia. Che ridicolo.

    Il tradizionale mondo politico italiano, che marcia verso la sua rovina, ha finora fondato le sue fortune sulla sostanziale indifferenza programmatica. Così si può dire viva Hollande, ignorando che il nuovo presidente francese ha nel programma la pensione a 60 anni e il ritiro immediato dall’Afghanistan, una tassazione del 75% per i redditi sopra il milione e, ultimo ma non da ultimo, la rinegoziazione dell’accordo europeo sulla stabilità, cioè sui tagli distruttivi, chiamato fiscal compact.

    In che cosa Bersani attuerebbe il programma di Hollande, continuando a sostenere Monti? A domanda specifica del Corriere della Sera il segretario del Partito democratico si lancia in una delle sue supercazzole e passa ad altro.

    Ma se guardiamo il voto greco il segnale è ancora più brutale. I partiti che sostengono l’austerità, esaltata dal Presidente della Repubblica italiana e fatta programma di governo da Monti e dalla sua maggioranza, assieme hanno ottenuto meno del 35%. Prima delle elezioni avevano il 78%, considerando le astensioni, meno di un terzo della Grecia è d’accordo con la politica di austerità che ha travolto il governo Papademos, governo speculare a quello italiano.

    Persino nel piccolo e impronunciabile Schleswig Holstein, l’elettorato tedesco ha detto no alla politica economica dell’austerità e del rigore, mandando all’opposizione il partito del capo di governo che incarna e detiene la guida suprema di questa politica, la signora Angela Merkel.

    Insomma, tutta l’Europa si sta ribellando alle politiche di austerità di bilancio, rigore, competitività estrema e privatizzazioni, distruzione dei diritti sociali e contrattuali, che sono alla base del programma economico della Banca centrale europea e dei patti di stabilità imposti a tutti i principali governi. Già due governi, quello francese e quello greco, sono saltati. Tocca ora all’Italia. Ma non sarà semplice se questa volta non ci liberiamo del trasformismo e della capacità di fingere della nostra casta politica.

    Mentre in tutta Europa si discute di fiscal compact, il parlamento italiano con una grandissima maggioranza, comprendente anche la Lega Nord, ha approvato quella mostruosità che è il pareggio di bilancio in Costituzione. Mostruosità richiesta espressamente dal protocollo europeo e dal governo tedesco. Non c’è stata alcuna discussione al riguardo, nessun confronto politico, nessun talk show televisivo. In pochi abbiamo manifestato e sollevato questa questione, conquistando il consenso alla fine di poche decine di parlamentari. Il 31 maggio invece in Irlanda saranno addirittura i cittadini, con un referendum, a decidere se accettare o no le clausole capestro che l’Europa delle banche e della finanza impone ai popoli.

    Insomma, in tutta Europa si discute dell’Europa e la si mette in discussione nelle sue forme attuali. Solo in Italia il confronto politico avviene sul niente, anche per colpa di un sistema informativo che vive anch’esso, come i principali partiti, con la faccia rivolta al passato. Centrosinistra contro Berlusconi: ma che finzione è? Tutta l’Europa sta discutendo d’altro e su questo altro si costruiscono voti e schieramenti politici. Perché l’Italia rientri davvero in Europa è dunque necessario che il nostro paese si liberi di una casta politica con gli orologi fermi. Bisogna capire che il governo Monti-Napolitano è il passato e il disastro, e agire di conseguenza.

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    Comunisti Uniti

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