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10/05 - farc confermano la detenzione del giornalista francese romeo langlois, e chiedono un ampio dibattito sulla liberta' d’informazione

(11 Maggio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net

10/05 - farc confermano la detenzione del giornalista francese romeo langlois, e chiedono un ampio dibattito sulla liberta' d’informazione

foto: www.nuovacolombia.net

In un comunicato del 30 aprile, un comandante di squadra del Fronte 15 delle FARC ha confermato che il giornalista francese Romeo Langlois è nelle mani dell'insorgenza, "catturato nel pieno dei combattimenti, vestito con abiti militari".
Nel video pubblicato su youtube, il comandante "Monazo" descrive i fatti accaduti lo scorso 28 aprile, quando unità del Blocco Sud della più poderosa guerriglia latinoamericana hanno

attaccato Esercito e Polizia nel comune di La Libertad, dipartimento del Caquetá. Langlois viene qualificato come prigioniero di guerra; ferito ad un braccio, è stato sottoposto a cure mediche ed ora è fuori pericolo. In una dichiarazione pubblica diffusa il 9 maggio scorso, il Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC pone al centro del dibattito alcuni punti, che considera indispensabili ai fini del chiarimento dei fatti.
Innanzitutto, la direzione fariana ribadisce che i giornalisti che le Forze Armate colombiane portano con sé non hanno come obiettivo l'informazione imparziale, ma la manipolazione al servizio della guerra contro il popolo, e si chiede quale sarebbe la sorte di un giornalista che accompagnasse unità guerrigliere nel caso in cui fosse catturato in seguito ad uno scontro con l'Esercito.

Nel comunicato si legge inoltre che “la libertà di pensiero, di espressione e d'informazione non può funzionare a esclusivo beneficio dei proprietari del capitale e della terra”; d'altro canto, la guerriglia ricorda come vengano permanentemente bloccati i propri siti web, e bombardate le proprie emittenti radio.

A proposito della libertà d'informazione, si ribadisce un dato di fatto, e cioè che “il regime colombiano assassina, minaccia, incarcera o esilia i giornalisti nazionali o stranieri che provano ad indagare o informare sulla versione non ufficiale del conflitto”.
Sempre in riferimento al giornalista francese al soldo dei media borghesi Le Figaro e Canal 24, l'insorgenza ritiene che “il minimo che ci si può aspettare per il recupero della sua piena libertà è l'apertura di un ampio dibattito nazionale ed internazionale sulla libertà d'informazione”, e si augura che l'Esercito non si avventuri in irresponsabili e rischiose operazioni di riscatto manu militari, col deliberato proposito di causare la morte del prigioniero per poi addossarne la colpa alla guerriglia.

L'Esercito ha commesso l'ennesima grave violazione del diritto internazionale, portando in un'azione militare un civile, peraltro con abiti militari.

Quanti, anche in Europa, lamentano la cattura di un giornalista -omettendo di ricordare che è avvenuta durante un’azione militare dell'Esercito- farebbero bene a preoccuparsi anche della sorte di tutti i giornalisti non allineati alle politiche del governo, che subiscono quotidianamente gli attacchi del regime, le inchieste della magistratura, le minacce e le violenze dei paramilitari di Stato; e che, come il direttore di ANNCOL Joaquín Pérez Becerra, marciscono in una cella colombiana vedendo calpestati tutti i loro diritti, in virtù di assurde montature giudiziarie.

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