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Se non le donne, chi?

Se non le donne, chi?

(11 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Lavoratori in piazza contro l'accordo siglato da Cgil, Cisl e Uil

Cooperative sociali, è rivolta (da Liberazione di Martedì 22 Giugno)

(22 Giugno 2004)

Svolgono una funzione sociale importantissima, assistendo le fasce più deboli della popolazione (anziani, disabili, persone con problemi psichici) per conto delle strutture pubbliche. In cambio, ricevono uno stipendio che solo per i più fortunati, quelli che hanno un orario pieno, raggiunge gli 800 euro al mese. Ma i lavoratori delle cooperative sociali ormai sono stufi di assistere al peggioramento delle proprie condizioni di lavoro. E così ieri sono scesi in piazza a Roma, Firenze, Brescia, Torino, Bologna, Trento, Napoli, incrociando le braccia nel resto d'Italia per respingere l'intesa sul rinnovo del contratto nazionale siglata il 26 maggio scorso da Cgil, Cisl e Uil. Accordo che non solo non prevede il recupero degli arretrati (meno di 400 euro invece dei 2500 euro di vacanza contrattuale maturati a partire dal primo gennaio 2002) ma introduce ulteriore precarietà in un settore dove già ce n'è fin troppa. La protesta promossa dal coordinamento nazionale di lotta è sostenuta dai sindacati di base Cobas, Usi e Rdb Cub: «Richiediamo che l'ipotesi di contratto - insiste Luigi Marinelli della Rdb Cub Servizi - sia sottoposta a un vero e proprio referendum a cui possano realmente partecipare i 170mila lavoratori del settore e non solo i pochi iscritti a Cgil, Cisl e Uil, come vorrebbero fare i confederali».

La Rdb parla di sciopero riuscito, con la chiusura di molti servizi, nonostante molte cooperative abbiano cercato di forzare la mano ai prefetti «non rispettando l'obbligo di avviso all'utenza dei possibili disagi». A questo proposito il sindacato annuncia di avere presentato denuncia alla commissione di garanzia sugli scioperi. Ciò non ha comunque impedito a migliaia di lavoratori di partecipare ai presidi e cortei organizzati presso le amministrazioni regionali e comunali e sotto le sedi di Legacoop e Confcoperative. Sugli striscioni, uno slogan ricorrente: "Sfruttati cooperative sociali, no grazie".

Le ragioni del malcontento le spiega Luciano, del coordinamento degli operatori sociali di Roma: «Centoventi euro di aumento rispetto a salari fermi da 29 mesi - afferma - sono pochi, soprattutto se scaglionati in tre tranche. Inoltre nel contratto è prevista una clausola di gradualità che dà facoltà a tutte le cooperative di rinviare l'adeguamento retributivo al 2006».

Le cooperative sostengono che l'immediato adeguamento delle buste paga dei loro operatori le porterebbe a chiudere i battenti. «Noi - dice Luciano - rispondiamo che questo dimostra la necessità di riportare le gestione di questo servizio all'interno delle amministrazioni pubbliche. Anche perché - sottolinea - i presunti vantaggi dell'affidamento ai privati non si sono visti, né dal punto di vista dell'economicità né della qualità del servizio erogato». Per un'ora di assistenza domiciliare il comune spende in media dai 18 ai 20 euro, «di cui solo un terzo - fa notare Luciano - viene utilizzato per pagare gli stipendi, mentre il resto di fatto finisce nelle tasche dei consiglieri di amministrazione delle cooperative».

Altrettanto insoddisfacente la parte normativa dell'ipotesi di contratto, in particolare quella che recepisce parte delle nuove norme previste dalla legge Biagi, tra cui spicca il contratto di inserimento, tramite il quale diventa possibile assumere alcune tipologie di lavoratori con inquadramenti inferiori di due livelli.

Roberto Farneti
(Liberazione di Martedì 22 Giugno)

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